Il Rococò: il gusto del capriccio, dell'irregolarità, della sorpresa
Al grande fervore Intellettuale che distingue il XVIII secolo si accompagnano, nelle arti, un’estrema varietà di stili e tendenze e una sorprendente rapidità di cambiamento. La prima metà del secolo è caratterizzata dall’affermazione di un orientamento bizzarro e prezioso, ricercato e stravagante insieme, chiamato convenzionalmente Rococò. Il termine deriva da rocaille, "roccia artificiale", o meglio roccia in forma di valva di conchiglia diffusa nelle grotte, pure artificiali, dei giardini italiani manieristi e barocchi. Il gusto della rocaille è dunque quello della roccia o della valva, ma per traslato anche di innumerevoli altri motivi ornamentali tratti dal mondo naturale organico e inorganico (fiori, frutta, alghe, foglie, radici, pavoni e perfino draghi alati di origine orientale). Tra gli anni Venti e Trenta del secolo questo stile passa in Francia e si dispiega non più solo in ambienti esterni ma nelle sale e negli arredi di palazzo. È un gusto per l’eccessivo e il bizzarro, per l’imitazione delle apparenze spinta sino all’estremo limite dell’artificio e al tempo stesso svelata come gioco, capriccio, divertimento volubile e passeggero; per il dettaglio esotico, sorprendente, arcano. Il Rococò è uno stile ornamentale, che si diffonde soprattutto nella decorazione architettonica. Con riferimento al solo caso francese, tuttavia, possiamo parlare di Rococò anche a proposito delle arti figurative "maggiori" (secondo la gerarchia accademica in vigore al tempo). In pittura prevalgono orientamenti sensuali e malinconici, arcadici: temi della poesia amorosa classica ed episodi desueti della mitologia sono reinterpretati con grazia o sofisticata malizia cittadina. Si accentua, in pittori come Watteau, Boucher e i tanti emuli o seguaci, la ricerca di delicati effetti atmosferici e il gusto per colori morbidi e accesi.All’epoca in Francia si parla di Rubenisme: i pittori rococò condividono la più grande ammirazione per la pittura fluida e cangiante di Rubens unita all’interesse per motivi "minori", come scene campestri, danze, episodi tratti dalla commedia dell’arte.
A differenza del grande precursore fiammingo, si preferisce però disinteressarsi alla storia politica o militare e alla loro drammatica gravità. In scultura il proposito di illusione vince sulla severità, e gli artisti rivaleggiano nel desiderio di trasmettere alle forme scolpite il senso del movimento, quasi del fremito e della calda pulsazione organica.