Un esempio di questa produzione è un pettorale d’oro proveniente dalla Tomba Regolini-Galassi di Cerveteri (69). La lamina aurea è decorata da motivi stampigliati (cioè in rilievo, ottenuti con l’uso di punzoni) di carattere orientalizzante: palmette, leoni, pantere, sfingi e grifi. Dalla stessa tomba provengono una fibula (spilla a fibbia) e un bracciale in oro, lavorati a sbalzo e con la tecnica della granulazione.
Sul bracciale (70) si ripete, inserito in piccole metope, il motivo orientale della Signora degli Animali; la fibula (71), invece, è decorata da file di ochette a tutto tondo su un disco, e con leoni alati a rilievo sull’altro. Tali opere sono realizzate da artigiani in massima parte greci, che fin dall’VIII secolo a.C. si stabiliscono a Vulci e a Cerveteri. È soprattutto da quest’ultima che gli orafi esportano i loro manufatti, come testimoniano i rinvenimenti in altre città etrusche.
L’oreficeria etrusca continua anche nel periodo arcaico e fino all’Età ellenistica, producendo fibule, collane a pendenti, orecchini a disco e a bauletto, bracciali, armille, anelli con corniole e diademi foliati.