L'ordine dorico
L’ordine dorico trae il nome dalla stirpe dei Dori, insediatasi nel Peloponneso, dove nel corso del VII secolo a.C. nasce questo stile architettonico. Grazie alla seconda colonizzazione esso si diffonde poi nel Mediterraneo occidentale, in particolare in Magna Grecia (18) e in Sicilia.
I templi dorici (20-21) sorgono su una crepidine a tre scalini. Le colonne sono prive di base. I fusti sono raramente monolitici (formati di un solo blocco di pietra) e quasi sempre composti da rocchi, cioè blocchi cilindrici di pietra. La superficie del fusto presenta solitamente dei solchi verticali, detti scanalature, a spigolo vivo, che dissimulano le connessioni tra i rocchi; il loro numero, inizialmente variabile, si stabilizza a venti. Il fusto è rastremato verso l’alto, cioè il suo diametro si riduce progressivamente a partire dalla base. A circa un terzo dell’altezza i fusti presentano un leggero rigonfiamento, chiamato èntasi, che conferisce un effetto ottico di maggiore stabilità alla colonna stessa (► p. 89). Il capitello (19) è costituito da un echino dalla superficie curva, sormontato da un abaco a forma di parallelepipedo; entrambi sono lisci e privi di decorazioni.
Le parti principali della trabeazione sono architrave, fregio e cornice, separati tra loro da elementi decorativi di minor importanza, come mùtuli e gutte. L’architrave è composto da una grande lastra rettangolare liscia, che poggia sui capitelli scaricando sulle colonne il peso degli elementi superiori. Il fregio si sviluppa lungo i quattro lati del colonnato ed è costituito dall’alternanza di mètope, lastre di forma quadrata o rettangolare originariamente dipinte e poi scolpite con figure, e trìglifi, lastre rettangolari scanalate.
Secondo le ipotesi più accreditate, gli elementi della trabeazione dorica traducono in pietra la struttura originariamente lignea della copertura del tempio: la forma dei triglifi deriva dalla terminazione di travi orizzontali, mentre quella delle metope richiama le tavolette che chiudevano gli spazi vuoti tra una trave e l’altra; allo stesso modo, mutuli e gutte, rispettivamente al di sopra e al di sotto del fregio, ricordano precedenti listelli lignei. La cornice si sviluppa sui tre lati del frontone, racchiude il timpano e ha la funzione di proteggere le facciate del tempio dall’acqua piovana.