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CANTO III Purgatorio Dentro il testo I CONTENUTI TEMATICI Le gran braccia della misericordia di Dio Il tema centrale del canto III del Purgatorio è quello della misericordia di Dio. Il protagonista del canto è infatti Manfredi di Hohenstaufen, il perfetto cavaliere bello, ricco, nobile, coraggioso. Un uomo del tutto immerso nella vita e nelle sue passioni, bramoso di potere; un uomo che aveva compiuto delitti orribili e aveva vissuto nel totale disinteresse della morale e della religione. Egli però, negli ultimi istanti della sua vita, ferito a morte sul campo di battaglia, si pente dei suoi peccati e invoca il perdono di Dio, si affida al grande abbraccio della bontà divina e per questo è salvato. L imperscrutabilità della giustizia divina A questo tema centrale se ne legano altri collaterali. Il primo è quello del mistero dell amore divino per gli uomini e dell imperscrutabilità della sua giustizia. Il bilancio tra la vita di peccati vissuta da Manfredi e il suo solo, ultimo istante di pentimento potrebbe lasciare sgomenti: com è possibile che Dio possa perdonare un peccatore per il solo momento in cui si è reso conto del male che ha compiuto, quando ormai, prossimo alla morte, non ha nessun altra possibilità che pentirsi? Dante risponde in anticipo a questa domanda avvertendo gli uomini che le verità ultime dell universo sono al di là della ragione umana. Ecco perché all inizio del canto Virgilio che ha difficoltà a perdonarsi l innocente momento di distrazione rimproveratogli da Catone avverte che le umane genti devono accontentarsi di sapere che esistono certe verità di fronte alle quali è necessario rinunciare alla possibilità di comprendere. In questo modo sottolinea anche l insufficienza della ragione: come gli altri filosofi dell antichità, egli è costretto eternamente nel Limbo perché, nonostante la sua scienza, non ha conosciuto la rivelazione di Cristo: i misteri della fede non si spiegano con l intelletto. Anche la Chiesa, che ha scomunicato Manfredi ed è convinta che sarà per questo dannato, deve essere prudente nei giudizi perché appunto l anima di costui è invece salva: nemmeno la logica delle leggi ecclesiastiche può arrivare a prevedere quanto sia generosa la bontà di Dio. Questo non significa che Dante non riconosca pienamente l autorità dell istituzione ecclesiastica: Manfredi, infatti, pur salvo, dovrà aspettare trenta volte il tempo che ha vissuto nella scomunica prima di cominciare il suo percorso di purificazione. Come sempre Dante distingue tra la Chiesa, voluta da Dio, affidata a san Pietro, e le persone che la incarnano (papi, vescovi, sacerdoti), che possono essere santi o peccatori, senza che questo faccia perdere all istituzione la sua rispettabilità e la sua missione. L inutilità dell odio La carità divina ha come contraltare la meschinità e l inutilità dell odio tra gli esseri umani. Dopo aver raccontato della morte sul campo di battaglia, Manfredi narra della ferocia con la quale il vescovo di Cosenza, su ordine del papa, fece disseppellire il suo corpo e comandò che fosse gettato in un fiume, perché si trattava del cadavere di uno scomunicato. Un oltraggio senza senso, che non tocca in alcuna parte l anima di Manfredi ormai al sicuro sull isola del Purgatorio, grazie a quell amore di Dio che si dimostra ancora più grande a fronte della stupida e rabbiosa violenza degli uomini. Ma il poeta ha già appreso la lezione. Manfredi infatti era stato il capo dei ghibellini italiani, i nemici dei guelfi, tra i quali c erano gli antenati di Dante: comprendendo l inutilità degli odi terreni, egli perdona il suo nemico narrando di come la sua anima si sia salvata. LE SCELTE STILISTICHE Un duplice registro Dante gioca su un doppio registro linguistico e stilistico per contrapporre l altezza divina alla semplicità umana. Al lessico che descrive la serenità del paesaggio (campagna, monte, vv. 2-3), l alba e la luce (sol, fiammeggiava, roggio, v. 16; raggi, v. 18; luce, v. 89; lume del sole, v. 96) e che trasmette un senso di serenità e rinascita, se ne contrappone uno ricco di termini rari e filosofici (Virtù, v. 32; ragione, v. 34; infinita, v. 35; sustanza, persone nel Duello tra un cavaliere francese e Manfredi, affresco, XIII secolo. 149

Antologia della Divina Commedia
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