Antologia della Divina Commedia

CANTO XIX Purgatorio 108 La mia convers one, omè!, fu tarda; ma, come fatto fui roman pastore, così scopersi la vita bugiarda. [106-108] La mia conversione, ahimè, fu tardiva (tarda); ma, non appena (come) fui eletto (fatto) pastore romano [papa], così scoprii la falsità della vita terrena (la vita bugiarda). 111 Vidi che lì non s acquetava il core, né più salir potiesi in quella vita; per che di questa in me s accese amore. [109-111] Mi resi conto (Vidi) che lì il cuore (core) non trovava pace (acquetava), né si poteva (potiesi) salire più in alto (più) in quella vita; perciò (per che) si accese in me l amore di questa [vita]. 114 Fino a quel punto misera e partita da Dio anima fui, del tutto avara; or, come vedi, qui ne son punita. [112-114] Fino a quel momento (punto) ero stato (fui) un anima miserabile (misera) e divisa (partita) da Dio, avida di tutto (del tutto avara); ora, come vedi, qui vengo punita per questo (ne). 117 Quel ch avarizia fa, qui si dichiara in purgazion de l anime converse; e nulla pena il monte ha più amara. [115-117] Quello che l avarizia ha causato (fa) in questo luogo (qui) si manifesta (si dichiara) nella penitenza (in purgazion) delle anime rivolte a terra (converse); e la montagna [il Purgatorio] non ha nessuna penitenza più umiliante (amara). 120 Sì come l occhio nostro non s aderse in alto, fisso a le cose terrene, così giustizia qui a terra il merse. [118-120] Così come il nostro occhio non si innalzò (s aderse in alto), fisso ai beni (cose) terreni, così la giustizia [divina] qui lo abbassa (merse) a terra. 123 Come avarizia spense a ciascun bene lo nostro amore, onde operar perdési, così giustizia qui stretti ne tene, [121-123] Come l avidità cancellò (spense) il nostro amore per ogni [vero] bene, per cui (onde) si perdettero (perdési) [andarono sprecate] le nostre azioni (operar), così la giustizia ci tiene (tene) qui costretti (stretti), PERSONAGGI PAPA ADRIANO V Ottobono Fieschi della famiglia dei Conti di Lavagna nacque tra il 1210 e il 1215. Nipote di papa Innocenzo IV, intraprese la carriera ecclesiastica ricoprendo ruoli di sempre maggior rilievo in Italia, in Francia e in Inghilterra, rivelandosi un accorto e raf nato diplomatico, capace di gestire delicate trattative di pace (come quella che pose ne alla guerra tra i baroni inglesi). Nel 1276 fu eletto papa, ma morì dopo soli 38 giorni di ponti cato. In verità non si hanno documenti che lo descrivano come un uomo particolarmente avaro (da intendere, se- 106-108. La mia convers one la vita bugiarda: il percorso di conversione di Adriano V ricorda la visione di Dante in apertura del canto. Allettato dalla dolce serena dei beni materiali e, più in generale, dalla brama di potere, solo una volta indossato il gran manto pontificio Ottobono si era accorto del puzzo e della falsità che provenivano dal potere temporale (come rappresentato dalla femmina balba). condo l etimologia latina, come desideroso di onori, potere, denaro). Tuttavia nel suo Polycraticus, Giovanni di Salisbury (1120-1180) riferisce che Adriano IV (papa dal 1154 al 1159) avrebbe più volte affermato che essere ponte ce era estremamente faticoso, che la curia romana era luogo di amarezze, che nella sua carriera no alla massima carica ecclesiastica non aveva mai guadagnato in felicità. possibile dunque che Dante, o qualche altro autore da cui attinge come fonte, abbia erroneamente attribuito queste affermazioni a papa Adriano V. 110. né più salir potiesi in quela vita: non si poteva sperare di ottenere un grado più alto nella carriera ecclesiastica perché il papato è la massima autorità. 113. avara: l aggettivo è usato in senso etimologico con il significato di avida ; probabilmente Dante riprende la definizione di avaritia che dà san Tommaso d Aquino, a sua volta debitore di Gregorio Magno: «L avarizia non è solo avidità di denaro, ma anche avidità di sapere e di eccellere, qualora il primato sia perseguito smodatamente . 115-120. Quel ch avarizia merse: è un esempio di contrappasso per analogia, che mima la colpa punita. Non è un caso che i due predicati in rima s aderse e merse indichino le condizioni contrapposte del peccato e del castigo. 211

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