1.  L’ETÀ NEOCLASSICA

Il Neoclassicismo

L’esortazione a seguire gli antichi

Il Neoclassicismo è lo stile che segna l’arte e il gusto in Europa tra la seconda metà del Settecento e la caduta di Napoleone, indicando in modo convenzionale come periodo quello che va dal 1760 al 1815. Le forme neoclassiche, declinate nella pittura, nella scultura e nei manufatti, fanno riferimento, come dice il nome, al modello formale degli antichi Greci e dei Romani.
L’artista neoclassico riconosce nell’Antico sia un canone estetico, basato sui principi dell’armonia, dell’equilibrio e della proporzione, sia un esempio di rettitudine etica e morale. Quando lo studioso tedesco Johann Joachim Winckelmann scrive che «l’unica via, per noi, per diventare grandi […] è l’imitazione degli antichi», non intende esortare alla semplice copia della statuaria e dell’architettura classica, ma incoraggia a seguire l’esemplarità degli antichi. Winckelmann afferma che attraverso il recupero della forma antica sarà possibile trasmettere nelle opere moderne anche quegli aspetti estetico-etici che essa conteneva. Winckelmann non è solo il teorico del Neoclassicismo ma anche la figura che ha gettato le basi per la moderna storia dell’arte, cercando di individuare una successione temporale basata sull’attento studio dei manufatti.
Il termine “Neoclassico” coniato con connotazione negativa alla fine dell’Ottocento per indicare un’arte non originale, fredda e accademica, nascondeva un giudizio di valore che è rimasto tale fino a tempi relativamente recenti. In Italia il Neoclassicismo godrà di studi scientifici e scevri da pregiudizi solo a partire dagli anni Sessanta del Novecento, quando finalmente verrà preso in esame in tutta la sua complessità, con una maggiore consapevolezza critica e senza banali generalizzazioni.
In risposta all’abbondanza decorativa del Rococò gli artisti neoclassici recuperano le forme semplici e pulite degli antichi: il carattere monumentale non è più dato dallo sfoggio decorativo quanto dalla ripetizione seriale degli elementi. Questo è maggiormente evidente in architettura.
La tendenza neoclassica a un recupero dell’Antico nasce anche dalle scoperte archeologiche che permisero di approfondire gli studi già esistenti in senso filologico, basandosi cioè sul confronto dei pezzi e dei documenti antichi in modo da costruire una storia dell’archeologia su basi scientifiche.
In linea con il rigore filosofico dell’Illuminismo la ripresa dell’Antico non è, come accaduto nei secoli precedenti, una semplice questione di forma, ma coincide con un costume sociale che viene presto codificato: studiosi, letterati e artisti si adeguano così a norme stabilite. L’artista neoclassico segue una formazione accademica rigorosa che in seguito mette a frutto nella sua produzione con varianti minime: la regola neoclassica gli garantisce un risultato di equilibrio e dunque di bellezza. Il canone accademico imbriglia la fantasia che era stata invece un punto di forza nell’elaborazione del linguaggio spumeggiante e sontuoso del Barocco e del Rococò. 

Il Settecento è anche il secolo in cui (non a caso) nasce l’estetica moderna, una disciplina filosofica che mira alla definizione di ciò che è bello, dal momento che il bello risponde a canoni. Tenendo conto che il bello è già in natura, il compito dell’artista neoclassico è quello di riconoscerlo e porlo in evidenza, depurandolo da eventuali imperfezioni. Un concetto questo che è già estremamente chiaro nel pensiero del pittore boemo Anton Raphael Mengs (Usti nad Labem 1728-Roma 1779) quando scrive che «un ideale di pittura si fonda sulla selezione delle cose più belle di natura purificate da ogni imperfezione».

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Roma crocevia del pensiero neoclassico

Oltre ai citati Mengs e Winckelmann i protagonisti del Neoclassicismo furono gli scultori Antonio Canova (Possagno 1757-Venezia 1822), Bertel Thorvaldsen (Copenhagen 1770-1844) e il pittore francese Jacques-Louis David (Parigi 1748- Bruxelles 1825), che avevano un comune denominatore: Roma. La città diviene infatti il crocevia dell’elaborazione del pensiero neoclassico, dove il rapporto con l’Antico è diretto e quotidiano e dove si concentrano le maggiori collezioni di statuaria classica. Roma diviene il teatro di grandi committenze per le quali gli artisti neoclassici, indipendentemente dal fatto che si cimentino con la pittura, le arti applicate, la scultura o i grandi cicli ad affresco, mostrano una predilezione rivolta soprattutto ai soggetti mitologici che permettono la raffigurazione dell’idealità, della pulizia formale e dei contenuti esemplari.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri