Dossier Arte - volume 3 

   1.  L’ETÀ NEOCLASSICA >> Il Neoclassicismo

Il primato del ritratto

Ingres fu uno dei più grandi ritrattisti dell’Ottocento: capace di rigore compositivo e sapiente impiego del colore, riuscì a catturare la personalità dei suoi soggetti.

Ritratto di Monsieur Bertin

Uno splendido esempio è il ritratto di Louis-François Bertin (35-36), giornalista impegnato e fondatore del “Journal des débats” (Giornale dei dibattiti), testata politica e letteraria. Bertin fissa l’osservatore di fronte a sé con uno sguardo severo e deciso: i capelli spettinati e il sopracciglio alzato donano al volto l’immediatezza del ritratto dal vero. Il protagonista è comodamente seduto su una poltrona e le mani sono appoggiate alle ginocchia divaricate. Ingres decide di ritrarlo in modo colloquiale e veritiero: dopo una seduta di posa infatti Bertin si era inalberato per un disaccordo politico con l’artista e aveva energicamente puntato le mani per difendere la propria tesi. Ingres coglie l’attimo di un gesto impulsivo che rende il carattere deciso del protagonista. Forte della lezione di David, egli riduce al minimo il contesto dell’abitazione borghese di Bertin, di cui si scorge solo una finestra, magistralmente riflessa sul bracciolo della poltrona. Ingres è solito ripassare alcuni dettagli a lacca, una sostanza grassa che ne fissa la brillantezza nel tempo.
Il Ritratto di Monsieur Bertin fu esposto al Salon del 1833: la posizione del soggetto fece scalpore; persino la figlia accusò l’artista di aver ritratto il padre come «un grosso fattore» .

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Ritratto della contessa d’Haussonville

Louise de Broglie, principessa e nipote della celebre letterata Madame de Staël, a diciotto anni sposa Joseph d’Haussonville, diplomatico, scrittore e membro dell’Accademia di Francia. Ella stessa si diletta di scrittura, in particolare di biografie, tra cui quella del poeta romantico Lord Byron. Quest’ultimo elemento rivela una sensibilità romantica della donna che Ingres cattura nel ritratto quando abbandona il rigore d’impronta davidiana e si sofferma sulla descrizione degli interni. Cominciato nel 1842, il Ritratto della contessa d’Haussonville (37) è il risultato di lunghe sedute di posa e di numerosi disegni preparatori: la donna è in piedi, appoggiata al caminetto, assorta nel pensiero della sua incipiente maternità a cui accenna la posizione della mano destra sul ventre. Ingres, poi, consegnerà la tela nel 1845, quando il bimbo era nato da tempo. Il Ritratto della contessa d’Haussonville appartiene alla fase matura della carriera di Ingres, quando l’artista amplia i propri riferimenti anche alla tradizione dei ritratti intimisti settecenteschi e la tavolozza guadagna dunque una ricchezza cromatica inedita. La nobildonna indossa un magnifico abito di seta cangiante che l’artista rende con una pittura pressoché tattile, come se fosse possibile avvertire il fruscio della stoffa. La pittura si fa più descrittiva: Ingres si sofferma puntualmente sull’ambiente che circonda la contessa – i due preziosi vasi dorati, il mazzo di fiori, i fogli di carta abbandonati in modo scomposto – e lo racconta con grande virtuosismo tecnico, attraverso il riflesso dello specchio alle sue spalle. Il cristallo restituisce la perfezione del collo e l’acconciatura fermata da un morbido fiocco di raso rosso.

Madame de Senonnes

È un escamotage, quest’ultimo, che Ingres aveva già adottato anche in dipinti precedenti come lo straordinario ritratto di Madame de Senonnes (38), realizzato a Roma tra il 1814 e il 1816. La donna, seduta su un ampio sofà di seta dorata, indossa un abito in velluto rosso alleggerito da un impercettibile velo finito a merletto che Ingres rende con straordinaria leggerezza. Lo specchio in questo caso diviene lo sfondo che crea il vuoto necessario da cui emerge l’ovale perfetto della giovane: lo sguardo, attraversato da una vena di sottile malinconia, sospende il dipinto in una dimensione di silenzio e mistero. Amante dei trompe-l’oeil, Ingres inserisce la sua firma in uno dei biglietti infilati nella cornice.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri