Al cuore della letteratura - volume 2

Umanesimo e Rinascimento – L'opera: Orlando furioso

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I contenuti tematici

Orlando ha commesso un grave peccato: ha disprezzato il dono divino della forza prodigiosa di cui è dotato, abbandonando il popolo cristiano proprio quando esso aveva maggiormente bisogno del suo aiuto. Così il paladino è stato punito con la pazzia. Ora però è Dio stesso ad aver deciso che il castigo debba avere termine e che a Orlando possa essere restituito il senno perduto, che si trova sulla Luna, qui descritta come simile alla Terra, ma con ogni elemento (i fiumi, i laghi, i monti, le case, i palazzi ecc.) di maggiori dimensioni. Questa, del resto, è una costante di tutto il poema: ogni volta che vuole creare meraviglia, Ariosto ingrandisce le cose.
Il mondo lunare appare come l’opposto di quello terrestre, essendo una sorta di suo rovescio: la Luna ospita infatti tutto quanto va via dalla Terra (i sospiri degli amanti, la fama, il tempo sprecato, il senno…); soltanto la pazzia qui non si trova, essendo confinata tutta sul nostro pianeta. Da questa raffigurazione emerge la vena pessimistica di Ariosto, legata alla riflessione sulla vanità e sull’inconsistenza delle realtà umane.

L’esperienza di Astolfo non nasconde ragioni trascendenti: la sua finalità è legata al nostro mondo, a capirne il senso, a investigarne il significato. Non a caso, non si tratta di un viaggio di sola andata: il curioso cavaliere potrà tornare sulla Terra dopo aver salvato Orlando e, al tempo stesso, dopo aver capito fino in fondo la realtà della natura umana. L’aver visto il nostro pianeta dall’esterno gli ha consentito di acquistare cioè un punto di vista privilegiato e straniante sulle nostre miserie e i nostri inconsistenti feticci.

Come una discarica il vallone lunare raccoglie accatastati gli interessi che muovono il mondo e illudono l’uomo, facendogli rincorrere inutili obiettivi: qui li ritroviamo sotto le immagini simboliche delle preghiere e delle suppliche rivolte a Dio, delle lacrime versate per amore, dei progetti che non si realizzano mai, delle sacche gonfie di tumulti e grida, delle matasse di ami d’oro e d’argento donate ai potenti ecc. Né può mancare nell’elenco di vani desideri e falsi valori stilato da Ariosto il riferimento all’affannarsi dei letterati cortigiani che spendono il loro talento per adulare signori e protettori: una polemica contro il servilismo dell’intellettuale rinascimentale che abbiamo già scorto nelle Satire.

Le scelte stilistiche

Astolfo, guerriero di Carlo Magno, dopo essere stato liberato dalla schiavitù della maga Alcina che lo aveva trasformato in mirto, diventa protagonista di incredibili avventure, anche oltre i confini del mondo. Tra tante vicende fantastiche di cui è ricco il poema – tra armi e amori, miti e leggende – la storia del suo viaggio sulla Luna è forse la più fiabesca, la più avventurosa, la più sottilmente ironica. Con il suo abituale tono divertito, Ariosto sottolinea la vanità delle aspirazioni umane, che, osservate dalla Luna, appaiono ancora più assurde. Il tono dell’autore, però, rifugge dal moralismo e si vena di ironia, come quando Astolfo ritrova anche gran parte del senno proprio e di uomini e categorie insospettabili (ma molto più maravigliar lo fenno / molti ch’egli credea che dramma manco / non dovessero averne, vv. 124-126).

Le fonti letterarie di questo viaggio ariostesco oltre la Terra sono molteplici e in parte sono le stesse tenute presenti da Dante per la stesura della Divina Commedia: la Bibbia, Omero, Virgilio, Cicerone, lo scrittore greco Luciano di Samosata (II sec. d.C.), che nel romanzo Storia vera aveva immaginato un approdo alla Luna su una barca sollevata da una tempesta. Ma anche la stessa Commedia, a sua volta, diventa per Ariosto un altro imprescindibile punto di riferimento; nelle prime due ottave del brano è ravvisabile, seppure sotto traccia, una sorridente parodia* del poema dantesco: come Dante viaggia nell’aldilà fino in Paradiso grazie a una santa, Beatrice, così Astolfo è portato da san Giovanni sulla Luna. Un modello più diretto è un dialogo di Leon Battista Alberti, il Somnium (Il sogno), compreso nelle Intercoenales (dialoghi in latino su argomenti morali e con toni ironici), nel quale compare la trovata del senno contenuto in un’ampolla.
Tuttavia ci sono in Ariosto anche alcuni precisi elementi di novità: per esempio, contrariamente a quanto insegnavano le dottrine aristoteliche, che la volevano eterea e perfetta, la Luna del Furioso presenta una superficie corrugata da mari, fiumi, città, palazzi. Inoltre il viaggio di Astolfo si configura come una sorta di versione laica dei viaggi salvifici o profetici al centro di diversi testi medievali, dai quali il poeta sembra prendere le distanze con il suo consueto sorriso.

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      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Chi è ’l vecchio del v. 7?


2 All’ottava 71 il poeta afferma che è molto più difficile vedere la Terra dalla Luna che non viceversa. Perché?


3 Qual è l’unica cosa che non si trova sulla Luna? Perché?


4 Chi è il duca franco del v. 123?


5 In che modo Astolfo recupera il proprio senno?


6 Chi è il conte del v. 146?

ANALIZZARE

7 All’ottava 74 che cosa viene paragonato a un tarlo (v. 45)? Come spieghi questa similitudine?


8 Quale figura retorica riconosci al v. 98?


9 Quale figura retorica marca fortemente l’ottava 85? Qual è la sua funzione espressiva?

INTERPRETARE

10 Quale idea della Fortuna emerge dal brano antologizzato (in particolare dalle ottave 73-74)?


11 Nel brano è presente un’ottava in cui Ariosto traccia un quadro amaro e pungente del mondo cortigiano. Dopo averla individuata, spiega qual è la critica che l’autore rivolge a esso.


12 Qual è la posizione dell’autore sulla donazione di Costantino (ottava 80)?

PRODURRE

13 All’ottava 85 Ariosto presenta un elenco delle cose per le quali la gente del suo tempo “perdeva il senno”. Guardando alla società odierna, con particolare riferimento ai tuoi coetanei, inseguendo quali cose (obiettivi, interessi, passioni) ti sembra che le persone “diventino matte” (cioè rischino di perdere equilibrio e lucidità)? Scrivi un testo espositivo-argomentativo di circa 30 righe.


Al cuore della letteratura - volume 2
Al cuore della letteratura - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento