DOSSIER: Ercole e Lica

   dossier l'opera 

Antonio Canova

ERCOLE E LICA

Il tempo e il luogo

Il principe Onorato Gaetani d’Aragona, che aveva già avuto modo a Napoli di apprezzare la scultura di Canova, nel 1795, gli commissiona un grande marmo con soggetto Ercole e Lica. La realizzazione dell’opera è lunga e travagliata, soprattutto a causa dell’influenza politica francese, tanto che il nobile napoletano deve ritirare la commissione e, solo dopo complesse trattative, nel 1800 Canova trova un nuovo acquirente per l’Ercole e Lica. Si tratta del ricco banchiere romano Giovanni Torlonia che è pronto a spendere l’esorbitante cifra di 18 000 zecchini. Canova però impiega altri quindici anni a ultimare il colosso, alto oltre tre metri, che nel 1815 trova finalmente collocazione nell’esedra di Palazzo Torlonia, perfettamente illuminata da una luce zenitale. Il gruppo marmoreo, accolto trionfalmente come un capolavoro, è stato invece in seguito considerato dalla critica una delle opere più accademiche e fredde.

La descrizione e lo stile

Canova riprende un episodio del mito di Ercole che, all’indomani del matrimonio con Deianira, si mette in cammino verso la Tessaglia. La giovane sposa viene però rapita dal centauro Nesso che Ercole uccide con una freccia dritta al cuore. Poco prima di morire però, Nesso inganna Deianira sussurrandole che, se avesse intriso la veste del marito con qualche goccia del suo sangue, se ne sarebbe assicurata la fedeltà. Deianira segue le istruzioni e offre la tunica a Ercole: questo, però non appena la indossa impazzisce per il dolore e scaglia in mare il giovane schiavo Lica ignaro di ogni cosa.
Elaborata in quindici anni, l’opera è costruita secondo un rigore geometrico assoluto: Ercole afferra per un piede Lica che, incapace di porre resistenza alla potenza del suo carnefice, si curva appoggiando la mano sinistra all’ara mentre la destra stringe la criniera della testa del leone. Lo stesso gesto è ripetuto, e amplificato, dalla mano dell’eroe che, nella massima tensione muscolare, afferra per i capelli la vittima per scagliarla lontano. La scultura segue un ritmo vorticoso che ruota attorno al gesto in Ercole, inconsulto ma al contempo altrettanto controllato nella compostezza della posizione dell’eroe. Nell’Ercole e Lica il contrasto tra le due figure è estremamente acceso: i due protagonisti hanno dimensioni ed età differenti e Canova carica di pathos soprattutto la figura di Lica, mentre Ercole resta saldamente immobile nella sua posa, vittima di un dolore lancinante ma che non lo trasfigura. Come nel caso del Dedalo e Icaro, Canova ricorre al contrapposto: i due corpi si muovono attorno al vuoto centrale.

   dossier i confronti 

Sono evidenti i riferimenti a noti modelli antichi, come il celeberrimo Laocoonte, visibili nelle vorticose contorsioni dei corpi, e l’Ettore e Troilo, marmo antico che Canova ha con buona possibilità ammirato a Napoli.


Il disegno, oggi custodito al museo di Bassano del Grappa (Vicenza), dimostra l’attenzione posta dall’artista alla definizione muscolare dell’eroe che, in una prima ipotesi, doveva essere più giovane e senza barba.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri