Leggi l'opera: Marilyn Monroe (Twenty times)

LEGGI L'OPERA: Marilyn Monroe (Twenty times)
Andy Warhol

UN PO' DI STORIA

Il dipinto è realizzato nell’anno della morte della famosa attrice, protagonista di numerosi film di successo. Nella sua breve vita Marilyn Monroe ha suscitato grande ammirazione ed è stata celebrata in decine e decine di servizi fotografici per il suo fascino. La sua fama si accresce dopo la morte e la sua bellezza diviene un mito. Nell’immaginario collettivo l’attrice non può più invecchiare: le foto, i film e le pubblicità che ha realizzato tramandano la sua giovinezza senza tempo. Warhol intuisce questi aspetti dell’immagine di Marilyn trasmessa dai media e realizza una serie di opere che contribuiscono a costruire la leggenda che ancora oggi circonda questa star di Hollywood.

1962, tecnica mista su tavola, 190x110 cm. Collezione privata.

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Warhol afferma che la serie dei ritratti di Marilyn è solo un omaggio alla sua bellezza, e che i colori che inserisce servono a far risaltare alcuni aspetti del suo volto: “La Monroe è bella. Per un bel soggetto ci vogliono bei colori”, scrive. L’artista apparentemente non pone l’accento su un elemento che, invece, appare molto chiaro: nel mondo del cinema, della televisione e della pubblicità non è possibile distinguere l’originale dalla copia, e spesso lo spettatore non acclama altro che immagini costruite e convenzionali, che continuano a vivere anche dopo la morte dell’“ originale”.
Per questo Warhol interviene a modificare una delle più note fotografie dell’attrice con colori accesi e vivaci, cercando di rendere viva un’immagine di Marilyn altrimenti “muta”, fredda e convenzionale.

Confronta

Parmigianino, Autoritratto allo specchio convesso (1524), olio su tavola, diametro 24,4 cm. Vienna, Kunsthistorisches Museum.

Rielaborando la fotografia di Marilyn, Warhol opera una selezione molto personale, che modifica l’immagine stereotipata (cioè convenzionale) dell’attrice dando risalto ad alcuni aspetti rispetto ad altri. La stessa opera di “selezione” è stata compiuta, qualche secolo prima, da Parmigianino, nel suo celebre autoritratto. Sfruttando uno specchio convesso, l’artista ha potuto adoperare alcuni accorgimenti prospettici che gli hanno permesso di valorizzare determinati elementi rispetto ad altri: la mano sinistra, ai bordi del tondo, è raffigurata molto affusolata; lo spazio dello studio, ai margini, appare deformato, mentre il volto, al centro, è perfettamente proporzionato.

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