Ai confini dell'Impero

   10.  ROMA IMPERIALE >> L’arte romana in età imperiale

Ai confini dell’Impero

A oriente l’Impero romano arrivò a comprendere i territori degli attuali Stati del Libano e della Siria, dove sovrappose la propria cultura a quelle più antiche, in particolare a quella ellenistica. La situazione odierna di quest’area, caratterizzata da guerre e terrorismo, mette in crisi la stessa sopravvivenza di molti importanti siti archeologici.

Heliopolis

La colonia Iulia Augusta Felix Heliopolitana, o semplicemente Heliopolis, è più conosciuta con il nome attuale di Baalbek (che forse era anche quello originario) e si trova oggi in Libano. La città viene conquistata dai Romani all’inizio dell’età imperiale. Posta al di fuori delle grandi vie di comunicazione, assume tuttavia una notevole importanza per il culto di Giove Eliopolitano, che si presentava come una forma di sincretismo (cioè di unione di caratteristiche provenienti da varie religioni): in epoca ellenistica, infatti, una divinità locale era stata prima identificata con il Sole e poi con Zeus. Lo stesso nome greco e romano della città deriva dal greco Hélios, che significa appunto “sole”, mentre quello di Baalbek può essere messo in relazione con la divinità fenicia Ba’al.

Santuario della Triade eliopolitana

Nella parte occidentale della città, in un’area pianeggiante, sorgeva questo grande santuario dove, oltre a Giove, erano venerati Venere e Mercurio (57). La costruzione del complesso si prolungò dall’inizio del I secolo a.C. fino alla metà del III secolo d.C. Il santuario si articolava in propileo, vestibolo esagonale, cortile quadrato (dove si trovava un altare) e tempio; le rovine, con la loro imponenza, documentano con chiarezza la simmetria e la complessità della struttura originaria.

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Tempio di Venere

Tra gli edifici di età romana, è degno di nota il tempio rotondo, detto di Venere ma forse dedicato alla dea Fortuna (Tyche nella tradizione ellenistica) (58). Posto in una zona centrale della città, fu costruito nel III secolo d.C., nell’età dei Severi o durante il regno dell’imperatore Filippo l’Arabo (244-249). La cella, sui cui muri esterni si aprono delle nicchie, non è perfettamente circolare, ma presenta un tratto rettilineo preceduto dal pronao tetrastilo, mentre sopra le colonne della peristasi corre una trabeazione i cui lati hanno un andamento concavo che si contrappone alla curvatura della cella e determina una pianta a stella. L’effetto complessivo è di grande dinamismo e contrasto chiaroscurale.

Palmira

La città di Palmira (nell’attuale Siria), sorta presso un’oasi che esisteva già all’inizio del secondo millennio a.C., si mantenne a lungo indipendente, come città libera all’interno dell’Impero. Dopo una fase di piena indipendenza culminata nel regno della celebre regina Zenobia, venne però soggiogata dall’imperatore Aureliano nel 272 d.C.

Il ricchissimo e suggestivo sito archeologico è stato gravemente danneggiato nel 2015 a seguito del dilaniante conflitto che si combatte in Siria dal 2011.

Grande colonnato

La struttura urbanistica si incentrava su un asse monumentale lungo più di un chilometro, il Grande colonnato, che si estendeva da nord-ovest a sud-est e che risale in gran parte al II secolo d.C. Si erano conservate molte delle colonne corinzie che lo componevano, ma non le statue di cittadini illustri originariamente poste su mensole a metà dell’altezza del fusto. Lungo il suo percorso, non perfettamente rettilineo, si trovava il grandioso arco monumentale (60), costruito sotto Settimio Severo (193-211 d.C.), con un passaggio principale al centro e due archi laterali di dimensioni minori. All’interno dei fornici si aprivano delle nicchie.

Il teatro (59), risalente alla prima metà del II secolo d.C., al 2015 comprendeva un edificio scenico ben conservato con esedre e colonne corinzie, un’orchestra pavimentata con lastre rettangolari; della cavea restavano nove gradini e parte del decimo.

Dossier Arte plus - volume 1
Dossier Arte plus - volume 1
Dalla Preistoria all'arte romana