Leggi l'opera: L'altare di Vuolvinio

LEGGI L'OPERA: L’altare di Vuolvinio

UN PO' DI STORIA

L’altare, realizzato tra l’824 e l’859, ha la caratteristica – eccezionale per l’epoca – di riportare la firma del maestro che lo realizzò: Vuolvinio. Era destinato a contenere le reliquie dei santi Gervasio e Protasio e soprattutto quelle di sant’Ambrogio, visibili tuttora da una finestrella sul lato posteriore. Ambrogio fu vescovo di Milano dal 374 fino alla morte, nel 397.


824-859, oro, argento, pietre preziose, perle e smalti, 85x220x125 cm. Milano, Basilica di Sant’Ambrogio.
Fronte.

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L’altare è un vero e proprio capolavoro di oreficeria carolingia: è composto da una cassa di legno su cui sono state applicate lastre d’oro e d’argento dorato con scene narrative, divise da una decorazione d’oro, pietre preziose e smalti.
La faccia rivolta verso i fedeli (vedi immagine in alto) è divisa in tre pannelli: al centro c’è una croce, con Cristo in trono e gli animali simbolo dei quattro evangelisti nei bracci. Negli angoli stanno, a gruppi di tre, gli apostoli. In ognuno dei due riquadri laterali, divisi in sei scene ciascuno, sono raffigurate le Storie di Cristo.
Il lato posteriore, in argento, presenta la stessa tripartizione. Al centro, due sportelli chiudono la finestrella da cui si possono osservare le reliquie. Su ognuno di essi c’è un tondo con una scena legata al momento in cui l’altare fu edificato (vedi immagine al centro): in quello di sinistra Ambrogio incorona l’arcivescovo di allora, Angilberto, che gli presenta l’altare; in quello di destra, lo stesso Ambrogio pone una corona sul capo del “maestro fabbro” Vuolvinio. Intorno, in dodici scene, è rappresentata la vita di sant’Ambrogio.

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