Paolo Uccello

   1.  IL QUATTROCENTO >> Il primo Rinascimento

Paolo Uccello

La formazione artistica di Paolo di Dono (Firenze 1397-1475), detto Paolo Uccello - come egli stesso si firmava -, si svolge presso la bottega di Ghiberti. Il soprannome Uccello o degli Uccelli, con cui è noto nella critica, deriva forse dal fatto che aveva disegnato i volatili per decorare la cornice della seconda porta del Battistero.

Monumento equestre a Giovanni Acuto 

Per il Duomo di Firenze dipinge il Monumento equestre a Giovanni Acuto (1436) (77). L’affresco è a monocromo e raffigura un finto monumento funebre, come se si trattasse di una vera e propria opera scultorea, in onore del condottiero inglese John Hawkwood (da cui l’italianizzazione in Giovanni Acuto), morto nel capoluogo toscano nel 1394. La figura del cavallo possente è una diretta anticipazione di quelli che compaiono in gran numero nelle tavole dipinte dallo stesso artista nella serie della Battaglia di San Romano (► pp. 72-73). Nell’opera sono presenti due diversi punti di vista prospettici: il primo, dal basso verso l’alto, per la parte inferiore con il basamento e il sarcofago sorretto da tre robuste mensole, sul cui cornicione si legge la firma dell’artista, il secondo, sostanzialmente frontale, per il gruppo equestre. Come in molte opere del pittore, la visione prospettica conferisce alla raffigurazione un carattere astratto e quasi metafisico. Secondo quanto racconta Vasari nelle sue Vite, Paolo Uccello «non ebbe altro diletto che d’investigare alcune cose di prospettiva difficili e impossibili», sottolineando linteresse per la costruzione prospettica, evidente anche nei numerosi disegni di oggetti in scorcio, meri esercizi di bravura studiati in modo ossessivo fin nei più minuscoli dettagli.

Affreschi nel Duomo di Prato 

Complesse inquadrature caratterizzano anche gli affreschi della Cappella dell'Assunta nel Duomo di Prato con Storie della Vergine e di santo Stefano. Nella lunetta con la Natività di Maria (78) permane ancora, sul piano dello stile, la sospensione fra cultura tardogotica e cultura primorinascimentale che connota l'attività del pittore, però la camera da letto in cui si svolge la scena è un ambiente prospettico perfettamente abitabile.
L'immagine presenta anche alcuni immancabili "pezzi di bravura", come il soffitto a cassettoni con il soprastante fregio esterno in mattoni rossi messi di spigolo, oppure la scalinata laterale da cui sta scendendo una giovane e leggiadra fantesca.

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Chiostro verde di Santa Maria Novella 

Verso la metà del secolo il pittore è attivo nel Chiostro verde di Santa Maria Novella (dove già aveva lavorato nel 1425 lasciando alcuni affreschi, oggi molto rovinati). Come quelli eseguiti nel corso della prima campagna decorativa, anche questi affreschi sono a monocromo, realizzati in terra verde, e raffigurano le Storie di Noè: la lunetta con II diluvio e il ritiro delle acque (79) impressiona per la composizione drammatica e solenne al tempo stesso, e per la padronanza della veduta prospettica. La scena è costruita sul duplice scorcio dell’Arca, raffigurata durante il diluvio (a sinistra) e al suo termine (a destra). I corpi dapprima cercano scampo all’interno dell’Arca e, successivamente, riemergono a fatica dalle acque, cercando di evitare i cadaveri di chi non è sopravvissuto. Come sempre accade nelle opere di Paolo Uccello, la visione prospettica, anziché rendere razionale e misurabile lo spazio come nei dipinti di Masaccio, sembra suscitare un’atmosfera fiabesca e talvolta allucinata, in cui gli uomini non si muovono in maniera naturale, ma assomigliano piuttosto a degli automi.

San Giorgio e il drago 

La dimensione quasi fiabesca della rappresentazione connota anche le ultime opere, come il San Giorgio e il drago databile al 1470 circa (80). Il quadro ritrae il cavaliere san Giorgio mentre dall’alto del suo cavallo sta trafiggendo lo spaventoso drago che tiene legata la principessa da salvare: nonostante il soggetto, dalla scena manca ogni drammaticità e la principessa, più che essere rapita dal drago, sembra tenerlo al guinzaglio. Lo sfondo è costruito con rigore, ma la disposizione dei protagonisti non dà un’idea convincente di profondità: i personaggi sembrano semplicemente giustapposti, così irreali da non proiettare ombre sul suolo.
Se in Masaccio o Donatello l’applicazione della prospettiva lineare brunelleschiana contribuisce alla definizione di historie (come Alberti chiamava le raffigurazioni narrative), dove l’uomo recupera la dignità fisica e soprattutto morale tanto cara agli antichi, in Paolo Uccello questa conoscenza scientifica e il relativo impiego diventano quasi una prova di abilità artistica. Interpretata in tal modo, però, la prospettiva assume il carattere di un arido teorema matematico e produce immagini caratterizzate da un forte senso di astrazione dove i personaggi non sembrano vere figure ma manichini.

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò