Dossier Arte - volume 3 

   2.  L’ETÀ ROMANTICA >> Il Romanticismo

Il testimone di una Spagna tormentata

Il 19 marzo 1808 Carlo IV lascia il controllo di una Spagna ormai arretrata e decadente a Giuseppe Bonaparte che avrebbe governato sino al 1814. La dominazione francese innesca una resistenza spagnola che si traduce inevitabilmente in episodi di violenza; Goya narra le atrocità di questi anni nella serie di acqueforti dal titolo Orrori della guerra (1808-1812) e in due dipinti dedicati alla lotta contro i mamelucchi e alla fucilazione del 2 e 3 maggio 1808.

2 maggio 1808: lotta contro i mamelucchi

Il primo dipinto (4) rappresenta l’antefatto della Fucilazione del 3 maggio 1808, cioè la rivolta popolare all’invasione francese della Spagna, contro il “tiranno d’Europa”, come ebbe a scrivere lo stesso Goya. Gli edifici sullo sfondo, che ricordano un’architettura tipicamente spagnola, sono delineati in maniera poco nitida e con toni cupi: l’attenzione si concentra sui combattenti e sullo scontro che occupano il centro della tela, sottolineati dall’uso del bianco e del rosso.

Fucilazione del 3 maggio 1808

L’esito dello scontro è mostrato nel secondo quadro (5): il generale Gioacchino Murat dette ordine di catturare tutti i contadini e i popolani insorti che si trovavano per le strade di Madrid e di fucilarli la mattina seguente nella valle del Manzanares, alle falde della montagna del Principe Pio. Goya divide nettamente le figure tra il lato sinistro con il sacrificio degli spagnoli e il destro con i soldati francesi, di spalle e con i fucili tesi. L’ambientazione notturna permette a Goya effetti luministici altamente drammatici: immagina una grande lanterna, unica fonte luminosa che proietta la sua luce, squarciando l’oscurità e rischiarando il protagonista della scena, uno spagnolo anonimo, come tanti che morirono in nome della patria, che tiene le braccia alzate in segno di disperazione ma anche di sfida. Da un punto di vista formale si tratta di un’opera senza precedenti: la crudezza della scena, l’espressionismo dei gesti e i contrasti luministici anticipano il Romanticismo storico.

Saturno che divora i suoi figli

I dipinti sui tragici avvenimenti del maggio del 1808 vengono realizzati però nel 1814, quando ormai la monarchia borbonica è stata restaurata con Ferdinando VII, che si dimostrerà un sovrano dispotico e ben poco illuminato, dunque motivo di delusione e sconforto per l’artista. L’oscurantismo stava sopravanzando la ragione: in preda a pessimistiche riflessioni sulla situazione spagnola e sulla natura umana, tra il 1819 e il 1823 Goya decora le pareti di una casa nei pressi di Madrid, la Quinta del sordo (Casa del sordo) con scene violente e allucinate, che la critica definirà le "pitture nere”, sia per i toni generalmente cupi che dominano le atmosfere sia per la scelta dei soggetti stessi.
Una delle scene più terribili dipinte su una parete della Quinta del sordo riprende il mito di Saturno, colto nell’atto di divorare i propri figli (3): un soggetto atroce che incarna una brutalità cieca. Il dio del tempo è ormai pressoché un mostro deforme, di cui a stento si riconoscono le membra del corpo: ha capelli lunghi e incolti che si confondono con l’incarnato e stringe violentemente il corpo ormai senza testa di uno dei figli. Esso è in realtà una grande metafora della situazione politica spagnola, in cui il monarca, temendo l’usurpazione, ricorre a metodi repressivi. Quando Ferdinando VII ordina la soppressione della costituzione, Goya decide di abbandonare la Spagna; trascorrerà i suoi ultimi anni tra Bordeaux e Parigi, rinnovando ulteriormente il proprio linguaggio pittorico e accostandosi quasi naturalmente ai giovani esponenti del Romanticismo francese.

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Dal Neoclassicismo ai giorni nostri