Da Nerone all'apogeo di Roma
La dinastia Giulio-Claudia termina con Nerone (54-68 d.C.), figura controversa, amata dal popolo ma invisa al Senato, che, ridimensionato nelle sue prerogative, continua comunque a esercitare un ruolo importante. Nerone accentua il carattere assolutistico del proprio potere, accostando la propria immagine a quella degli dèi, ma la sua esperienza termina in modo violento, con il suicidio, nel 68 d.C. Dopo un periodo di disordine, sale al trono Vespasiano (69-79), che dà inizio alla dinastia Flavia, durante la quale Roma diviene sempre più splendida e potente. A Vespasiano succedono i figli Tito (79-81) e Domiziano (81-96); quest’ultimo, come era avvenuto con Nerone, promuove il culto di se stesso come divinità, rimanendo però ucciso in una congiura del Senato.
Tra il 96 e il 180 d.C. si succedono al potere le grandi figure di Nerva (96-98),
Traiano (98-117), Adriano (117-138), Antonino Pio (138-161) e Marco Aurelio (161-180). È il periodo di maggiore splendore e potenza della storia di Roma. Sotto Traiano l’Impero raggiunge la massima estensione dei suoi confini, che il successore Adriano si dedica a consolidare.