Dossier Arte - volume 2

   1.  IL QUATTROCENTO >> Il primo Rinascimento

Jan van Eyck

Jan van Eyck (Maaseik 1390 ca.-Bruges 1441), considerato da Vasari l’"inventore" o almeno lo scopritore quattrocentesco della pittura a olio, crea composizioni che denunciano una passione per i dettagli più minuti e l’applicazione di una tecnica raffinata: il suo ruolo rivoluzionario nell’arte fiamminga è paragonabile a quello di Masaccio a Firenze. La perfezione formale, lo studio della luce, l’attenzione al dettaglio minuto e alla resa delle superfici, soprattutto quelle lucide e specchianti, fanno dei suoi dipinti capolavori perfetti e senza tempo.

Polittico dell'Agnello mistico 

La più ampia delle composizioni del fiammingo, il Polittico dell’Agnello mistico (86), fu dipinta tra il 1426 e il 1432 per la Cattedrale di San Bavone a Gand, dove si trova tuttora. Si tratta di un polittico apribile, secondo il modello delle composizioni nordiche, composto da dodici pannelli di legno di quercia, otto dei quali dipinti anche sul lato posteriore, in maniera da essere visibili quando il polittico è chiuso. Il registro inferiore mostra al centro il grande pannello dell’Adorazione dell’Agnello mistico: in un ampio paesaggio, su una collinetta vi è un altare con l’Agnello simbolo di Cristo, adorato da una schiera di angeli, figure dell’Antico Testamento, pagani, papi e santi cristiani. Ai lati di questo grande pannello, costruito secondo una concezione ancora arcaica e forse realizzato dalla mano del fratello maggiore di Van Eyck, Hubert, sono, in un paesaggio continuo, due scomparti per lato con altri gruppi di adoratori.
Nel registro superiore, al centro si vede una figura maschile barbuta in trono, Dio Padre, o Cristo Re. Accanto ci sono la Vergine Maria e Giovanni Battista, affiancati da due gruppi di angeli. Infine gli ultimi due pannelli contengono Adamo ed Eva nudi entro nicchie dipinte, sormontati da due scene a monocromo del Sacrificio di Caino e Abele e dell’Uccisione di Abele. La figura di Adamo è una delle più celebri del polittico: emerge dal fondo d’ombra della nicchia, scorciato di sotto in su, e il suo corpo maestoso è indagato nei più minuti dettagli, dalle vene sulle tempie al colore scurito dal sole della pelle delle mani, fino alla peluria bruna dell’addome. L’ Adamo di Van Eyck è contemporaneo dell’omologa figura dipinta da Masaccio nella Cacciata dei progenitori alla Cappella Brancacci (► p. 38): la composizione dell’italiano è potente e sintetica, mentre la figura di Van Eyck è viva e pulsante.

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Madonna del cancelliere Rolin 

Le invenzioni del grande polittico tornano anche nella Madonna del cancelliere Rolin (87), eseguita tra il 1434 e il 1435. La scena di svolge all’interno di un ambiente chiuso ma traforato da un ampio loggiato: la luce, che proviene dal fondo, illumina l’ambiente in penombra in primo piano, con un convincente effetto luministico. Di fronte alla Vergine riccamente abbigliata sta il cancelliere, avvolto in un abito decorato da preziosi ricami. Il brano più stupefacente è però il paesaggio sullo sfondo, con una città riprodotta in ogni suo minimo dettaglio: gli edifici, le strade e persino i suoi abitanti, con una resa precisa e insieme luminosissima, che non aveva uguali nell’arte della Penisola italiana.

Hugo van der Goes

Trittico Portinari 

L’avvenimento che nel 1483 segnò maggiormente un’intera generazione di pittori fiorentini fu l’arrivo in città, dopo un rocambolesco viaggio via mare, del grandioso Trittico Portinari, dipinto da Hugo van der Goes nel 1478 per la Chiesa di Sant’Egidio a Firenze (88) su commissione di Tommaso Portinari, direttore della filiale del Banco Mediceo nelle Fiandre e attento mecenate. Sebbene a Firenze, come si è visto, si conoscessero già da tempo dipinti fiamminghi, il Trittico era l’opera di maggiori dimensioni fino ad allora trasportata in città, ed ebbe un effetto folgorante.
Al centro della composizione è, entro un grandioso scenario, l’Adorazione con Maria, umana e luminosa, inginocchiata e con le mani giunte verso il Bambino, che rischiara con la sua luce i presenti. In primo piano è una natura morta, con i due vasi di fiori e un covone di frumento: ha un profondo valore simbolico, poiché Maria è il vaso incarnato e Betlemme è in ebraico la casa del pane, ma questi particolari sono trattati anche come un brano di umile realtà. La luce chiara crea un unico spazio, dove l’occhio può mettere a fuoco ogni singolo dettaglio: queste caratteristiche, insieme alla spazialità ampia e profonda, colpirono significativamente i fiorentini dell’epoca.

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò