Niccolò dell’Arca

   1.  IL QUATTROCENTO >> La diffusione del linguaggio rinascimentale

Niccolò dell’Arca

Il percorso di Francesco del Cossa ed Ercole de' Roberti, tra Ferrara e Bologna, influenza in modo significativo non solo la pittura bolognese ma anche la scultura, soprattutto per quanto riguarda la sua personalità più significativa nel panorama quattrocentesco, Niccolò dell'Arca (? 1435 ca.-Bologna 1494).
Lo scultore, attivo a Bologna a partire dal 1460 circa, compare nei primi documenti come de Apulia, ossia come proveniente dall'Italia meridionale, visto che il termine "Apulia" nel Quattrocento indicava tutto il Regno di Napoli. Arrivato in Emilia, riceve subito commissioni importanti, come la sistemazione finale dell'Arca trecentesca di San Domenico, impresa avviata due secoli prima da Nicola Pisano e che gli vale il soprannome con cui è noto nella critica.     

Compianto sul Cristo morto

L'opera che lo ha reso famoso è il gruppo scultoreo del Compianto sul Cristo morto  (124) nella Chiesa di Santa Maria della Vita a Bologna, composto da sette figure a grandezza naturale in terracotta con tracce di policromia. Non si conosce l'esatta disposizione delle statue, in passato rimosse dalla chiesa, perché si riteneva potessero impressionare i fedeli: nell'Ottocento le fragili terrecotte furono addirittura lasciate all'aperto, nei pressi del mercato, e chiamate popolarmente le "burde", cioè le streghe. Difficile è anche la datazione dell'opera, che oscilla tra il 1463 e il 1490.     
Al centro sta il Cristo morto, disteso con la testa reclinata su un cuscino; intorno a lui si dispongono le altre figure che piangono la sua morte, la Vergine, con le mani giunte, una donna con le mani sulle gambe, san Giovanni che piange in silenzio, e un borghese in abiti rinascimentali, tradizionalmente individuato come l'ignoto committente dell'opera. A colpire lo spettatore sono soprattutto le due Marie, con i volti sconvolti dal dolore e le vesti gonfiate dal vento, come se solo in quell'esatto momento avessero arrestato una corsa disperata. Si tratta di una "sacra rappresentazione", una sorta di muto teatro che impressiona per la violenta e dinamica carica emotiva, del tutto nuova nel panorama italiano. Non è facile infatti trovare confronti per quest'opera, che a tratti ricorda il pàthos espressivo, seppure molto più "classico" e contenuto, dell'ultima fase di Donatello. In termini stilistici, i confronti più pertinenti sembrano quelli con i pittori ferraresi attivi in quegli anni a Bologna, e in particolare con Ercole de' Roberti, come sembra provare l'unico frammento superstite degli affreschi della Cappella Garganelli raffigurante la Maddalena piangente  (125).
Lo sconvolgente naturalismo di Niccolò non ebbe grande seguito nella scultura emiliana e padana: se infatti la terracotta continuò a essere usata come materiale preferito dagli scultori settentrionali, "povero" e insieme facilmente lavorabile, il Compianto rimase un capolavoro isolato, troppo forte e forse incomprensibile nel panorama quattrocentesco, dominato da ricerche molto più classiche e lontane da un violento sperimentalismo.      

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LA DIFFUSIONE DEL LINGUAGGIO RINASCIMENTALE

  • La cultura figurativa del Rinascimento fiorentino si diffonde rapidamente nelle diverse aree geografiche della Penisola e in particolare nelle corti.
  • Le principali esperienze urbanistiche sono quelle di Pienza (progettata nel 1459 da Bernardo Rossellino per Pio II), di Urbino (dominata dal Palazzo Ducale costruito da Luciano Laurana) e di Ferrara (rinnovata e riqualificata da Biagio Rossetti con l'Addizione erculea).
  • Le realizzazioni urbanistiche sono parallele alle riflessioni sulla città ideale, come quella di Filarete su Sforzinda.
  • Alla corte di Ferrara lavorano Cosmè Tura (1430 ca.-1495), dal linguaggio aspro e tagliente; Francesco del Cossa (1436 ca.-1478), il cui equilibrio ricorda Piero della Francesca; Ercole de' Roberti (1455 ca.-1496), il cui stile vigoroso risente della scultura di Donatello.
  • Il ciclo pittorico più rappresentativo di Ferrara è la decorazione del Salone dei Mesi nel Palazzo Schifanoia (1469-1470), opera collettiva di contenuto astrologico e allegorico, con scene di vita di corte.
  • A Bologna è attivo lo scultore Niccolò dell'Arca (1435 ca.-1494); il Compianto sul Cristo morto in terracotta policroma si distingue per gli accenti naturalistici e violentemente espressivi.

A confronto

Gli edifici costruiti da Bernardo Rossellino a Pienza riprendono i modelli di quelli di Leon Battista Alberti, del quale Rossellino fu collaboratore.   

Leon Battista Alberti, Tempio Malatestiano, Rimini

Leon Battista Alberti, Palazzo Rucellai, Firenze

Bernardo Rossellino, Piazza Pio II, Pienza

  DOMANDE GUIDA
1. Quale città rinascimentale sorge per volontà di un papa?      
2. Chi definì Urbino "una città in forma di palazzo"e che cosa significa questa espressione?      
3. Quali sono i principali artisti ferraresi del Quattrocento e quali sono le loro caratteristiche?      
4. In che cosa consiste l'Addizione erculea?      
5. Quali temi sono svolti nel Salone dei Mesi del Palazzo Schifanoia a Ferrara?      
6. Quali sono le particolarità del Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell'Arca?

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò