La scultura

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La scultura

Le statue potevano far parte del corredo funerario (► p. 45) o essere usate per ornare cappelle e templi, assumendo così un valore votivo. Ouest’ultima destinazione riguardava esclusivamente le statue raffiguranti i faraoni o i dignitari di corte, che in genere erano di notevoli dimensioni.
Il materiale maggiormente utilizzato nella statuaria era la pietra. Si conoscono esemplari in pietra tenera come il calcare e in pietra dura come il granito. In Epoca Tarda vengono preferiti lo scisto e la grovacca, che conferiscono, nella resa delle forme, una particolare morbidezza. Sono rare le statue in metallo, mentre quelle in legno, meno costose, erano più diffuse tra i privati cittadini.

Naturalismo e idealizzazione

Secondo gli Egizi, le statue erano in qualche modo animate. Le sculture che raffiguravano le divinità, per esempio, erano quotidianamente lavate e vestite, e in questo modo, si credeva, portate in vita.
Qualcosa di analogo avveniva per le statue che rappresentavano gli esseri umani, purché fossero identificate da un nome. Era infatti l’iscrizione, piuttosto che la resa delle reali sembianze del soggetto, a garantire la corrispondenza della scultura con la persona raffigurata, tanto che sostituire il nome di una statua era sufficiente a darle una nuova identità. Era dunque raro che un artista egizio eseguisse fedelmente il ritratto di un individuo. Uno dei pochi esempi in questo senso è offerto da una statua in legno di sicomoro che si ritiene riproduca in modo fedele le sembianze del sacerdote Kaaper (23), il cui volto è reso in modo realistico anche grazie agli occhi intarsiati in cristallo, che conferiscono allo sguardo particolare vivacità.
Molto più frequente è la tendenza a idealizzare l’aspetto esteriore dell’individuo. La figura umana è resa in modo naturalistico (talvolta uno stesso personaggio è raffigurato con sembianze giovanili e in età più avanzata), ma è sempre presentata frontalmente e secondo un preciso canone delle proporzioni. Si tratta di rapporti matematici (adottati nell’Antico Regno e rimasti in uso fino all’Epoca Tarda) in base ai quali la figura umana rappresentata in piedi deve rientrare in un reticolo di 18 quadrati di altezza per 9 quadrati di larghezza (dove un quadrato corrisponde alla grandezza di un pugno chiuso), mentre nel caso di una figura seduta l’altezza è di 14 quadrati.

Sacerdoti, scribi e servitori

Nei corredi funerari dei privati sono state rinvenute numerose statue di materiali vari e dimensioni disparate. Raffigurando il defunto, avevano la funzione di permettere alla sua anima di incarnarsi in esse nel caso in cui la mummia si fosse deteriorata o fosse andata distrutta. Questa tipologia di statue private è molto varia: il defunto è raffigurato in piedi o seduto, spesso accompagnato dalla moglie e dai figli.
Caratteristiche dell’Antico Regno sono le immagini del defunto raffigurato come scriba (24), il primo gradino di ogni carriera religiosa e amministrativa. L’iconografia dello scriba è riprodotta anche in un celebre gruppo scultoreo che raffigura il nano Seneb insieme alla famiglia (25). Seneb era il capo di tutti i nani guardarobieri del Palazzo reale e sacerdote del culto funerario dei re Cheope e Djedefra (IV dinastia, 2579-2547 a.C.). La statua lo mostra seduto con le gambe incrociate e vestito di un corto gonnellino; la sua deformità fisica non è affatto celata. Accanto siede la moglie Senetites, che abbraccia teneramente Seneb; la donna indossa una parrucca nera corta, sotto la quale, sulla fronte, si intravedono i capelli naturali . Ai piedi di Seneb, i due figli nudi sono colti nel gesto infantile di succhiarsi il dito. Il maschio ha la treccia della fanciullezza, tipica dell’iconografia egizia dei bambini. Le statue sono collocate sotto le gambe di Seneb, contribuendo a conferire simmetria e unità al gruppo.
Molto frequenti nei corredi funerari erano anche le statuette di servitori, che avevano la funzione di continuare a servire il padrone nell’aldilà. Nell’Antico Regno sono tipiche le statuette di donne che macinano un cereale (26) o preparano la birra, di solito realizzate in calcare, mentre nel Medio Regno prevalgono le statuette in legno di portatori di offerte e veri e propri modellini che riproducono scene di vita quotidiana relative alla preparazione di cibi, mobili o tessuti.

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La rappresentazione dei sovrani

Le statue dei faraoni erano scolpite per commemorare eventi importanti o per celebrare il culto delle divinità insieme alle quali erano raffigurati.
La loro rappresentazione corrispondeva a canoni antichi, secondo i quali le pose più frequenti erano la figura seduta sul trono o in piedi, con in mano gli scettri che simboleggiano il potere, come si vede in una statua proveniente da Tebe che raffigura Ramesse II (27). Nel caso di statue votive si può trovare anche l’immagine del faraone inginocchiato nell’atteggiamento dell’offerente.
Aveva un carattere esclusivamente regale l’iconografia della sfinge, ossia l’immagine del faraone raffigurato con il corpo di leone e la testa umana. Oltre alla famosa Sfinge di Giza (28), che raffigura Chefren (Antico Regno, IV dinastia, 2547-2521 a.C.), numerose statue ritraggono i sovrani in questo modo, come nel caso della regina Hatshepsut (29): il leone era infatti uno dei simboli del potere regale.

Dossier Arte plus - volume 1
Dossier Arte plus - volume 1
Dalla Preistoria all'arte romana