FOCUS: La città greca

   FOCUS 

LA CITTÀ GRECA

La Grecia antica non costituì mai uno Stato unitario: ciascuna realtà urbana era una città-stato indipendente, o pólis (purale póleis). Questa organizzazione del territorio si afferma in modo definitivo durante l’Età arcaica e vale sia per le città della madrepatria, sia per le colonie che sorgono sulle coste occidentali dell’Asia Minore e in Italia meridionale.

La nascita di una pólis poteva avvenire sostanzialmente in due modi: a seguito di un fenomeno detto sinecismo, consistente nel raggruppamento di abitati più piccoli in un unico centro, oppure per fondazione pianificata da parte di una pólis che, inviando propri cittadini in un altro territorio, creava una colonia (apoikía), con cui poi manteneva dei rapporti privilegiati in quanto madrepatria (metrópolis).

La struttura urbana

La pólis è un organismo autosufficiente dal punto di vista politico, economico e sociale. Per quanto riguarda la struttura urbanistica, è dominata da un’acropoli, posta sulla parte alta di un colle, punto di riferimento ideale e sacro e sede dei templi dedicati agli dèi. Nella parte bassa della città (ásty) si svolge invece la vita quotidiana: qui si trovano le abitazioni, gli edifici pubblici e le botteghe, ma soprattutto è qui che si apre l’agorà, la piazza principale, dove si svolgeva il mercato, con chioschi costituiti da strutture temporanee, e potevano aver luogo assemblee religiose, politiche o giudiziarie. A partire dall’Età classica l’agorà si presenta circondata da stoái (cioè portici coperti) che ne delimitano lo spazio su uno o più lati, creando un fondale colonnato di raccordo con il resto del tessuto urbano, utile anche per lo svolgimento delle attività dei cittadini in caso di maltempo.

L’altro polo economico della città era il porto (limén), dove in genere si trovava l’empórion, il mercato per i prodotti provenienti da fuori.

I luoghi della vita dei cittadini

La città-stato ospitava anche le istituzioni politiche e i loro luoghi di riunione. Ogni pólis possedeva un prytanéion, edificio di rappresentanza con una sala dove i magistrati ricevevano gli ospiti illustri e dove era custodito il focolare consacrato alla dea Estia, la cui fiamma perpetua bruciava come simbolo della vita eterna della città.

Il bouleutérion, costituito in genere da una sala coperta dotata di gradinate, era invece l’edificio in cui si svolgevano le riunioni della boulé, il consiglio.

L’assemblea dei cittadini si poteva tenere in un luogo a essa deputato, l’ekklesiastérion, con gradinate al chiuso o all’aperto, oppure nell’agorà o nel teatro. Altri edifici pubblici erano impiegati come archivi (archáia) e tribunali (dikastéria).

Come si è visto, la vita pubblica dei cittadini si svolgeva anche nei teatri e in strutture appositamente dedicate all’attività sportiva.

Al di fuori delle mura cittadine si estendevano le necropoli  (letteralmente “città dei morti”) con stele, rilievi e vasi funerari posti come segnacoli sulle urne interrate che contenevano le ceneri del defunto, anche se a partire dal IV secolo a.C., per influenza delle tradizioni orientali, l’architettura funeraria si arricchì di edifici sempre più complessi e monumentali.

Le mura e il territorio

Una cinta muraria circondava l’acropoli, mentre un’altra separava la città dalla campagna circostante. Costruite con materiali lapidei reperibili nelle vicinanze, le mura erano dotate di torri, camminamenti di ronda e feritoie e avevano finalità militari oltre che estetiche; le porte erano sorvegliate ma senza riscossione di alcun pedaggio.

Fuori dalle mura si sviluppa la chóra, cioè la campagna, che fornisce alla pólis i mezzi di sostentamento grazie all’agricoltura e all’allevamento. In alcuni casi era possibile trovare edifici sacri e santuari fuori dall’acropoli o addirittura fuori dall’abitato.

Ippodamo di Mileto e la nascita della pianificazione urbanistica

Mura, strade, piazze, porti e edifici sacri, amministrativi e sportivi occupavano le aree comuni della città; il resto della pólis consisteva in lotti di proprietà privata, su cui sorgevano le abitazioni dei cittadini (óikoi). In origine le aree residenziali erano disposte in modo casuale e attraversate da strade tortuose, ma nel periodo classico un numero sempre maggiore di póleis si dotò di piani urbanistici che prevedevano strade diritte e ortogonali tra loro.

La formazione di isolati rettangolari, creati da strade parallele e perpendicolari, favorì anche la standardizzazione delle case costruite su quei lotti di terreno e caratterizzò uno schema urbanistico ben riconoscibile, noto come “ippodameo”, dal nome dell’architetto e urbanista greco Ippodamo di Mileto (498 a.C.-408 a.C.). Quest’ultimo ricorse a una pianta che prevedeva strade ortogonali e lotti rettangolari nella pianificazione urbanistica del Pireo, il porto di Atene, a metà del V secolo a.C. (quando fu necessario ricostruire la città in seguito alla distruzione persiana), e nella fondazione della colonia di Turi, in Italia meridionale.

Tuttavia tale organizzazione razionale dello spazio urbano, in cui ogni comunità politica rifletteva l’ordine delle proprie istituzioni, risaliva sicuramente a una fase più antica, forse già alla fondazione delle colonie in Sicilia (VIII secolo a.C.), e probabilmente fu soltanto fissata da Ippodamo in precisi princìpi teorici e modalità di applicazione funzionale.

Dossier Arte plus - volume 1
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Dalla Preistoria all'arte romana