Gli ordini architettonici

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Gli ordini architettonici

Nel tempio greco le forme, le dimensioni e le relazioni dei diversi elementi architettonici sono regolate da precisi rapporti matematici. L’architetto romano Vitruvio (I secolo a.C.) ha riassunto e tramandato queste regole nel trattato De architectura (► pp. 252-253). Egli prescrive infatti di assumere un’unità di misura, il “modulo” (in latino modulus), che deve ricorrere in tutto l’edificio attraverso i suoi multipli e sottomultipli: «Come nel corpo umano la caratteristica euritmica [cioè derivante da un aspetto bello e armonico] sta nel rapporto simmetrico dato dalla mano, dal piede, da un dito e dalle altre membra, così dev’essere nella realizzazione di un’opera architettonica. E specialmente negli edifici sacri il calcolo delle proporzioni è dato dal diametro delle colonne o dal triglifo».
In altre parti del trattato, Vitruvio evidenzia, distingue e descrive i criteri stilistici e proporzionali con cui sono realizzati i vari elementi architettonici e decorativi. Questo insieme di norme si definisce ordine architettonico. L’ordine architettonico non può essere chiamato stile, perché questo termine si applica a caratteri tipici di una certa epoca o di un determinato luogo, mentre gli ordini architettonici antichi hanno costituito il vocabolario di base dell’architettura occidentale per molti secoli.
Nell’architettura greca si distinguono tre ordini architettonici, ai quali Vitruvio ha dato i nomi di dorico, ionico e corinzio.

L'ordine dorico

L’ordine dorico trae il nome dalla stirpe dei Dori, insediatasi nel Peloponneso, dove nel corso del VII secolo a.C. nasce questo stile architettonico. Grazie alla seconda colonizzazione esso si diffonde poi nel Mediterraneo occidentale, in particolare in Magna Grecia (18)  e in Sicilia.
I templi dorici (20-21) sorgono su una crepidine a tre scalini. Le colonne sono prive di base. I fusti sono raramente monolitici (formati di un solo blocco di pietra) e quasi sempre composti da rocchi, cioè blocchi cilindrici di pietra. La superficie del fusto presenta solitamente dei solchi verticali, detti scanalature, a spigolo vivo, che dissimulano le connessioni tra i rocchi; il loro numero, inizialmente variabile, si stabilizza a venti. Il fusto è rastremato verso l’alto, cioè il suo diametro si riduce progressivamente a partire dalla base. A circa un terzo dell’altezza i fusti presentano un leggero rigonfiamento, chiamato èntasi, che conferisce un effetto ottico di maggiore stabilità alla colonna stessa (► p. 89). Il capitello (19) è costituito da un echino dalla superficie curva, sormontato da un abaco a forma di parallelepipedo; entrambi sono lisci e privi di decorazioni.
Le parti principali della trabeazione sono architrave, fregio e cornice, separati tra loro da elementi decorativi di minor importanza, come mùtuli e gutte. L’architrave è composto da una grande lastra rettangolare liscia, che poggia sui capitelli scaricando sulle colonne il peso degli elementi superiori. Il fregio si sviluppa lungo i quattro lati del colonnato ed è costituito dall’alternanza di mètope, lastre di forma quadrata o rettangolare originariamente dipinte e poi scolpite con figure, e trìglifi, lastre rettangolari scanalate.
Secondo le ipotesi più accreditate, gli elementi della trabeazione dorica traducono in pietra la struttura originariamente lignea della copertura del tempio: la forma dei triglifi deriva dalla terminazione di travi orizzontali, mentre quella delle metope richiama le tavolette che chiudevano gli spazi vuoti tra una trave e l’altra; allo stesso modo, mutuli e gutte, rispettivamente al di sopra e al di sotto del fregio, ricordano precedenti listelli lignei. La cornice si sviluppa sui tre lati del frontone, racchiude il timpano e ha la funzione di proteggere le facciate del tempio dall’acqua piovana.

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L'ordine ionico

L’ordine ionico (22-23) è così definito perché compare – verso la metà del VI secolo a.C. – nella fascia costiera dell’Asia Minore, colonizzata dalla stirpe degli Ioni.
Vitruvio paragona il tempio dorico al corpo di un uomo e quello ionico, più raffinato e decorativo, al corpo di una donna. Rispetto al dorico, l’ordine ionico è slanciato e arioso; inoltre è meno rigidamente definito: per esempio, la forma del capitello presenta numerose varianti in Età arcaica prima di arrivare alla sua forma più tipica.
Il fusto della colonna poggia su una base di forma e dimensioni variabili, ma sempre caratterizzata da modanature (sagomature decorative) ed è più alto che nel dorico, oltre che privo di entasi . Le scanalature che percorrono la superficie sono fitte e generalmente a spigolo arrotondato; il loro numero, inizialmente variabile da 16 a 44, si stabilizza a 24.
Nel capitello (24), elemento che più di ogni altro distingue quest’ordine, l’abaco si riduce a un sottile nastro decorato a ovoli, mentre l’echino disegna due grosse volute (riccioli) laterali, fra le quali vi è una fascia decorata anch’essa a ovoli. La visione frontale con le due volute si differenzia da quella laterale, che appare come una superficie cilindrica: questo crea delle difficoltà nella collocazione del capitello agli angoli della peristasi. L’architrave è tripartito, cioè scandito da tre fasce progressivamente aggettanti (sporgenti). Il fregio corre sui quattro lati del colonnato ed è continuo, cioè non presenta l’alternanza di triglifi e metope tipica del dorico, ma è decorato a rilievo in ogni sua parte. Una fascia dentellata separa il fregio dalla cornice del frontone, che non è decorato.
Anche se sono stati trovati resti di edifici ionici anche in Grecia e nelle colonie occidentali, l’ordine ionico è tipico soprattutto delle isole dell’Egeo e delle coste dell’Asia Minore. Nell’Età arcaica si applica soprattutto a costruzioni monumentali di grandi dimensioni, mentre l’Età classica ne valorizza gli aspetti più aggraziati in edifici più piccoli.

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L'ordine corinzio

L’ordine corinzio (25-26) nasce alla fine del V secolo a.C. come variante di quello ionico, raggiungendo la sua massima diffusione in Età ellenistica (323-31 a.C.).
Se dorico e ionico possono essere considerati coevi per sviluppo e diffusione, il corinzio si trova almeno un secolo dopo. È opportuno però che i tre ordini siano trattati insieme per avere una panoramica completa delle caratteristiche formali fondamentali delle architetture greche che, come vedremo, saranno riprese nella produzione architettonica della civiltà occidentale attraverso i secoli. Il nome corinzio deriva, secondo Vitruvio, dal suo inventore, l’architetto Callimaco di Corinto. Proprio in questa potente città del Peloponneso l’ordine fa la sua comparsa.
Le colonne hanno il fusto scanalato (percorso verticalmente da 24 scanalature uguali a quelle delle colonne doriche) e sono poggiate su una base modanata . Il capitello è estremamente ornato (27), con l’echino avvolto da una doppia fila di foglie d’acànto (pianta cespugliosa spontanea tipica delle regioni mediterranee) stilizzate. Tra le foglie delle due file (dette corone) vi sono degli steli che terminano in volute. L’abaco è liscio, con i lati svasati verso l’alto. Come nell’ordine ionico, il fregio è continuo e il frontone non è decorato.

Dossier Arte plus - volume 1
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Dalla Preistoria all'arte romana