DOSSIER: Colosseo

   dossier l'opera 

COLOSSEO

  • 72-90 d.C.
  • Roma

    II tempo e il luogo

    Nell’ambito del progetto di restituzione alla città dei terreni occupati da Nerone con la Domus Aurea, Vespasiano fa costruire un anfiteatro che dalla sua gens prende il nome: l’Anfiteatro Flavio. L’area per la sua edificazione viene individuata nel luogo in cui si trovava il lago artificiale fatto scavare da Nerone; per questa ragione la struttura necessita di solide fondamenta, costituite da una sorta di piattaforma realizzata interamente in opera cementizia. Iniziato nel 72 d.C., l’edificio è inaugurato da Tito nell’80 e completato da Domiziano nel 90 d.C. Nel Medioevo, per la vicinanza con il colosso del dio Sole in cui era stata trasformata la precedente statua di Nerone, l’anfiteatro comincia a essere chiamato semplicemente "Colosseo".
    L’arena ospitava i combattimenti tra gladiatori (i ludi gladiatori) e le simulazioni di caccia con l’impiego di belve esotiche e feroci (le venationes). L’accesso degli spettatori era gratuito, ma la loro disposizione sulle gradinate era basata su criteri di appartenenza sociale ed etnica.
    Nel corso dei secoli il Colosseo è stato più volte danneggiato da incendi (un importante restauro fu promosso intorno al 217 d.C. proprio dopo un incendio) e terremoti (nel 442, nel 508 e, il più grave, nell’anno 851 d.C.). Nel frattempo, la pratica dei ludi era caduta in disuso; anche per questo, nei secoli successivi – e fino al XVII secolo – il Colosseo divenne soprattutto una fonte di materiali edili per le nuove costruzioni romane.

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    La descrizione e lo stile

    Intorno all’arena centrale, di forma ellittica, corre la gigantesca gradinata, anch’essa ellittica; il suo asse maggiore misura 186 metri, l’asse minore 156, per una circonferenza totale di 527 metri. L’arena misura da sola 86 metri per 54: ricoperta di sabbia, ospitava i ludi gladiatori; riempita d’acqua, invece, veniva utilizzata per svolgimento delle naumachie, le simulazioni dei combattimenti navali.
    L’altezza attuale dell’edificio raggiunge i 48,5 metri, ma originariamente arrivava a 52 metri. La gradinata era divisa in tre settori orizzontali; al di sopra correva un corridoio aperto tra colonne. La capienza della struttura era di almeno 50 000 posti. Per riparare il pubblico dal sole e dalle intemperie, le gradinate erano coperte da un enorme telo (velarium) diviso in spicchi e fissato alla sommità tramite 250 pali (le antemnae), inseriti in altrettanti fori ricavati dalla cornice superiore dell’edificio; all’esterno, il grande telone era fissato a terra a cippi di travertino.
    Tutto l’edificio è stato costruito facendo largo uso di tufo, laterizi e calcestruzzo; il nucleo centrale era però completamente ricoperto di blocchi di travertino. All’interno delle gradinate erano ricavate le scale d’accesso e molti ambienti di servizio. Altri ambienti funzionali agli spettacoli si trovavano sotto l’arena, e comunicavano con essa tramite piani inclinati e montacarichi.
    L’esterno presenta una facciata curvilinea, scandita da una triplice serie di 80 arcate che erano inquadrate da pilastri con semicolonne addossate e nelle quali trovavano posto altrettante statue. Per alleggerire l’aspetto dell’insieme, furono usati, come già nel Teatro di Marcello, l’ordine tuscanico per le colonne del piano più basso, l’ordine ionico per quello mediano e il corinzio per quello più in alto. Al di sopra dei tre ordini corre un attico in muratura continua.

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       dossier i confronti 

    Nei territori dell’Impero sono stati individuati i resti di più di 200 anfiteatri romani, localizzati in 24 Paesi oltre l’Italia; in alcuni casi il tracciato curvilineo di strade e piazze moderne rispecchia l’ubicazione originaria dell’antica costruzione. Tutti presentano la caratteristica pianta ellittica o pseudo-ellittica, la disposizione delle gradinate attorno a un’arena centrale e l’esterno con arcate sovrapposte. Alcuni di questi edifici sono stati restaurati e sono tuttora utilizzati per lo svolgimento di spettacoli o concerti.

    Anfiteatro di Pola

    La città di Pola (in Croazia) apparteneva alla provincia romana della Dalmazia. L’anfiteatro fu edificato sotto Augusto (tra il 2 e il 14 d.C.) e ampliato alcuni decenni dopo da Vespasiano. Costruito in pietra calcarea locale, presenta all’esterno due ordini di arcate sorrette da robusti pilastri quadrati e un terzo ordine costituito da una parete con aperture quadrate in corrispondenza delle arcate sottostanti. Sorge su un terreno in pendenza: il lato occidentale, rivolto verso la costa, è più alto e poggia su un basamento, mentre in quello orientale le arcate si sviluppano su un solo ordine. Nel XVI secolo si propose di demolirlo per rimontarlo a Venezia, sotto il cui dominio si trovava la città, ma per fortuna la singolare proposta fu abbandonata e, anche grazie ai restauri effettuati in età napoleonica, questo resta uno degli anfiteatri meglio conservati.

    Anfiteatro di El Jem

    L’anfiteatro di Thysdrus, oggi El Jem, in Tunisia, fu costruito nella prima metà del III secolo d.C. ed è non solo il più grande del continente africano, ma anche il terzo in ordine di grandezza dopo il Colosseo e l’Anfiteatro di Capua. Anche qui si trovano all’esterno arcate disposte su tre livelli e affiancate da semicolonne con capitelli corinzi, cioè senza l’effetto di alleggerimento conferito al Colosseo dall’uso di ordini architettonici differenti. Le strutture interne e i passaggi sotterranei sono conservati particolarmente bene.

    Anfiteatro di Nîmes

    Nella città romana di Nemausus, oggi Nîmes (nella Francia meridionale), sorgono alcuni importanti monumenti romani, tra cui l’anfiteatro, conosciuto con la parola francese Arène. Risale al I secolo d.C. e presenta due ordini di arcate: in quello inferiore gli archi sono affiancati da semipilastri e in quello superiore da semicolonne, sempre con capitelli dorici.

    Dossier Arte plus - volume 1
    Dossier Arte plus - volume 1
    Dalla Preistoria all'arte romana