Il teatro greco

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Il teatro greco

Nell’Età classica assume una grande importanza la produzione di tragedie e commedie, componimenti in versi che venivano messi in scena in occasione delle feste dionisiache. Questi eventi di carattere religioso e civile coinvolgevano tutta la popolazione della città, in particolare ad Atene, e richiesero perciò la nascita di appositi spazi architettonici con strutture fisse, realizzate in pietra.

Nel corso del V secolo a.C. il teatro (dal verbo theáomai, cioè “stare a guardare”) sostituisce le soluzioni adottate in precedenza: allestimenti provvisori di spazi o innalzamenti di strutture mobili, di solito impalcature lignee.

Ad Atene il teatro, dedicato al dio Dioniso, sorgeva alle pendici dell’acropoli (49).

La struttura e la funzione delle parti del teatro

I teatri sono tra le più affascinanti e meglio conservate testimonianze dell’architettura greca, e più in generale della cultura ellenica. Sin dalle origini la parte riservata allo spettacolo è ben distinta da quella per lo spettatore.

Il nucleo centrale del teatro greco (48) è l’orchestra (da orchéomai, “danzare”), dove si esibisce il coro, il gruppo di artisti che accompagna con la danza i canti dedicati alle divinità. Dal momento che questa danza avviene in circolo, l’orchestra ha una forma circolare. Gli spettatori prendono posto nella cavea (kóilon), un’assise dalla forma a ventaglio e allestita con gradoni concentrici, addossata a una pendenza naturale del terreno, che permette visibilità e acustica ottime da tutte le posizioni.

Dalla parte opposta è collocata la skené, o edificio scenico, una sorta di sfondo fisso la cui forma richiama quella della facciata di un palazzo. Si tratta di un luogo appartato dove gli attori possono cambiare i loro costumi. All’orchestra si accede tramite due accessi scoperti, le párodoi (singolare párodos), che separano l’edificio scenico dalla cavea.

Nel corso del tempo, il ruolo del coro perde importanza rispetto a quello dei singoli attori. Durante il IV secolo a.C., l’edificio teatrale si adegua a questo cambiamento dando sempre più spazio a una pedana rialzata davanti alla skené, il proskénion, ossia il palcoscenico, dove gli attori si esibiscono. Nel III secolo, inoltre, la skené assume dimensioni sempre maggiori, fino a divenire una facciata monumentale a più piani, con varie porte da cui entrano ed escono gli attori, mentre il palcoscenico tende a invadere l’orchestra.

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Teatro di Epidauro

Tra gli esempi più famosi e meglio conservati di teatro vi è il Teatro di Epidauro (50-51), in Argolide, nel Peloponneso: considerato dagli antichi il più bello e armonioso fra i teatri greci, era anche uno dei più grandi di tutta la Grecia. Fu costruito probabilmente intorno al 350 a.C., sfruttando un pendio naturale vicino al santuario di Asclepio, alle cui feste era dedicato.

Presenta la tipica pianta a ventaglio con 55 ordini di sedili, divisi in due zone da un corridoio semicircolare, o diázoma. Le gradinate furono ampliate nel corso del II secolo a.C. per aumentare la capienza del teatro, che arrivò a ospitare fino a 12 300 spettatori. Lunghe scalinate dividono la zona inferiore in dodici cunei, ciascuno dei quali è ulteriormente diviso a metà nella zona superiore: una studiata incurvatura favorisce l’acustica, considerata eccezionale dagli antichi e ancora efficace . L’orchestra è circolare e la scena era caratterizzata da una decorazione a semicolonne di tipo ionico, forse aggiunte in epoca ellenistica.

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Gli edifici per lo sport

L’attività fisica e sportiva aveva una grande importanza nella società greca, sia per quanto riguarda l’educazione dei giovani, sia nella celebrazione dei Giochi panellenici, in occasione dei quali cittadini delle diverse póleis e colonie si riunivano presso i santuari, che dunque non comprendevano solo edifici sacri, ma anche impianti sportivi. Come si è visto, sculture importanti come l’Auriga di Delfi  (► pp. 114-115) prendono spunto da vittorie nei Giochi, mentre i vasi sono spesso decorati con scene raffiguranti competizioni agonistiche. Anche la poesia tramanda descrizioni di prove a carattere sportivo fin dai poemi omerici, mentre gli atleti vittoriosi erano celebrati con componimenti detti epinici (celebri quelli di Pindaro).

Ogni città aveva dei ginnasi (gymnásia, dal greco gymnós, “nudo”, perché le attività atletiche venivano praticate senza abiti), ossia edifici con cortili aperti circondati da portici per l’educazione intellettuale e sportiva dei giovani. Il termine palestra indica invece un ambiente dedicato alla lotta (pále) e al pugilato, spesso accompagnato da piccoli ambienti termali. Tuttavia la distinzione tra palestra e ginnasio non è sempre netta: anche la palestra assume in seguito la funzione di scuola.

Le gare atletiche si svolgevano nello stádion, la pista per la corsa, che prende nome da un’unità di misura pari a 600 piedi e ha la forma di un rettangolo allungato (52). L’hippódromos era destinato alla corsa dei carri e dei cavalli; era allestito con scarse attrezzature permanenti e perciò non restano tracce interessanti.

I più antichi ginnasi di cui abbiamo notizia sono l’Accademia e il Liceo di Atene, istituiti nella metà del VI secolo a.C., quando l’esercizio fisico viene riconosciuto come parte integrante della formazione del cittadino maschio. È interessante notare che, nelle lingue moderne, le parole “ginnasio”, “accademia” e “liceo” indicano istituzioni educative, ma non sportive, a causa della separazione tra attività fisica e mentale che ha caratterizzato la cultura occidentale dalla fine del mondo antico. “Palestra”, “stadio” e “ippodromo” sono invece termini diffusi in molte lingue per indicare strutture a carattere sportivo. Purtroppo, è possibile farsi un’idea delle installazioni sportive di Età arcaica solo mediante testimonianze scritte o pitture vascolari. Per l’Età classica, gli scavi archeologici hanno messo in luce alcuni resti, tra cui quelli del Ginnasio del Santuario di Kos (53), nell’omonima isola, risalente al IV secolo a.C.

Dossier Arte plus - volume 1
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Dalla Preistoria all'arte romana