DOSSIER: Il concorso del 1401 per la porta del Battistero

   dossier i confronti 

IL CONCORSO DEL 1401 PER LA PORTA DEL BATTISTERO

Nel 1401 l’Arte di Calimala bandì un concorso per la realizzazione della porta nord del Battistero fiorentino. Al concorso parteciparono sette tra i migliori artisti dell’epoca, tra cui il senese Jacopo della Quercia, ma fra tutti emersero due finalisti, Brunelleschi e Ghiberti. Il tema da rappresentare era il sacrificio da parte di Abramo del figlio Isacco, e le storie dovevano essere incluse in una cornice quadrilobata, ossia munita di quattro parti sporgenti di forma tondeggiante, e mistilinea (formata da profili retti e curvi), analoga a quella delle prime formelle della porta sud realizzata tra il 1330 e il 1336 da Andrea Pisano (1290 ca.-post 1348). Il soggetto - con Abramo, che sta per sacrificare il figlio su un altare, ma è bloccato da un angelo che gli indica come vittima sostitutiva un ariete - permetteva ai giudici di valutare l’abilità dei partecipanti nel raffigurare diversi soggetti: un’azione drammatica, un animale, un altare all’antica. 
Per l’eccezionale valore che fin da subito fu riconosciuto alle composizioni dei due finalisti, le due formelle di Ghiberti e Brunelleschi sono state conservate e sono giunte fino a noi.
Secondo Antonio Manetti, biografo di Brunelleschi, la commissione giudicatrice assegnò l’incarico a entrambi gli artisti, ma il rifiuto di Brunelleschi di collaborare con il collega determinò la sua esclusione dal progetto. In realtà la formella di Ghiberti dovette essere giudicata la migliore e fu lui a ottenere la commissione per la realizzazione della porta. La vittoria fu probabilmente assegnata non solo perché l’eleganza di Ghiberti rispondeva meglio al gusto dei giudici, ma anche per ragioni tecniche: la formella di Brunelleschi era composta in pezzi separati e poi assemblati, quella di Ghiberti è fusa in un solo pezzo (tranne il corpo di Isacco): realizzare una porta a due battenti con questa tecnica avrebbe comportato un minore consumo di materiale e quindi una spesa minore.

La formella di Ghiberti

La composizione di Ghiberti è perfettamente inscrivibile in un quadrato, con i due gruppi di personaggi perfettamente bilanciati tra loro. L’altissima qualità dell’esecuzione e l’aggraziata raffinatezza di ogni particolare testimoniano la formazione dell’artista come orafo e i personaggi hanno gesti armoniosi e calmi, privi di drammaticità. Come un testo scritto, si legge da sinistra a destra con i due servitori raccolti a colloquio, l’ariete su una grande roccia, e il gruppo del padre e del figlio bloccati dall’angelo. Ogni aspetto dell’insieme, fino ai particolari più minuti, come i girali che decorano l’altare, è ispirato a un’incomparabile misura classica.

  › pagina 27   

La formella di Brunelleschi

La formella di Brunelleschi è suddivisa in due fasce orizzontali, con piani sovrapposti che creano una composizione piramidale. A differenza della pacata eleganza del rilievo di Ghiberti, emerge la drammatica vivacità della narrazione: l'angelo deve quasi lottare con il vecchio patriarca per arrestarne l'azione omicida, mentre Isacco, ruotato su se stesso in posizione quasi disarticolata, cerca di sfuggire al padre. Radicalmente nuovo è il modo con cui la figurazione si adatta alla cornice: i personaggi non si dispongono più entro un quadrato virtuale, come quelli di Ghiberti, ma sfruttano tutto lo spazio polilobato, arrivando a fuoriuscire dal bordo inferiore.
Il confronto delle figure svestite di Isacco sottolinea la profonda diversità della concezione che distingue le due formelle: sintetico e quasi sommario il nudo brunelleschiano; analitico e descritto in ogni dettaglio quello di Ghiberti.

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò