L’espressività dell’artista non rimane uguale a se stessa nel corso del tempo, ma subisce una decisa evoluzione dal sesto decennio del Cinquecento. I raggruppamenti monumentali delle figure e i colori definiti, con forti accentuazioni timbriche che si riscontrano, per esempio, nel Miracolo dello schiavo (► pp. 290-291), sono sostituiti da un orientamento stilistico diverso: un vibrante cromatismo si innesta su composizioni che si complicano negli assetti e nelle direttrici geometriche, rompendo la simmetria degli schemi. Robusti compie una vera e propria trasformazione nella sua tavolozza, con i colori che si sfaldano e virano verso le sfumature dell’oro, nell’uso della luce e nella definizione delle scene che diventano sempre più complesse: tutti elementi che definiscono un modo originale di dipingere che ha come obiettivo trasmettere il pathos della raffigurazione o la forza emotiva del paesaggio e della natura. Un tema formale che invece rimane pressoché costante è l’attenzione alla resa plastica dei corpi: questo aspetto si delinea con sempre maggior forza dagli anni Sessanta in poi, in relazione a un dialogo ravvicinato con le innovazioni di Raffaello conosciute attraverso le stampe, e con le opere di Michelangelo che aveva studiato fin da giovane, insieme a quelle di Iacopo Sansovino.
Tintoretto
2. IL CINQUECENTO >> Nuove ricerche e nuovi protagonisti
Tintoretto
L’espressività dell’artista non rimane uguale a se stessa nel corso del tempo, ma subisce una decisa evoluzione dal sesto decennio del Cinquecento. I raggruppamenti monumentali delle figure e i colori definiti, con forti accentuazioni timbriche che si riscontrano, per esempio, nel Miracolo dello schiavo (► pp. 290-291), sono sostituiti da un orientamento stilistico diverso: un vibrante cromatismo si innesta su composizioni che si complicano negli assetti e nelle direttrici geometriche, rompendo la simmetria degli schemi. Robusti compie una vera e propria trasformazione nella sua tavolozza, con i colori che si sfaldano e virano verso le sfumature dell’oro, nell’uso della luce e nella definizione delle scene che diventano sempre più complesse: tutti elementi che definiscono un modo originale di dipingere che ha come obiettivo trasmettere il pathos della raffigurazione o la forza emotiva del paesaggio e della natura. Un tema formale che invece rimane pressoché costante è l’attenzione alla resa plastica dei corpi: questo aspetto si delinea con sempre maggior forza dagli anni Sessanta in poi, in relazione a un dialogo ravvicinato con le innovazioni di Raffaello conosciute attraverso le stampe, e con le opere di Michelangelo che aveva studiato fin da giovane, insieme a quelle di Iacopo Sansovino.
Susanna e i Vecchioni
La reputazione di Tintoretto alla metà degli anni Cinquanta è ormai consolidata. Una delle opere più
rappresentative di questa fase è il dipinto Susanna e i Vecchioni, conservato a Vienna
(151). Il soggetto, desunto dalla Bibbia, è particolarmente
diffuso nell’arte del Cinquecento per la cornice in cui si svolge - uno splendido giardino - e per
la proverbiale bellezza della protagonista. Susanna, secondo il racconto biblico, si sarebbe spogliata
senza accorgersi della presenza di due anziani e illustri ospiti del marito, che divengono spesso,
nell’arte del XVI secolo, una metafora dello spettatore. Gli
elementi fondativi della storia consentono di delineare spazi verdi particolarmente lussureggianti
in cui si rispecchiano i meravigliosi giardini delle ville del tempo, oltre a permettere all'artista
di rappresentare modelli femminili di grande sensualità. Tintoretto dipinge diversi quadri con questo
soggetto e quello di Vienna presenta una composizione più innovativa: Susanna, infatti, si guarda
allo specchio e si unisce così ai propri spettatori interni (i due vecchi) ed esterni (l'osservatore
del dipinto). I colori sono quasi sigillati nel profilo delle figure e risplendono grazie a un uso della luce che non si era visto ancora nella Venezia del tempo. Degna di nota è l'esuberanza scultorea della
giovane protagonista. Susanna domina del tutto la scena, arricchita da una moltitudine di preziosi
dettagli che fanno da contrappunto all'astratta opalescenza del corpo femminile:
dal fermacapelli al pettine, dalla collana di perle alle vesti sontuosamente ricamate.
Ritrovamento del corpo di san Marco
Il letterato e filosofo Tommaso Rangone affida a Tintoretto la realizzazione di tre dipinti, accomunati
dallo stesso soggetto, tre episodi della vita di san Marco. Il Ritrovamento del corpo di san Marco (152) mostra i nuovi orientamenti della pittura di Robusti:
una magniloquente architettura, rappresentata con una prospettiva fortemente scorciata, è protagonista
del dipinto insieme alle figure, delineate in pose teatrali e atteggiamenti drammatici. Mentre alcuni
veneziani stanno cercando il corpo di san Marco ad Alessandria d’Egitto per riportarlo in laguna,
il santo appare miracolosamente indicando il proprio corpo, disteso su un tappeto. Il suo ritrovamento
permette di liberare l’indemoniato sulla destra dal demone femminile che lo tormenta. La resa dell’ambiente,
con i sarcofagi in fuga prospettica, e le pose dei personaggi sono infatti due aspetti
complementari della composizione e rafforzano l’espressività della scena, caratterizzata da un tono cupo e funereo.
La luce è impostata per creare decisi
contrasti chiaroscurali che guidano l’osservatore nella comprensione dell’evento
raffigurato: è il caso, per esempio, del corpo del santo, che acquisisce un’oggettiva centralità
visiva nel dipinto.
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò