Dossier Arte - volume 3 

   2.  L’ETÀ ROMANTICA >> Il Romanticismo

Turner: la dissoluzione della visione della natura

Se Constable non ebbe grandi riconoscimenti in vita, tanto da essere ammesso tra i membri della Royal Academy solo cinquantaduenne, William Turner (Londra 1775-Chelsea 1851) incanta i suoi contemporanei con la qualità spettacolare dei suoi dipinti. Dopo una seria formazione accademica, egli rivolge la sua attenzione al paesaggio con una particolare inclinazione verso le condizioni atmosferiche come temporali, tempeste, nebbie, rese con una pittura sfumata, capace di vibrare come la luce nei suoi mille riflessi. Turner è anche un abile acquarellista, tecnica che gli permette di cogliere con immediatezza i mutamenti del paesaggio e che può esercitare anche in viaggio: nel 1819 intraprende il primo di una lunga serie di viaggi in Italia, passando per Venezia, Roma e Napoli e realizzando centinaia di vivide testimonianze grafiche. In particolare a Venezia, la presenza dell’acqua ispira a Turner una serie di acquerelli in cui abbandona la rappresentazione oggettiva del paesaggio che si scioglie in una pura variazione di colore.

Il Tamigi sotto il ponte di Waterloo

Le vedute di Turner sono slegate dal soggetto, sono sfumature di luce: per questo gli storici dell’arte lo considerano un fondamentale anello di passaggio verso l’Impressionismo. Il Tamigi sotto il ponte di Waterloo (39) è un dipinto che, nonostante i numerosi disegni preparatori, Turner lascia non finito. La materia pittorica non è più imbrigliata dal disegno e a malapena si possono distinguere gli elementi del paesaggio; tuttavia riesce a emozionare profondamente. La tela, cominciata negli anni Trenta, è forse nelle intenzioni di Turner la risposta a una veduta di soggetto similare, L’apertura del Waterloo Bridge che Constable espose alla Royal Accademy nel 1832.

Negrieri buttano in mare morti e moribondi – Tifone in arrivo

Al pari dei romantici francesi, in quest’opera (40) Turner si interessa a un fatto di storia accaduto pochi anni prima: nel 1781 una nave inglese aveva gettato in mare alcuni schiavi malati per poter riscuotere l’assicurazione sulla loro vita. Nonostante la premessa cronachistica del soggetto, Turner confonde la scena in una terribile mareggiata in cui navi, naufraghi e onde si mescolano e i contorni si dissolvono nella luce. La drammaticità dell’evento si manifesta per via indiretta, attraverso l’assenza di una prospettiva canonica e la scelta di limitare la gamma cromatica alle tinte infuocate. Esposto alla mostra della Royal Academy nel 1840, il dipinto è accolto dal critico inglese John Ruskin come «il mare più nobile mai dipinto». L’incresparsi delle onde e l’arrivo del tifone sono il vero soggetto del dipinto e il sottotitolo, così enfatico e descrittivo, rivela piuttosto la posizione politica di Turner, contrario al commercio degli schiavi. Approfondendo l’interpretazione, l’antico veliero che soccombe alla furia della tempesta e il sole calante sono simboli della fine di un’epoca e dell’avanzare della modernità. Le vecchie imbarcazioni a vela saranno infatti presto sostituite da navi a vapore, che diverranno poi un soggetto ricorrente nella pittura di Turner.

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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri