Un’arte di evasione
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Un’arte di evasione
Afrodite e il tema dell'amore
La fortuna di questi soggetti in età romana, molto richiesti soprattutto per l’abbellimento di ville e giardini, ha fatto sì che pervenissero a noi numerose copie, riconducibili essenzialmente al filone di Afrodite nuda e dei soggetti legati al tema dell’amore.Venere di Milo
Una delle varianti più celebri di Afrodite è quella oggi nota come
Venere di Milo
(17). Trovata nel 1820 a Milo, isola dell’Egeo, fu portata a Parigi ed esposta al Museo del Louvre, dove fece scalpore per la sua nudità. Si tratta di una copia di un’Afrodite che si specchia nello scudo di Achille, databile alla fine del II secolo a.C. La dea, dalla figura sinuosa e sensuale, è parzialmente coperta da un morbido panneggio che dai fianchi scende fino ai piedi, velando anche la gamba sinistra che, piegandosi leggermente in avanti, dà all’intera figura il senso di un movimento spontaneo.
Eros e Psiche
Il tema dell’amore e dell’erotismo è ben rappresentato dal gruppo di
Eros e Psiche
(18), copia di un originale databile al II secolo a.C. Le due figure, di tradizione classica, sono qui accostate e rese con un ritmo completamente nuovo: i due giovani corpi salgono a spirale, per unirsi in un sensuale bacio finale. Si tratta di una scena semplice nel messaggio, ma virtuosistica e complessa nell’esecuzione, realizzata con l’intento di stupire chi la osserva.
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Satiri, ninfe e fanciulli
Gli artisti dell’epoca attingono anche a un vasto repertorio di satiri e menadi, nereidi e ninfe, divinità dei boschi e delle acque. Inoltre, il gusto per i soggetti giocosi e per lo scherzo trova espressione nella raffigurazione dei bambini, che in questo periodo entrano in modo preponderante nell’arte: fanciulli che giocano, che corrono, che entrano nell’acqua, che dormono. Anche le divinità vengono "infantilizzate": Eros, da adolescente, diviene un bimbo paffutello e pronto allo scherzo.Pan e Dafni
Al mondo delle divinità dei boschi è dedicato il gruppo di
Pan e Dafni
(19), copia romana di un originale ellenistico attribuito da Plinio il Vecchio allo scultore rodio
Eliodoro. Il dio Pan, dal tipico aspetto semiferino, mezzo uomo e mezzo caprone, è raffigurato nell’atto di insegnare al pastore Dafni come si suona la siringa, strumento a fiato formato da più canne. Nella resa dei corpi è chiara l’intenzione di evidenziare il contrasto tra il modellato morbido del giovane corpo dell’allievo adolescente e le parti ferine di Pan.
Fanciullo che strozza l'oca
Tra le opere più famose che ritraggono
fanciulli dall’atteggiamento dispettoso, si ricorda una celebre scultura bronzea realizzata da Boeto di Calcedonia (città della Bitinia); risalente al II secolo a.C., ne sono pervenute numerose copie marmoree. L’opera rappresenta un fanciullo paffutello che, con la piccola mano destra, afferra il collo di una grande oca nel tentativo di strozzarla
(20). Lo
sbilanciamento della figura, che ha la gamba destra arretrata e quella sinistra avanzata, rende perfettamente lo sforzo del fanciullo nel compiere l’azione; il busto è invece ruotato sulla sinistra. Alla resa del tema scherzoso, si unisce la ricerca che volutamente contrappone il corpo nudo e lucido del bambino con l’opaco piumaggio dell’oca che tenta di liberarsi dalla presa.
Dossier Arte plus - volume 1
Dalla Preistoria all'arte romana