LA RIFLESSIONE DEL SUONO
Propagandosi, le onde possono incontrare degli ostacoli, per esempio un muro. Quando ciò accade esse “rimbalzano” e tornano indietro. Questo fenomeno acustico, che si chiama riflessione, è la ragione per cui quando la porta della stanza in cui siamo è aperta, sentiamo distintamente i suoni provenienti dalla stanza a fianco: le onde sonore prodotte nell’altra stanza rimbalzano sui muri e si “infilano” anche nella nostra.
La riflessione dei suoni, in condizioni particolari, dà luogo al fenomeno chiamato
eco, come avviene a volte in montagna, quando, di fronte a una parete rocciosa, si sente un suono, per esempio un grido, ripetersi più volte. Affinché si produca l’eco, è necessario che la parete che ostacola la propagazione dell’onda sonora sia distante almeno 17 m
(11), perché l’orecchio umano percepisce due suoni come distinti solo se sono separati da un intervallo di tempo minimo di un decimo di secondo, cioè il tempo che un suono impiega a percorrere 17 m e a tornare indietro.
Se l’ostacolo è posto a una distanza minore, le onde sonore riflesse tornano indietro sovrapponendosi alle onde emesse e il nostro orecchio percepisce un rimbombo confuso.