Umanesimo e Rinascimento – L'autore: Ludovico Ariosto

la sintesi

LA VITA

Nasce a Reggio Emilia nel 1474, primogenito di dieci fratelli; il padre è funzionario dei duchi d’Este a Ferrara, dove Ludovico inizia gli studi giuridici, che abbandona pochi anni dopo per dedicarsi alle materie letterarie e classiche (1495-1500). Nel 1500 muore il padre: Ludovico si assume le cure della famiglia. Intraprende la carriera militare, e nel 1503 entra al servizio del cardinale Ippolito d’Este. Ariosto si divide così tra l’attività di funzionario di corte e diplomatico per il cardinale e quella di poeta. Nel 1513 Ludovico incontra la gentildonna Alessandra Benucci, e nasce un amore che durerà fino alla morte. Nel 1516 esce la prima edizione dell’Orlando furioso, che riscuote un successo eccezionale. Il quel periodo Ariosto scrive anche le Satire e 4 commedie. Nel 1517 il suo rifiuto di seguire il cardinale in Ungheria provoca una rottura insanabile tra i due. Nel 1518 Ludovico è al servizio di Alfonso I d’Este duca di Ferrara, ruolo che gli offre una certa libertà e che non lo costringe a viaggiare di continuo. Nel 1522 però viene inviato in Garfagnana con l’incarico di governarla; Ariosto vi rimane per tre anni. Tornato a Ferrara, trascorre serenamente l’ultima parte della vita con l’affetto di Alessandra Benucci, dedicandosi agli studi e alla scrittura. Muore nel 1533.

SATIRE

Scritte fra il 1517 e il 1524 (e pubblicate postume nel 1534), sono 7 componimenti in terza rima, dedicati a parenti e ad amici. Il contenuto è concreto e autobiografico, lo stile colloquiale e dimesso. In esse l’autore medita sul proprio carattere e sui propri difetti, ed emerge uno dei temi fondamentali in Ariosto: il dissidio fra la vita di cortigiano al servizio di un signore e l’aspirazione alla libertà creativa. Ariosto disprezza gli intrighi e le invidie della piccola corte di Ferrara. Il suo ideale di vita è un’esistenza tranquilla, libera dai bisogni materiali, che gli permetta di dedicarsi alla famiglia, alla lettura e alla scrittura. Nel quadro della crisi dell’intellettuale cortigiano, Ariosto aspira a una letteratura come attività esercitata in dignitosa autonomia, non più sottoposta alle esigenze talvolta pressanti del potere.

RIME

Scritte in volgare (raccolte per la prima volta in volume nel 1545), sono quasi tutte liriche d’amore che hanno per modello Petrarca, con l’influsso dei poeti latini Catullo, Orazio, Ovidio e Virgilio. Ariosto affronta il tema dell’amore, che attraversa tutta la sua produzione letteraria, in modo nuovo. La bellezza femminile non è per lui una realtà statica, oggetto di contemplazione da parte del poeta-amante, ma fonte di un’esperienza vitale e in movimento. È anche un’esperienza passionale e irrazionale: come mostrerà nell’Orlando furioso, per amore si può facilmente precipitare nella follia.

ALTRE OPERE

Ariosto è autore di oltre 70 poesie in latino e di 5 commedie in endecasillabi sciolti. Di Ariosto ci sono rimaste anche 214 lettere e l’Erbolato (1545, postumo), una caricatura dei medici del tempo.

ORLANDO FURIOSO

È un poema in ottave di endecasillabi che Ariosto inizia a comporre dal 1504-1506. Ne possediamo tre redazioni: del 1516, in padano illustre; del 1521, in una lingua più toscaneggiante; del 1532, definitiva, in 46 canti, ancor più conforme al fiorentino illustre. Ariosto riprende a raccontare la vicenda di Orlando da dove Boiardo l’aveva interrotta. Come Boiardo, Ariosto mira alla fusione di materia carolingia e materia bretone. La trama del poema è intricata, le storie si sviluppano in vicende parallele e in una miriade di episodi, ma i nuclei narrativi principali sono tre: militare, con le vicende di guerra dei paladini e di Carlo Magno contro i Mori; amoroso, con al centro l’inseguimento di Angelica da parte dei paladini – più di tutti Rinaldo e Orlando – che se ne innamorano a prima vista (è la quête, cioè la ricerca, non più del Sacro Graal, ma di una fanciulla); encomiastico, con l’unione di Ruggiero e Bradamante voluta dalle stelle per dare origine alla dinastia degli Estensi.
I luoghi del poema sono reali (Parigi, Arles) e fantastici (il castello di Atlante, l’isola di Alcina, la Luna); la selva, dove si smarriscono i desideri e le aspirazioni degli uomini, è una metafora del caos del mondo e della realtà umana, in cui è assai difficile orientarsi. Il viaggiare ininterrotto che non porta mai alla meta, ma conduce sempre lontano dall’oggetto desiderato, racchiude il significato dell’esistenza.
I diversi fili della narrazione sono intrecciati tra loro attraverso l’entrelacement, tecnica che consiste nel sospendere continuamente la narrazione per riprenderla più avanti. Le donne e l’amore sono argomenti centrali del poema. La donna non è un elemento di perfezionamento morale o spirituale: Angelica è l’oggetto del desiderio, inseguito e mai raggiunto.
Altri temi sono l’amicizia e la cortesia. Il tramonto dei valori cavallereschi è visto con nostalgia ma soprattutto con disincanto e ironia. Il destino, o fortuna, determina la varietà delle situazioni e delle avventure. L’elemento magico e meraviglioso è per Ariosto fonte di inganno e di illusione, o semplice espediente narrativo.
Quella di Ariosto è una concezione del tutto laica, che non prevede disegni provvidenziali e interventi divini. Nell’Orlando furioso si riflette la crisi della società rinascimentale e la sfiducia nei valori umanistici di razionalità e armonia. Solo l’artista, attraverso il controllo esercitato sulla propria creazione, può sperare di ritrovare l’armonia perduta.

Al cuore della letteratura - volume 2
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Il Quattrocento e il Cinquecento