Al cuore della letteratura - volume 2

Umanesimo e Rinascimento – L'autore: Niccolò Machiavelli

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I contenuti tematici

La morigerata Lucrezia dunque si è convinta a sostituire la virtù con l’astuzia. Senza alternativa, alla fine ha preferito anche lei soggiacere alle leggi dominanti e fare buon viso a cattivo gioco.
L’artefice principale della sua metamorfosi è fra’ Timoteo. Lo conosciamo già dal suo monologo; solo, sulla scena, lo vediamo analizzare con acutezza ciò che è accaduto in precedenza, l’inganno orditogli da Ligurio: un inganno che, però, lo ha visto non vittima, ma, diremmo, complice (questo giunto è con mio utile, rr. 7-8). Per la sua disinvolta morale, questo basta e avanza. L’unica contromisura necessaria è il silenzio. Così chiede il mondo; e al mondo e ai suoi pseudo-valori, ipocrisia e malafede, il frate sceglie di adeguarsi con cinico opportunismo e, soprattutto, senza scrupoli di sorta.
Il suo nome, che in greco significa “colui che onora Dio”, concorre anch’esso a mistificare la realtà. Ciò che il frate onora è tutt’altro: il denaro e il guadagno. Il ruolo che le convenzioni sociali gli hanno attribuito è quello di confessore e dispensatore di consigli: un ruolo che il frate piega ai propri interessi. Ma Lucrezia non vuole sottomettere il proprio corpo a questo vituperio (rr. 26-27) ed essere responsabile della morte di un uomo: non è nemmeno convinta che l’adulterio sarebbe eticamente lecito se fosse la sola rimasa nel mondo e da lei avessi a risurgere l’umana natura (rr. 28-29).

A questo punto entra in gioco la dialettica untuosa del frate, che ha vita facile nello smontare le obiezioni morali di Lucrezia, utilizzando sapientemente la propria cultura teologica, unita a un’astuta retorica avvocatesca: non si deve rinunciare a un bene certo (dare un’anima a Dio e rendere felice il marito) per paura di un danno incerto (la morte probabile, ma non sicura, di un uomo). La figura di questo frate ricorda il don Abbondio di Manzoni, che nei Promessi sposi raggira con il suo latinorum il povero Renzo: analogamente Timoteo si serve in modo insinuante della propria dottrina e della religione, che diventa un tendenzioso strumento di corruzione. I riferimenti biblici (le figlie di Lot che si congiungono carnalmente al padre, la guida dell’arcangelo Raffaele) sono platealmente manipolati per conferire al consiglio quella sacralità religiosa di cui ha bisogno la pudica Lucrezia.

Lucrezia non è in grado di controbattere alle argomentazioni pronunciate da una tale autorità, anche perché alle considerazioni teologiche del frate si uniscono, su un altro fronte, quelle di buon senso della madre. Da navigata donna di mondo, Sostrata distilla perle di accomodante saggezza: la donna ne fa una questione di praticità (non è forse una sciagura per una moglie, una volta diventata vedova, rimanere senza casa e senza soldi?) e non sa rinunciare ad accennare al privilegio toccato in sorte alla figlia (E’ ci è cinquanta donne, in questa terra, che ne alzerebbono le mani al cielo, rr. 75-76). Combattuta su due fronti, Lucrezia è quindi messa all’angolo dalle argomentazioni del frate e della madre: il suo destino è segnato.

Le scelte stilistiche

Nella scena XI, le abilità linguistiche del frate vengono rese da Machiavelli in modo magistrale. Lingua e carattere coincidono infatti alla perfezione. Da vero artista della parola, Timoteo si esercita abilmente nel raggiro facendo appello alle sue qualità di ipocrita affabulatore. Il suo linguaggio è una sapiente miscela di malizia e dottrina all’acqua di rose. Ora vanta la propria esperienza del mondo (E’ sono molte cose che discosto paiano terribili, rr. 44-45), ora se ne esce con proverbi popolareschi alla buona (sono maggiori li spaventi che e mali, r. 47). Allo stesso tempo, enfatizza il proprio ruolo di uomo di Chiesa citando la Bibbia senza curarsi di profanarla e promettendo a Lucrezia di intercedere per lei con le proprie preghiere.

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Il tono e le parole da predicatore sortiscono alla fine l’effetto sperato. Dopo aver attenuato la gravità del peccato (la volontà è quella che pecca, non el corpo, r. 56), il frate può celebrare il proprio trionfo, chiudendo in bellezza la sua capziosa strategia dialettica: mistificando la realtà fino alla fine, trasforma il subdolo espediente studiato per far congiungere Lucrezia con uno sconosciuto in un sacro misterio (r. 80) da officiare con religiosa obbedienza.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Perché all’inizio fra’ Timoteo dice Io non so chi si abbi giuntato l’uno l’altro (r. 3)?


2 Messer Nicia non è presente alla discussione, ma viene spesso citato: che figura ne emerge dalle parole degli altri?

ANALIZZARE

3 Elenca gli argomenti usati dal frate per convincere Lucrezia a unirsi con Callimaco.


4 Quale registro stilistico e quali appigli culturali sostengono le argomentazioni di fra’ Timoteo?

INTERPRETARE

5 Nelle scene proposte e nell’intera commedia fra’ Timoteo è il personaggio che più di tutti esemplifica la concezione utilitaristica dell’esistenza descritta da Machiavelli. Rifacendoti anche alle battute pronunciate dal frate, illustra la mentalità su cui egli fonda la propria visione del mondo e dei rapporti umani.


6 Indica, di ciascun personaggio, gli aspetti positivi e quelli negativi secondo il tuo personale punto di vista.


Personaggio
Aspetti positivi
Aspetti negativi
fra’ Timoteo






Lucrezia






Sostrata






PRODURRE

7 Trasformati in regista, teatrale o cinematografico, e affianca alle battute salienti delle scene antologizzate le movenze e la gestualità che chiederesti ai tuoi attori per rendere la loro recitazione efficace e rispondente alla caratterizzazione machiavelliana dei personaggi.


La tua esperienza

8 Ti è mai capitato di trovarti in una situazione in cui c’era un bene certo ed un male incerto? Come ti sei comportato? Descrivilo in un testo di circa 30 righe.


Al cuore della letteratura - volume 2
Al cuore della letteratura - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento