Poussin e Lorrain: il classicismo francese a Roma

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Poussin e Lorrain: il classicismo francese a Roma

Poussin e la pittura di storia

Il francese Nicolas Poussin (Les Andelys 1594-Roma 1665) ha avuto notevole importanza per la storia dell’arte italiana del primo Seicento. A Roma, dove giunge intorno al 1624, si dedica allo studio delle antichità classiche e della storia antica.
Diviene presto "più romano dei romani" e crea un nuovo genere di pittura, alternativo sia alla radicale proposta di Caravaggio sia al naturalismo dei bolognesi, vicino piuttosto alla scuola del Cavalier d’Arpino, del quale ammira la grande novità: la pittura che racconta la storia comunicando l’idea di una vera e propria "ricostruzione", sia pure immaginaria e idealizzata, del mondo antico. Fin dai tempi di Raffaello è viva l’idea che soltanto nell’antichità l’Italia avesse raggiunto una grandezza ormai perduta che continuava però ad alimentare le speranze di una nuova società finalmente unita. Poussin sicuramente nota i caratteri di grande nobiltà e fermezza nelle rappresentazioni del Cavalier d’Arpino e si propone, pur straniero, come il creatore di una nuova arte "nazionale". Non si mescola dunque con i caravaggeschi francesi ancora attivi in quel momento, e intraprende un cammino diverso, in cui il pittore ha la dignità dello storico e la saggezza del filosofo, ed è capace di ricreare un mondo immaginario di bellezza, maestà e gloria.
I dipinti di Poussin, enfatici, teatrali eppure compositivamente ordinati, sono mondi popolati da personaggi della mitologia antica, fonte di sapienza, oppure narrazione di episodi della storia in cui rifulgono le virtù essenziali dell’eroismo e della saggezza e si avverte la vicinanza dell’essere umano alla natura. In questo senso, esemplare è il dipinto Pastori in Arcadia (43), con un gruppo di pastori idealizzati, che piuttosto sembrano eroi classici, raggruppati attorno a una tomba austera, in un paesaggio naturale classico e sereno. Si tratta probabilmente di una rivisitazione del tema già affrontato dal Guercino, in cui i pastori leggono l’iscrizione su una tomba seminascosta dai rampicanti: tutte le figure hanno una misura elegante e quasi austera, soprattutto la pastorella, sulla destra, il cui volto è conforme al canone classico del "profilo greco".

Lorrain e l'invenzione del paesaggio classico

Negli stessi anni, un altro pittore francese, Claude Lorrain (Chamagne 1600-Roma 1682), giunge a Roma. Il giovane entra nel 1625 nella bottega del pittore Agostino Tassi, oggi noto più per motivi aneddotici che per la sua arte, essendo stato coinvolto nel processo intentatogli da Artemisia Gentileschi. La produzione di Tassi si caratterizza per affascinanti dipinti con scene di mare, scene campestri, stregonerie, tipiche della sua mentalità trasgressiva e libertina. Lorrain sviluppa questo tipo di pittura e crea un vero e proprio genere, talmente amato dai collezionisti e dagli appassionati che l'artista sarà costretto a tenere un registro dei quadri che andava facendo, chiamato Liber Veritatis, per poter smascherare i quadri falsi, spacciati come suoi, ma eseguiti da imitatori.
Lorrain inventa il cosiddetto "paesaggio classico", cioè uno spazio naturale non dipinto dal vivo così com'è, ma ricostruito nello studio del pittore accostando in un unico quadro elementi veri, tratti dall'esperienza diretta sulla realtà ed elementi inventati dal pittore stesso, come edifici, porti di mare e ruderi antichi, ispirati certamente a immagini conosciute, ma rielaborati dalla libera fantasia del maestro. Di particolare rilievo sono le scene fantastiche con porti e rovine, come il Porto con Villa Medici (44) in cui, in uno sfondo luminoso e dorato, si compongono in modo armonioso l'architettura, le condizioni climatiche, il paesaggio e le figure umane in un'atmosfera pervasa di malinconia e insieme di struggente pace. Il porto, con la sua attività frenetica, si trasforma in una sorta di teatro, in cui i personaggi si muovono con dignità classica, esempio glorioso per la posterità.
Più di ogni altro Lorrain ha portato questo genere di pittura a un livello altissimo: in modo simile e nello stesso tempo diverso da Poussin, rappresenta personaggi e vicende del passato classico e biblico immersi in una natura immensa che li sovrasta, come immaginati in un suo ricordo personale. Si tratta di ricordi inventati, perché né i personaggi né l'ambiente naturale sono effettivamente "veri". 

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IL CLASSICISMO NELLA PITTURA DEL SEICENTO 

  • Alcuni dei pittori attivi nel Seicento a Roma esprimono nelle loro opere una tendenza alla classicità anche più accentuata dell'equilibrio raggiunto da Annibale Carracci. 
  • Guido Reni (1575-1642) è un pittore bolognese che lavora molto anche a Roma. 
    Grazie alle sue eccezionali capacità, realizza opere caratterizzate da classicità ed equilibrio, che richiamano l'eredità di Raffaello. 
  • Domenichino (1581-1641) si sposta da Bologna a Roma e a Napoli, esprimendo nei propri dipinti l'idea del Bello teorizzata da Giovanni Battista Agucchi. 
  • Il francese Nicolas Poussin (1594-1665), attivo a Roma, propone nei suoi dipinti una ricostruzione idealizzata del mondo antico.  
  • Con Poussin la figura del pittore assume una dignità e una saggezza paragonabili a quelle di storici e filosofi. 
  • Claude Lorrain (1600-1682) è l'inventore del paesaggio classico, in cui elementi creati o rielaborati dal pittore sono accostati a quelli tratti dalla realtà. 

A confronto

I due artisti emiliani trattano lo stesso tema, entrambi tenendo presente il modello di Annibale Carracci. In Reni prevale un equilibrio che ricorda Raffaello, Guercino crea effetti di grande spettacolarità. 

L'AURORA DI GUERCINO E DI GUIDO RENI 

Guido Reni, Aurora, 1613-1614

Guercino, Aurora, 1621

  DOMANDE GUIDA
1. Quali sono le caratteristiche della pittura di Guido Reni? 
2. In quali città lavora Domenichino? 
3. Chi fu il teorico dell'idea del Bello in rapporto con Domenichino? 
4. In che modo, nell'opera di Poussin, la pittura raggiunge la dignità della storia e della filosofia? 
5. Che cosa si intende per paesaggio classico e chi ne è l'inventore? 

Dossier Arte - volume 2
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Dal Quattrocento al Rococò