Documento 3
A parlare è la Follia, che loda in modo provocatorio le proprie caratteristiche.
«Qualsiasi cosa dicano di me i mortali – non ignoro, infatti, quanto la Follia sia portata
per bocca anche dai più folli – tuttavia, ecco qui la prova decisiva che io, io sola,
dico, ho il dono di rallegrare gli dei e gli uomini. Non appena mi sono presentata
per parlare a questa affollatissima assemblea, di colpo tutti i volti si sono illuminati
5 di non so quale insolita ilarità. D’improvviso le vostre fronti si sono spianate, e mi
avete applaudito con una risata così lieta e amichevole […]. Appena mi avete notata,
avete cambiato subito faccia, come di solito avviene quando il primo sole mostra
alla terra il suo aureo splendore, o quando, dopo un crudo inverno, all’inizio della
primavera, spirano i dolci venti di Favonio, e tutte le cose mutando di colpo aspetto
10 assumono nuovi colori e tornano a vivere visibilmente un’altra giovinezza. Così col
mio solo presentarmi sono riuscita a ottenere subito quello che oratori, peraltro insigni,
ottengono a stento con lunga e lungamente meditata orazione.
[…]
Eppure sarebbe ben poco dovermi il seme e la fonte della vita, se non dimostrassi
che quanto vi è di buono nella vita è anch’esso un mio dono. E che cos’è poi questa
15 vita? e se le togli il piacere, si può ancora chiamarla vita? Avete applaudito! Lo sapevo
bene, io, che nessuno di voi era così saggio, anzi così folle – no, è meglio dire saggio,
da non andare d’accordo con me. Del resto neppure questi stoici disprezzano il piacere,
anche se dissimulano con cura e se, di fronte alla gente, rovesciano sul piacere
ingiurie sanguinose; in realtà solo per distogliere gli altri e goderne di più, loro stessi.
20 Ditemi, per Giove, quale momento della vita non sarebbe triste, difficile, brutto,
insipido, fastidioso, senza il piacere, e cioè senza un pizzico di follia? E di questo
è degno testimone il non mai abbastanza lodato Sofocle con quelle sue splendide
parole di elogio per me: «Dolcissima è la vita nella completa assenza di senno».
Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia, 1511