Tintoretto

TINTORETTO
JACOPO ROBUSTI,
VENEZIA 1518-1594

L’USO DRAMMATICO DELLA LUCE

Eterno rivale di Tiziano, Tintoretto studia a Venezia l’arte toscana e romana, riprodotta e diffusa attraverso le incisioni. In particolare, l’artista si ispira alla monumentalità dei corpi di Michelangelo e dipinge grandi scene affollate e dinamiche, dove i personaggi assumono pose teatrali e la luce gioca con l’ombra in maniera forte e decisa; tutto ciò con l’obiettivo di rendere la profondità dello spazio e il movimento della scena. I soggetti dei dipinti sono storie sacre o mitologiche, narrate in modo chiaro e coinvolgente.

UNA SCENA CONCITATA

San Marco salva un servo a lui devoto da una terribile punizione, irrompendo dal cielo in una luce abbagliante in mezzo a un gruppo di figure vestite all’orientale: identificando i carnefici come Turchi, l’artista vuole simboleggiare l’inciviltà dei nemici di Venezia. Per rendere al meglio la drammaticità dell’avvenimento, Tintoretto usa pennellate rapide, energiche, che creano effetti di forte contrasto di colori e di luce.



Occhio al dettaglio

Una grande concitazione caratterizza la scena, affollata di personaggi. Al centro, invece, il pittore lascia ampio spazio alla figura dello schiavo che giace a terra. Nel vuoto creato dall’artista intorno al protagonista, spiccano con estremo realismo i pezzi di corda, il martello e altri oggetti legati alla punizione che l’uomo avrebbe dovuto subire.

Art Gallery
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Storia dell'Arte - Comunicazione visiva