DOSSIER: Palazzo di Cnosso

   dossier l'opera 

PALAZZO DI CNOSSO

  • XVII-XV secolo a.C.
  • Creta

    Palazzo di Cnosso, XVII-XV secolo a.C., accesso nord.


    II tempo e il luogo

    I primi resti del Palazzo di Cnosso furono riportati alla luce a partire dal 1900 dall’archeologo inglese Sir Arthur Evans; quel che si vede oggi è invece frutto di un lungo restauro, iniziato dallo stesso Evans e concluso nel 1931. Gli edifici sono stati restaurati con tecniche oggi discutibili, ricorrendo in alcuni casi all’uso del cemento armato; le parti in legno sono state ricostruite e gli affreschi – staccati e musealizzati – sono stati riprodotti sulle pareti originali con integrazioni talora non pertinenti. Oggi solo le piante degli edifici sono originali, mentre gli alzati sono quasi tutti di restauro moderno. Nonostante ciò, Cnosso costituisce un sito fondamentale per la conoscenza della cultura minoica. Gli scavi, sia nel Palazzo sia nella città bassa, sono ancora in corso e offrono costantemente nuove informazioni sulla struttura del sito e sulla vita che vi si svolgeva. L’area coperta dal palazzo raggiungeva i 20 000 metri quadrati circa, per un totale di 1300 ambienti: proprio la complessità della struttura fu ritenuta da Evans all’origine della leggenda sul celebre labirinto. Dal culto cretese del toro sarebbe invece nata la leggenda di Pasifae, moglie di Minosse, e del suo mostruoso figlio, il Minotauro, concepito con un toro bianco. 

    La descrizione e lo stile

    Un primo palazzo fu costruito intorno al 2000 a.C. sfruttando, con un sistema a terrazze, le pendici di una bassa collina che si trova oggi a 4 chilometri dal mare. Esso fu forse distrutto da un terremoto intorno al 1700 a.C. e subito sostituito da un palazzo più grande, anch’esso edificato su terrazze, che raggiungeva in alcuni punti i quattro piani di altezza.
    Il nucleo centrale del complesso era il grande cortile rettangolare (60x29 metri), orientato da nord a sud e posto sul punto più alto del colle. Intorno erano disposte, senza alcuna simmetria, le quattro ali, che comprendevano numerosissimi ambienti, ciascuno con una propria funzione.
    Si giungeva al palazzo da nord-est, lungo una via sacra che dal mare conduceva a un grande piazzale dominato da un’ampia gradinata; da qui si accedeva al cortile centrale passando accanto a un bacino usato per riti purificatori, attraversando una sala a pilastri (che Evans chiamò Dogana) e proseguendo lungo un porticato decorato da rilievi di animali. Era questo l’accesso per le grandi cerimonie rituali. Dal piazzale della scalinata si poteva però anche costeggiare il lato ovest del palazzo ed entrare, per una porta monumentale, nel Corridoio delle Processioni, ad angolo retto, rivestito di affreschi; da qui si saliva al Portico dei Grandi Propilei (edifici che costituiscono un ingresso monumentale) e a una grande scalinata, da dove, sempre con un percorso tortuoso, si entrava finalmente nel cortile centrale; ma si poteva anche proseguire sino a raggiungere il lato sud del cortile attraverso un passaggio dominato dall’affresco detto del Principe dei Gigli.
    L’ala ovest del palazzo era occupata, nella fascia più esterna, e quindi più bassa, da una serie di ambienti stretti e allungati: i magazzini, in alcuni dei quali sono state rinvenute grandi giare (pithoi) che contenevano le derrate alimentari. Nei piani superiori si trovavano i locali dedicati al culto, la Sala del trono e, nei livelli più alti, i saloni per i banchetti. Alla Sala del trono si accedeva dal cortile, passando per un vestibolo; intorno al trono, destinato probabilmente al culto, pareti e affreschi sono stati ricostruiti. Attraverso un altro vestibolo si scendeva in ambienti interrati, dove sono state trovate le statuette delle dèe dei serpenti (► p. 55).
    L’ala est comprendeva gli appartamenti reali, distribuiti anch’essi su più piani. Due pozzi di luce illuminavano due ambienti: forse la Sala del Re, preceduta da un vestibolo con veranda interna, e la Sala della Regina, con annesso un piccolo bagno con vasca in terracotta. Laboratori e magazzini completavano anche quest’ala del palazzo.
    Quasi tutte le pareti dell’edificio erano decorate con splendidi affreschi, i cui resti mostrano un’eccezionale capacità di riprodurre la natura e i particolari della vita quotidiana; spesso fanno riferimento al culto o a episodi legati alla sfera religiosa. Tra gli affreschi più celebri vi è quello della taurokathápsia (gioco rituale che i ginnasti compiono volteggiando su un toro).

    Dossier Arte plus - volume 1
    Dossier Arte plus - volume 1
    Dalla Preistoria all'arte romana