Dossier Arte - volume 3 

   1.  L’ETÀ NEOCLASSICA >> Il Neoclassicismo

La committenza napoleonica

La commissione del ritratto della sorella prediletta dell’imperatore, Paolina, viene dal suo secondo marito, il principe romano Camillo Borghese.

Paolina Borghese come Venere vincitrice

Quando riceve l’incarico, nel 1804, Canova pensa di rappresentare la giovane principessa come una Diana, ma la capricciosa committente rifiuta la proposta, pretendendo una soluzione più seducente. Canova ripiega dunque sul mito di Venere, dea della bellezza e modella una donna distesa su un letto alla greca mentre tiene nella mano il pomo ricevuto in dono da Paride, trofeo della propria vanità (23). Paolina è ritratta a seno nudo con le gambe appena coperte da un velo dolcemente panneggiato. La posa è volutamente leziosa: il gomito destro è appoggiato ai cuscini accostati alla spalliera, mentre il braccio sinistro corre lungo il corpo. Ai tratti del volto, di una bellezza idealizzata, Canova contrappone le pieghe dell’epidermide sul lato del collo che svelano una carnalità morbida e naturale. Ad accentuare l’effetto tattile del marmo, lo scultore stende un sottile strato di cera sulle parti del corpo rincorrendo il tono rosato dell’incarnato. La chaise longue imita un prezioso pezzo di arredamento neoclassico sul quale è appoggiato il materasso che Canova raffigura morbidamente afflosciato sotto il peso della donna, come se avesse una reale presenza fisica. Lo stesso letto ligneo, a favore della spettacolarità e della vivacità del pezzo, cela un meccanismo che gli consente di girare, lasciando ammirare la figura da più punti di vista. Canova cura sempre con puntiglio l’interezza del gruppo, che deve reggere visivamente con pari godibilità da ogni angolazione.

Le Grazie

Capolavoro della maturità dell’artista, il gruppo (24) viene commissionato dall’ex imperatrice Giuseppina di Beauharnais con una lettera datata 11 luglio 1812. Canova, allora impegnato nel ritratto della nuova consorte di Napoleone, termina l’opera nel 1816, dopo la scomparsa della committente. Sarà dunque il figlio, Eugenio, il destinatario del marmo che raffigura le tre Grazie, ovvero Aglaia, Talia ed Eufrosine, che nella cultura greca rappresentano la personificazione della Bellezza, della Gentilezza e dell’Amicizia. Compositivamente Canova si rifà a un celebre affresco pompeiano che mostra tre fanciulle danzanti (25). Il soggetto consente allo scultore di sviluppare il tema a lui più congeniale: il nudo.
I corpi delle tre fanciulle si abbracciano teneramente in un gioco sottile di linee flessuose, di gesti reciproci, di sguardi languidi e di parole appena sussurrate in una composizione dall’insieme armonico. Una piccola ara su cui poggiano tre corone di fiori si erge da un lato, quasi nascosta dalla fanciulla di sinistra che, con maggior tenerezza, cinge con la mano il capo della figura centrale. Il gruppo è la traduzione marmorea del concetto stesso di grazia, intesa non tanto come categoria della bellezza fisica, quanto piuttosto come qualità dello spirito.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri