Al cuore della letteratura - volume 2

Umanesimo e Rinascimento – L'opera: Il Principe

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I contenuti tematici

A differenza della condizione analizzata nel capitolo VI, nel VII Machiavelli prende in esame una situazione più difficile, quella di chi voglia mantenere il potere dovendo dipendere dall’arme e fortuna di altri. Questa è un’impresa ardua, in quanto al principe che ha beneficiato della fortuna spetta il compito poi di emanciparsi da essa. Infatti, uno Stato costituito solo grazie al concorso di circostanze esterne propizie è paragonato a un albero cresciuto in fretta, senza barbe e correspondenzie (r. 16), cioè senza radici e ramificazioni: questa metafora* botanica rivela ancora una volta la concezione naturalistica di Machiavelli e rende l’idea della vulnerabilità dello Stato, se a esso non vengono fornite al più presto le fondamenta (fondamenti), che la fortuna non è in grado di erigere.

Fatte queste premesse generali su Coloro e’ quali solamente per fortuna diventano di privati principi (r. 2), Machiavelli dedica tutto il capitolo a una figura esemplare: il duca Valentino, Cesare Borgia, figlio naturale di papa Alessandro VI. La ricostruzione della vicenda del Valentino offre un documento eccezionale della realtà delle lotte per il potere in un Cinquecento brutale e sanguinario, ben lontano dall’immagine idealizzante divulgata dall’arte rinascimentale. Il personaggio, così come lo delinea Machiavelli, assume le fattezze di un eroe tragico e grandioso, in lotta con gli ingranaggi di un potere losco e subdolo, costretto a soccombere, pure a dispetto delle sue grandi virtù.

Per descrivere l’azione politica del principe seguiremo l’andamento cronologico utilizzato dall’autore isolando tre fasi essenziali: la conquista dello Stato; il rafforzamento del potere; i progetti futuri e la sconfitta.
Il racconto delle vicende del Valentino inizia con le difficultà presenti e future di papa Alessandro VI nel volere fare grande il duca suo figlioulo (rr. 38-39) e dargli un principato. La discesa in Italia di Luigi XII permette al pontefice di superare i due ostacoli maggiori: l’opposizione veneziana e milanese e l’insidia rappresentata dalle fazioni legate alle potenti famiglie romane degli Orsini e dei Colonna.
Ottenuto il principato, Cesare Borgia mostra risolutezza nel non dipendere più dall’arme e fortuna di altri (r. 29). Machiavelli indica le sue iniziative più lungimiranti (e, in alcune occasioni, efferate, ma ciò non induce l’autore a stigmatizzarle): uccidere gli Orsini, accaparrarsi il favore dei romagnoli, preparare un’alleanza con gli spagnoli.
Il Valentino è consapevole che la stabilità del suo Stato deriva dal favore del papa, e inizia a operare in modo che il pontefice destinato a succedere al padre non gli sia ostile. A questo fine, uccide gli eredi e i parenti di quelli che aveva spogliato di beni e potere, e si guadagna il favore dei nobili romani e del Collegio cardinalizio.

Eppure, nonostante la sua abilità, il tentativo del Valentino fallisce. L’avversativa usata da Machiavelli (Ma Alessandro morì, r. 130) evidenzia l’ingerenza negativa della fortuna, che si concretizza nella morte del padre e nella malattia del principe. Il capitolo dunque sembrerebbe avviarsi a un epilogo sconsolante: la fortuna è onnipotente, se è vero che anche un uomo “virtuoso” come il Valentino non ha potuto resisterle.
Tuttavia, in conclusione Machiavelli introduce una diversa valutazione e attribuisce al Valentino un errore di calcolo imperdonabile e fatale. Solamente si può accusarlo (r. 157) di non avere evitato che alla morte di papa Pio III ascendesse al soglio pontificio un irriducibile nemico dei Borgia, Giuliano della Rovere: la ruina di Cesare Borgia è dipesa proprio da questa mala elezione (r. 158).

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      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Riassumi in 20 righe il contenuto del capitolo.


2 L’insuccesso finale del Valentino viene spiegato da Machiavelli fornendo, in passi diversi, due interpretazioni contraddittorie tra loro. Quali?

ANALIZZARE

3 Quali eventi, tra quelli narrati, hanno avuto Machiavelli come testimone diretto?

INTERPRETARE

4 Oltre a quello di Cesare Borgia, l’autore analizza anche l’operato di Francesco Sforza. Perché?


5 Sintetizza le ragioni dell’ammirazione di Machiavelli per il Valentino esposte nel capitolo.

PRODURRE

6 Immagina di essere l’avvocato difensore del Valentino e il pubblico ministero che lo accusa. Metti per iscritto le due arringhe.


PER APPROFONDIRE

La spietatezza al potere: Cesare Borgia

La vita pubblica di Cesare Borgia, nato a Roma nel 1475, iniziò nel 1492, quando il padre Rodrigo venne eletto papa con il nome di Alessandro VI. Già vescovo di Pamplona, cardinale dal 1493, Cesare aveva però tra sé e il successo la presenza del fratello minore, Giovanni, figlio prediletto del papa. La sua scomparsa misteriosa e prematura rappresentò il via libera ai suoi sogni di gloria. Che cosa era successo? Di certo sappiamo solo che il corpo di Giovanni fu ripescato nelle acque del Tevere, nel giugno 1497. Chi lo aveva ucciso? Si fece subito una ridda di ipotesi: gli Orsini, gli Sforza, addirittura la vendetta di un marito tradito. In ultimo, i sospetti caddero su Cesare, ma non furono mai confermati. Sicuro è invece che, dopo la scomparsa del rivale, egli non incontrò più ostacoli: deposta la dignità cardinalizia (1498), ottenne dal re di Francia la contea del Valentinois, che, mutata in ducato, gli diede il nome di duca Valentino.
Sposò poi la sorella del re di Navarra (1499) e, con milizie fornitegli dal re di Francia e assoldate con i denari del papa, si creò uno Stato. S’impadronì infatti di Imola e Forlì (1499-1500), assumendo il titolo di vicario per la Chiesa, e poi riprese la conquista della Romagna. Aiutò la Francia nella guerra per la spartizione del Regno di Napoli; come duca di Romagna, si impossessò del ducato di Urbino e di Camerino. Le pagine di Machiavelli ci informano su tutte le sue azioni successive. Messo in pericolo il suo Stato dalle ribellioni di Urbino e Camerino, Cesare seppe patteggiare e creare divisioni tra i congiurati, sbarazzandosi, con il tradimento a Senigallia, di alcuni di essi. Meditava progetti di espansione quando la morte del padre (1503) stroncò i suoi disegni. Dopo il breve pontificato di Pio III, Giulio II (appartenente alla famiglia della Rovere, acerrima rivale dei Borgia) tolse al Valentino il governo della Romagna e lo imprigionò. Fuggito per due volte, nel 1506 riparò presso il cognato, il re di Navarra, e l’anno dopo morì durante l’assedio di Viana, in Spagna.

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Il Quattrocento e il Cinquecento