Nel 1479 Perugino è chiamato a Roma da papa Sisto IV e s’impone immediatamente come l’artista più innovativo e brillante del momento, tanto che il papa lo affianca alla ristretta squadra di pittori cui affidare la decorazione della cappella per il conclave, chiamata in onore del pontefice Cappella Sistina. All’interno del cantiere per la decorazione delle pareti, tra il 1481 e il 1482, Pietro Perugino assume una posizione di preminenza anche nei riguardi degli altri artisti, come i fiorentini Botticelli e Ghirlandaio: si tratta di una vasta impresa decorativa, che pittori anche molto diversi tra loro affrontano collettivamente, utilizzando una stessa scala dimensionale, sfondi simili e analoghe gamme cromatiche, in modo che l’effetto finale non risulti troppo dissonante.
Pietro Perugino
1. IL QUATTROCENTO >> La diffusione del linguaggio rinascimentale
Pietro Perugino
Nel 1479 Perugino è chiamato a Roma da papa Sisto IV e s’impone immediatamente come l’artista più innovativo e brillante del momento, tanto che il papa lo affianca alla ristretta squadra di pittori cui affidare la decorazione della cappella per il conclave, chiamata in onore del pontefice Cappella Sistina. All’interno del cantiere per la decorazione delle pareti, tra il 1481 e il 1482, Pietro Perugino assume una posizione di preminenza anche nei riguardi degli altri artisti, come i fiorentini Botticelli e Ghirlandaio: si tratta di una vasta impresa decorativa, che pittori anche molto diversi tra loro affrontano collettivamente, utilizzando una stessa scala dimensionale, sfondi simili e analoghe gamme cromatiche, in modo che l’effetto finale non risulti troppo dissonante.
Consegna delle chiavi a san Pietro
Il grandioso affresco con la Consegna delle chiavi a san Pietro (161) ha
un indubbio rilievo politico, poiché simboleggia il passaggio del potere spirituale da Cristo a san
Pietro, giustificando il primato su cui si fonda tutta l’autorità papale. La scena è organizzata
su due fasce orizzontali: una con le figure in primo piano e una con lo sfondo architettonico, popolato
da piccoli personaggi. In primo piano Cristo consegna le chiavi d’oro e d’argento del Paradiso a
san Pietro inginocchiato, circondato dagli altri apostoli e da ritratti di contemporanei. Le linee prospettiche del pavimento conducono a un edificio a pianta centrale con cupola, mentre ai lati si trovano due
archi trionfali, ispirati all’Arco di Costantino, a creare un ritmo razionale e ordinato,
che riesce a nascondere anche le strane sproporzioni tra le figure in primo piano, quelle in lontananza
e i grandi quadrati del pavimento. La composizione si presenta come perfettamente classica, e avrà
un valore fondamentale per i pittori del secolo successivo. Grandiosa è la concezione, così
come il respiro spaziale fino ad allora senza precedenti: la scena, nella sua solenne eloquenza,
riepiloga i valori fondamentali della tradizione figurativa toscana, da Masaccio ad Andrea del Verrocchio,
con il disegno e la solida costruzione volumetrica e prospettica, e insieme quella
urbinate di Piero della Francesca, con il suo ritmo classico e quasi astratto.
San Sebastiano
Il classicismo simmetrico, misurato e arricchito dalla luce straordinariamente luminosa
degli affreschi della Cappella Sistina, è ulteriormente sviluppato nella tavola raffigurante San Sebastiano (162). La simmetria rigorosa della composizione, la prospettiva
del pavimento, il perfetto impianto disegnativo, che si riconosce anche nella fluida definizione ottica e spaziale del porticato di gusto classico in cui è ambientata la scena, ma soprattutto il paesaggio sullo sfondo conferiscono
all’intera raffigurazione un senso di serenità assoluta, turbato soltanto dal pilastro spezzato e
dall’arcata interrotta sulla sinistra, simboli dell’ineluttabile caducità del mondo antico.
Pala di Vallombrosa
Il successo dell’artista presso i contemporanei è tale che egli conduce contemporaneamente due botteghe ben avviate, una a Perugia e l’altra a Firenze, ed è richiesto in molte parti d’Italia: a Lucca e
Venezia nel 1494, a Bologna nel 1497 e a Milano nel 1498. In ognuno di questi luoghi il maestro si
serve di aiuti, sia di discepoli già presenti da tempo nelle sue botteghe, sia di nuovi pittori arruolati
sul posto. Grazie anche a questo modo di procedere, Perugino contribuisce alla vastissima diffusione
del suo linguaggio in molte aree della Penisola italiana, assai distanti tra loro non solo geograficamente,
ma anche dal punto di vista della tradizione figurativa, dando luogo a un vero e proprio fenomeno
di "peruginismo" nella pittura italiana fra Quattro e Cinquecento. È un chiaro esempio
di questa produzione la Pala di Vallombrosa (163),
per un’abbazia alle porte di Firenze: il dipinto è chiaro, diviso in due zone, una celeste, con l’assunzione
della Vergine e una terrena con i santi; cifra stilistica del pittore e della sua fiorente bottega
sono le figure pacate, dai colori brillanti e dalle posizioni eleganti.
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò