A che cosa
serve un
esperimento?
Che cos’è
una legge?
Quali sono
le discipline
scientifiche?
Quando i dati sono stati raccolti, comincia la fase forse più avvincente del lavoro scientifico, quella in cui si provano a collegare tra loro le osservazioni fatte per formulare un’ipotesi, cioè una spiegazione provvisoria, che consenta di interpretare in modo completo e coerente il fenomeno osservato.
Questa ipotesi dovrà essere verificata attraverso esperimenti ed esperienze.
Il termine esperimento indica una prova pratica, descritta in modo dettagliato perché
possa essere ripetuta. Lo scopo è quello di riprodurre più volte e sempre allo stesso modo un evento o un fenomeno per verificare se l’ipotesi formulata e i risultati sperimentali sono così attendibili da poterne generalizzare le conclusioni e da poterle quindi utilizzare per studiare e spiegare tutti i fenomeni simili a quello considerato.
Se un’ipotesi “sopravvive” a molti esperimenti, cioè si dimostra sempre corretta, viene
accettata dalla comunità scientifica e diventa una legge.
Le leggi scientifiche, però, non sono mai verità assolute e definitive: nelle scienze non esistono spiegazioni giuste o sbagliate, ma solo probabili, fino a prova contraria. Questo metodo insegna quindi a formulare previsioni e ipotesi relative ai fenomeni che si stanno studiando, e a verificarle attraverso esperimenti che permettono di selezionare tra le ipotesi quelle che possono diventare leggi.
Si tratta di un modo di procedere che è stato chiamato metodo scientifico sperimentale, o galileiano, perché fu introdotto dal fisico italiano Galileo Galilei (1564-1642).