Al cuore della letteratura - volume 2

Umanesimo e Rinascimento – L'autore: Niccolò Machiavelli

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I contenuti tematici

La lettera dedicatoria si apre con un’orgogliosa affermazione di diversità: Machiavelli intende infatti rivolgersi a Lorenzo de’ Medici non con i vari ornamenti (r. 5) di solito offerti in dono, ma con l’unico patrimonio (supellettile, r. 8) che ha a disposizione, la cognizione delle azioni delli uomini grandi (r. 9).
Tale patrimonio nasce da una laboriosa ricerca durata tanti anni, nei quali l’autoremittente dichiara di avere intrecciato l’impegno politico personale (la lunga esperienza delle cose moderne, r. 10) e lo studio del passato (la continua lezione delle antiche, r. 10). Dalla fusione di queste esperienze è nato il piccolo volume (r. 12, o l’«opuscolo», come Machiavelli lo ha chiamato nella lettera a Vettori del 10 dicembre 1513, ► T1, p. 298), leggendo il quale Lorenzo potrà acquisire gli strumenti di conoscenza necessari per svolgere una missione epocale: fare uscire Firenze e l’Italia dalla crisi in cui sono precipitate.

Le scelte stilistiche

La novità dell’opera è rivendicata da Machiavelli innanzitutto sul piano stilistico, finalizzato non più alla ricerca della piacevolezza retorica, bensì alla riflessione sulla materia (r. 20) e sul subietto (r. 21). Il suo trattato, costato tanti mia disagi e periculi (r. 16), vuole essere il risultato concettuale non delle ampollose elucubrazioni di un funzionario da tavolino, ma di un’esperienza maturata grazie a un personale coinvolgimento fisico e intellettuale.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 A quale scopo l’autore dedica Il Principe a un illustre esponente dei Medici?


2 Quale stile caratterizzerà, secondo l’intento dichiarato dall’autore, il piccolo volume?

ANALIZZARE

3 Descrivi brevemente la sintassi del brano: prevale la paratassi o l’ipotassi? Con quali mezzi Machiavelli la sviluppa, e perché?

 >> pag. 332 

4 Per giustificare la pretesa che un uomo non nobile possa dare consigli a un principe, Machiavelli si serve di una similitudine. Individuala e spiegala.


5 La Dedica presenta affermazioni di malcelato orgoglio e di evidente umiltà: rintraccia esempi dell’uno e dell’altro atteggiamento e compila la tabella.

Orgoglio
Umiltà


 
 
 


 
 
 


 
 
 


 
 
 


 
 
 

INTERPRETARE

6 Alcune delle questioni presentate da Machiavelli nella lettera dedicatoria compaiono già nell’epistola a Vettori ( ► T1, p. 298). Quali?

PRODURRE

7 Pur da repubblicano qual è, Machiavelli non rinuncia alla volontà di collaborare con i Medici. Dopo aver letto la dedica del Principe, come giudichi questa candidatura? Quale ritieni debba essere l’atteggiamento di un uomo libero dinanzi al potere assoluto di un signore, di un dittatore, di un tiranno? Scrivi un testo argomentativo di circa 30 righe.


 T6 

I principati nuovi che si acquistano con le armi proprie e la virtù

Il Principe, VI


In questo capitolo Machiavelli affronta un tema centrale dell’opera: la formazione dello Stato nuovo. Gli esempi, desunti dalla Storia e dalla leggenda, sono rappresentati dalle grandi personalità giunte al potere grazie alla virtù e a milizie proprie.

DE PRINCIPATIBUS NOVIS QUI ARMIS PROPRIIS ET VIRTUTE ACQUIRUNTUR
Non si maravigli alcuno se, nel parlare che io farò de’ principati al tutto nuovi e
di principe e di stato,1 io addurrò grandissimi esempli. Perché, camminando gli
uomini sempre per le vie battute da altri e procedendo nelle azioni loro con le
5 imitazioni, né si potendo le vie d’altri al tutto tenere2 né alla virtù di quegli che
tu imiti aggiugnere,3 debbe uno uomo prudente entrare sempre per vie battute
da uomini grandi, e quegli che sono stati eccellentissimi imitare: acciò che, se la
sua virtù non vi arriva, almeno ne renda qualche odore;4 e fare come gli arcieri

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prudenti,5 a’ quali parendo el loco dove desegnano ferire troppo lontano,6 e
10 conoscendo fino a quanto va la virtù7 del loro arco, pongono la mira assai più alta
che il luogo destinato, non per aggiugnere con la loro freccia a tanta altezza,8 ma
per potere con lo aiuto di sì alta mira pervenire al disegno loro.
Dico adunque che ne’ principati tutti nuovi, dove sia uno nuovo principe, si
truova a mantenergli più o meno difficultà secondo che più o meno è virtuoso
15 colui che gli acquista. E perché questo evento, di diventare di privato9 principe,
presuppone o virtù o fortuna, pare che l’una o l’altra di queste dua cose mitighino
in parte molte difficultà;10 nondimanco,11 colui che è stato meno in su la fortuna
si è mantenuto più.12 Genera ancora facilità essere el principe constretto, per non
avere altri stati, venire personalmente ad abitarvi.13
20 Ma per venire a quegli che per propria virtù e non per fortuna sono diventati
principi, dico che e’ più eccellenti sono Moisè, Ciro, Romulo, Teseo14 e simili. E
benché di Moisè non si debba ragionare,15 sendo suto16 uno mero esecutore delle
cose che gli erano ordinate da Dio, tamen17 debbe essere ammirato, solum18 per
quella grazia che lo faceva degno di parlare con Dio. Ma considerato Ciro e li altri
25 che hanno acquistato o fondati regni, gli troverrete tutti mirabili;19 e se si considerranno
le azioni e ordini loro particulari, parranno non discrepanti20 da quegli
di Moisè, che ebbe sì gran precettore.21 Ed esaminando le azioni e vita loro non
si vede che quelli avessino altro da la fortuna che la occasione, la quale dette loro
materia a potere introdurvi dentro quella forma che parse22 loro: e sanza quella
30 occasione la virtù dello animo loro si sarebbe spenta, e sanza quella virtù la occasione
sarebbe venuta invano.
Era adunque necessario a Moisè trovare el populo d’Israel in Egitto stiavo23 e
oppresso da li Egizi, acciò che quegli, per uscire di servitù, si disponessino a seguirlo.24
Conveniva che Romulo non capessi in Alba,25 fussi stato esposto al nascere,26
35 a volere che27 diventassi re di Roma e fondatore di quella patria.28 Bisognava che
Ciro trovassi e’ Persi malcontenti dello imperio de’ Medi,29 ed e’ Medi molli ed
effeminati per la lunga pace. Non poteva Teseo dimostrare la sua virtù, se non
trovava gli Ateniesi dispersi.30 Queste occasioni per tanto feciono31 questi uomini

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felici e la eccellente virtù loro fe’ quella occasione essere conosciuta:32 donde la
40 loro patria ne fu nobilitata e diventò felicissima.33
Quelli e’ quali per vie virtuose, simili a costoro, diventono principi, acquistano
el principato con difficultà, ma con facilità lo tengono; e le difficultà che gli34
hanno nello acquistare el principato nascono in parte da’ nuovi ordini e modi
che sono forzati35 introdurre per fondare lo stato loro e la loro sicurtà. E debbasi
45 considerare come e’ non è cosa più difficile a trattare, né più dubbia a riuscire, né
più pericolosa a maneggiare, che farsi capo36 di introdurre nuovi ordini. Perché lo
introduttore ha per nimico tutti quegli che degli ordini vecchi fanno bene,37 e ha
tiepidi defensori tutti quelli che delli ordini nuovi farebbono bene: la quale tepidezza
nasce parte per paura delli avversari, che hanno le leggi dal canto loro, parte
50 da la incredulità38 degli uomini, e’ quali non credono in verità39 le cose nuove, se
non ne veggono nata una ferma esperienza.40 Donde nasce che, qualunque volta
quelli che sono nimici hanno occasione di assaltare, lo fanno partigianamente,41 e
quelli altri42 difendono tiepidamente: in modo che insieme con loro si periclita.43
È necessario pertanto, volendo discorrere44 bene questa parte, esaminare se
55 questi innovatori stanno per loro medesimi o se dependono da altri:45 cioè se per
condurre l’opera loro bisogna che preghino,46 o vero possono forzare.47 Nel primo
caso, sempre capitano male e non conducono cosa alcuna; ma quando dependono
da loro propri e possono forzare, allora è che rare volte periclitano: di qui nacque
che tutti e’ profeti48 armati vinsono ed e’ disarmati ruinorno. Perché, oltre alle cose
60 dette, la natura de’ populi è varia49 ed è facile a persuadere loro una cosa, ma è difficile
fermarli in quella persuasione:50 e però conviene essere ordinato51 in modo
che, quando non credono più, si possa fare loro credere per forza. Moisè, Ciro,
Teseo e Romulo non arebbono52 potuto fare osservare loro lungamente le loro
constituzioni,53 se fussino stati disarmati; come ne’ nostri tempi intervenne54 a fra
65 Ieronimo Savonerola,55 il quale ruinò ne’ sua ordini nuovi, come56 la moltitudine
cominciò a non credergli, e lui non aveva modo a tenere fermi57 quelli che avevano
creduto né a fare credere e’ discredenti.58 Però questi tali hanno nel condursi
grande difficultà, e tutti e’ loro periculi sono fra via59 e conviene che con la virtù gli
superino. Ma superati che gli hanno, e che cominciano a essere in venerazione,60

 >> pag. 335 

70 avendo spenti quegli che di sua qualità gli avevano invidia,61 rimangono potenti,
sicuri, onorati e felici.
A sì alti esempli io voglio aggiugnere uno esemplo minore; ma bene arà qualche
proporzione con quegli,62 e voglio mi basti per tutti gli altri simili: e questo
è Ierone siracusano.63 Costui di privato diventò principe di Siracusa; né ancora64
75 lui conobbe65 altro da la fortuna che la occasione: perché, sendo e’ siracusani oppressi,
lo elessono per loro capitano; donde meritò di essere fatto loro principe. E
fu di tanta virtù, etiam in privata fortuna,66 che chi ne scrive dice «quod nihil illi
deerat ad regnandum praeter regnum».67 Costui spense68 la milizia vecchia, ordinò
della nuova;69 lasciò le amicizie antiche, prese delle nuove; e come ebbe amicizie e
80 soldati che fussino sua, possé70 in su tale fondamento edificare ogni edifizio, tanto
che lui durò assai fatica71 in acquistare e poca in mantenere.

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I contenuti tematici

Il capitolo si apre con una premessa metodologica di grande importanza, perché chiarisce le basi del principio di imitazione adottato da Machiavelli. Questi infatti precisa che, per avere successo, è necessario seguire l’esempio degli uomini grandi, in modo che, se anche non fosse possibile eguagliarne i risultati, ci si possa almeno avvicinare (ne renda qualche odore, r. 8).
Tale pratica è essenziale poiché la natura umana è immutabile attraverso i secoli (camminando gli uomini sempre per le vie battute da altri, rr. 3-4). Tuttavia, non si pensi che l’imitazione riesca sempre in modo perfetto, sia per la difficoltà di eguagliare i grandi uomini del passato sia perché le condizioni specifiche delle varie epoche non possono essere identiche. E qui si innesta la metafora* degli arcieri prudenti (rr. 8-9), i quali per pervenire al disegno (r. 12) devono alzare la mira, consci che il bersaglio deve essere commisurato alle proprie forze.

Due sono i prerequisiti fondamentali per conquistare il potere: la virtù e la fortuna. L’assenza di uno di questi due elementi determina il fallimento dell’azione. Machiavelli aggiunge però che è necessario fare affidamento sulla virtù per poter sfruttare adeguatamente le occasioni propizie offerte dalla fortuna. Per avvalorare il concetto, si serve di esempi illustri tratti dalla Bibbia, dalla mitologia e dalla Storia, come Mosè, Ciro, Romolo e Teseo. Con la sola eccezione di Romolo, si tratta di eroi che hanno agito trasformando una momentanea condizione di rovina in una occasione privilegiata per fondare uno Stato nuovo.
In quest’ottica, si capisce come la virtù di cui parla Machiavelli si configuri come quell’insieme di forza, capacità e acume che permette di cogliere con energica prontezza l’occasione quando questa si presenta.

 >> pag. 336 

L’innovatore che acquista il potere deve essere inoltre consapevole che la sua azione è inizialmente mal vista e osteggiata da quanti hanno un utile nelle vecchie istituzioni, mentre quella dei conservatori gode normalmente di sostenitori più agguerriti. Per questa ragione, un «principe nuovo» deve adottare delle contromisure che gli permettano di contrapporsi felicemente agli oppositori. La contromisura più efficace è l’uso della forza, che è il migliore strumento per vincere avversari e avversità.
Attraverso il suo tipico procedimento, Machiavelli arriva a concludere il ragionamento con una massima perentoria, che non ammette eccezioni: e’ profeti armati vinsono ed e’ disarmati ruinorno (r. 59). Infatti, la Storia, antica e recente, si incarica di confermare l’assunto: i quattro esempi già citati erano tutti profeti armati. Disarmato, e perciò condannato alla sconfitta, è stato invece Savonarola, del quale Machiavelli non critica il progetto ideologico, ma soltanto l’imperizia strategica, che lo ha portato alla rovina. Il suo caso permette di capire che, per mantenere saldo il consenso popolare, sempre incostante e inaffidabile, la virtù deve accompagnarsi alla forza.

Le scelte stilistiche

Il passo proposto esemplifica, specialmente nella prima parte, il periodare tipico della prosa machiavelliana: troviamo infatti una serie assai lunga di coordinate e subordinate, che riproducono l’andamento del pensiero, fino alla conclusione logica, efficacemente resa con un’immagine popolaresca (almeno ne renda qualche odore, r. 8).

Significativi sono il ricorso al procedimento “dilemmatico”, realizzato con l’uso della disgiunzione (o virtù o fortuna, r. 16; se questi innovatori stanno per loro medesimi o se dependono da altri […] bisogna che preghino, o vero possono forzare, rr. 54-56) e l’impiego delle massime, che tendono ad assolutizzare con lapidaria incisività la visione machiavelliana dell’uomo (la incredulità degli uomini, e’ quali non credono in verità le cose nuove, se non ne veggono nata una ferma esperienza, rr. 50-51; e’ profeti armati vinsono ed e’ disarmati ruinorno, r. 59). La medesima esigenza di togliere ogni dubbio a quanto è stato affermato si esprime inoltre attraverso un’altra costante dello stile dell’autore fiorentino, le formule verbali di necessità (Era adunque necessario, r. 32; Conveniva, r. 34, o conviene che, r. 68; Bisognava che, r. 35; E debbasi, r. 44).

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Il capitolo inizia con una premessa breve ma molto significativa, poiché spiega il criterio a cui si ispira l’analisi successiva. Qual è il contenuto di questa introduzione?


2 Quali sono le caratteristiche che accomunano gli uomini dell’antichità citati nel capitolo?


3 In che cosa consistono per Machiavelli i limiti dell’azione di Savonarola?


4 Perché a Gerone bastò poca fatica per mantenere quanto aveva costruito?

ANALIZZARE

5 Perché il passo dello storico Giustino (rr. 77-78) è citato direttamente in latino, anziché essere tradotto o rielaborato da Machiavelli?

INTERPRETARE

6 La scelta di menzionare Mosè, Ciro, Romolo e Teseo non è casuale: secondo te a quali criteri risponde?

PRODURRE

7 Nel mondo di oggi quanto conta la fortuna e quanto la “virtù”, le capacità? Secondo te la visione machiavelliana è ancora attuale? Perché? Spiegalo in un testo argomentativo di circa 30 righe, portando degli esempi concreti a sostegno della tua tesi.


8 Machiavelli dice che e’ profeti armati vinsono ed e’ disarmati ruinorno (r. 59), ma nella storia del Novecento ci sono grandi esempi di lotta non violenta (Gandhi, Martin Luther King, Mandela ecc.). Fai una ricerca su uno di questi casi ed elabora un testo di presentazione di circa 30 righe.


Al cuore della letteratura - volume 2
Al cuore della letteratura - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento