SCIENZA & SALUTE

QUANDO IL SUONO FA MALE: L’INQUINAMENTO ACUSTICO

Si parla spesso dell’inquinamento dell’aria che respiriamo e dei danni che i gas inquinanti possono arrecare al nostro organismo. C’è però un altro tipo di inquinamento, che non si vede e perciò è sottovalutato: l’inquinamento acustico.
Spesso trascorriamo le ore della giornata (e talvolta anche della notte) in mezzo a suoni assordanti ai quali crediamo di poterci abituare. Invece non è così: l’esposizione prolungata a rumori eccessivi (rumore è un termine che implica un’accezione negativa del suono) può provocare continui mal di testa, aumentare l’ansia e l’irritabilità e ridurre la capacità di concentrazione e di apprendimento. Nei casi più gravi, l’orecchio subisce delle lesioni: danni alle minuscole ciglia dei recettori acustici dell’organo dell’udito e ai neuroni dei nervi acustici possono causare la riduzione o perfino la perdita definitiva dell’udito. Con esposizioni molto prolungate o in condizioni estreme, anche l’apparato cardiocircolatorio e la salute mentale rischiano di essere danneggiati.
L’orecchio umano percepisce senza danno rumori fino a 60 decibel (dB) (per avere un’idea concreta: il rumore del traffico a Milano, la città di giorno più rumorosa, nelle ore di punta arriva a 75 dB), ma già oltre gli 80 dB i rumori sono avvertiti come fastidiosi. Tra i 120 e i 130 dB, rumore equivalente a quello di un martello pneumatico, iniziamo a sentire dolore.
Diverse misure possono essere adottate per ridurre l’inquinamento acustico: barriere antirumore che separano strade, autostrade e ferrovie dai centri abitati, l’insonorizzazione degli uffici, degli ambienti pubblici e delle case attraverso l’impiego di materiali fonoisolanti (come il sughero, la lana di vetro, il legno).
Per assicurare lunga vita alle nostre orecchie, anche noi possiamo seguire qualche semplice regola: non tenere radio e lettori di musica a tutto volume (100 dB); concedere periodiche pause alle orecchie; dopo un concerto rock, o una serata in discoteca, rinunciare per un paio di giorni ai volumi elevati. Infatti ogni neurone del nervo acustico può essere paragonato a una minuscola batteria di automobile: mentre quest’ultima viene mantenuta in carica dalla dinamo, i neuroni sono mantenuti in carica dal proprio metabolismo. Dopo essere stati stimolati, “si scaricano” e il tempo di ricarica può causare sordità temporanea o mascherare altri suoni di intensità minore, ma importanti per la nostra sicurezza.

Scienze evviva! - volume 3
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