Leggi l'opera: La Grotta di Lascaux

LEGGI L'OPERA: La Grotta di Lascaux

UN PO' DI STORIA

Il complesso di pitture parietali di Lascaux è considerato il più importante della Preistoria per estensione, varietà e bellezza: alcuni hanno definito la grotta “la Cappella Sistina del Paleolitico”, in riferimento al celebre capolavoro di Michelangelo.
La scoperta avvenne nel 1940, quasi per caso, da parte di un gruppo di ragazzi. Il primo studioso a occuparsene, in quello stesso anno, fu l’abate Henri Breuil, specialista di studi preistorici, soprannominato l’Indiana Jones della Preistoria.
Il sito di Lascaux divenne ben presto meta di visite turistiche in massa (fino a 1000 persone al giorno) e in breve tempo le alterazioni di umidità e temperatura provocarono danni alle pitture; per questo la grotta è stata chiusa al pubblico e ne è stata costruita una versione in “facsimile” poco distante. Il tentativo di recupero e salvaguardia dei dipinti è tuttora in corso e appare molto difficoltoso.


18.000-16.000 anni fa, pitture rupestri Montignac, Dordogna (Francia).

Sopra: una pittura rupestre della Sala dei Tori.

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La grotta è costituita da circa 250 metri di gallerie divise in sale, corridoi, pozzi. La Sala dei Tori, per esempio (vedi l'immagine sopra), prende il nome dalle figure di animali che vi sono dipinte: buoi, soprattutto, ma anche cavalli, cervi e un orso; nei vari ambienti della grotta si trovano inoltre capre, vacche, felini, bisonti, una renna, e anche il disegno di una figura umana, forse abbattuta da un bisonte ferito (vedi immagine piccola a lato). In tutto, sono state contate circa 1900 figure!
La scarsità di ossa animali e di utensili ritrovati nella grotta fa pensare che non fosse usata come rifugio, ma che venisse frequentata solo per le sue pitture.
Alcune delle figure di Lascaux sono tra le più realistiche e accuratamente eseguite tra tutte quelle che si trovano nelle grotte paleolitiche, con un’attenzione speciale per le colorazioni dei manti degli animali e la resa del movimento.


Cavallo colpito dalle frecce.

Occhio al dettaglio

Guardando il cavallo bersagliato dalle frecce si può comprendere la maniera di dipingere del nostro ignoto antenato. Il contorno nero dell’animale e la criniera sono tracciati con il carbone, mentre all’interno il colore è steso con una specie di pennello o con le dita. La groppa e la parte superiore del corpo sono colorati con ocra, mentre il ventre rimane di colore più chiaro. Le zampe divaricate comunicano perfettamente il tentativo del cavallo di porsi in salvo correndo.

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