1.  IL QUATTROCENTO

La diffusione del linguaggio rinascimentale

La cultura figurativa del primo Rinascimento fiorentino, connotata dal recupero del lessico figurativo classico e dalla restituzione geometrico-prospettica dello spazio, ha una rapida diffusione nelle diverse aree geografiche della Penisola. Si tratta tuttavia di una penetrazione che procede frammentata e discontinua, in particolare nei centri minori, dove gli orientamenti culturali dei diversi governi e delle Signorie, spesso aperte alle nuove forme artistiche, si intrecciano con tradizioni figurative locali spesso assai fiorenti.

Pienza, Urbino e Ferrara

Nel resto della Penisola, le corti assumono particolare importanza per gli sviluppi artistici e culturali. Casi emblematici sono Pienza, ideata da papa Pio II, e Urbino, retta dal duca Federico da Montefeltro, uno dei principali mecenati del Rinascimento italiano, dove, come abbiamo visto, si svolge una parte assai importante del percorso di Piero della Francesca. All’interno dello splendido palazzo signorile ristrutturato in forme rinascimentali da Luciano Laurana, accorrono su invito del duca molte figure di spicco in campo culturale e artistico, non solo italiane: i toscani Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Paolo Uccello e Francesco di Giorgio Martini, i fiamminghi Giusto di Gand e Rogier van der Weyden, lo spagnolo Pedro Berruguete.
A Ferrara la corte estense, che vive il suo periodo d’oro proprio nel secondo Quattrocento, promuove un importante progetto di riqualificazione urbana e insieme l’esecuzione di vasti cicli mitologico-allegorici nelle residenze di famiglia. Gli artisti locali sviluppano un peculiare linguaggio in cui assumono notevole valore sia la creazione di un repertorio figurativo fantastico, lontano dalla razionalità fiorentina, sia la riproduzione mimetica della preziosità dei materiali.

Alla corte degli Sforza e dei Gonzaga


Nella Milano del condottiero Francesco Sforza (1450-1466), divenuto duca nel 1450, giunge invece, subito dopo la metà del secolo, Antonio Averlino detto il Filarete, una delle figure più originali del Quattrocento italiano: la sua personalità poliedrica illustra una particolare variante del Rinascimento, caratterizzata da un recupero preciso e puntuale dei temi formali antichi, innestato tuttavia su una base culturale ancora largamente debitrice per molti aspetti verso il mondo tardogotico.
È il pittore Vincenzo Foppa il vero innovatore in senso rinascimentale della produzione figurativa cittadina, attraverso lo studio attento della produzione dei primi maestri del Rinascimento fiorentino. Appare invece complesso e non privo di ombre il rapporto instaurato da Andrea Mantegna con la corte di Ludovico III Gonzaga (1412-1478), signore di Mantova: dopo un’esperienza feconda nella Padova umanistica, il pittore accetta il suo nuovo ruolo di pittore di corte, ricevendo uno stipendio fisso e divenendo, non senza amarezze, pittore ufficiale ma anche consigliere artistico e curatore delle raccolte d’arte.

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Venezia

Venezia è una delle poche città italiane che continuano a essere governate non da un signore, ma da una Repubblica aristocratica: nonostante la conquista turca di Costantinopoli nel 1453, che mette a repentaglio il suo controllo sui commerci marittimi, la laguna è il più vivace scalo commerciale mediterraneo, un ponte tra Oriente e Occidente. In città si sviluppa un peculiare linguaggio pittorico, che fonde l’esperienza fiamminga e la spazialità fiorentina in una nuova sintesi fatta di luce e colore: il secondo Quattrocento, dominato dal suo indiscusso protagonista, Giovanni Bellini, e profondamente segnato dalla permanenza in città di un artista siciliano, Antonello da Messina, è il laboratorio sperimentale a cui guarderanno tutti i grandi maestri del Cinquecento veneziano.

Roma e Firenze

La Roma che era stata nel primo Quattrocento meta di artisti in cerca di ispirazione classica diventa, grazie al Papato, sempre più ricca: nel 1461 sono infatti scoperte a Tolfa, nei pressi della città, grandi miniere di allume, una sostanza che era indispensabile nella lavorazione della lana e che, fino ad allora, era importata solo dall’Oriente. Sisto IV, eletto papa nel 1471, ha quindi la disponibilità economica di commissionare vaste imprese decorative, quale - come si vedrà - quella della decorazione delle pareti della cappella del Conclave, la Cappella Sistina, per cui giungono in città i principali artisti fiorentini dell’epoca.
A Firenze sono molto variegati i rapporti tra gli artisti e i Medici, la più ricca famiglia fiorentina, che fonda le sue fortune politiche su una formidabile solidità economica, tra l’Italia e le Fiandre. Anche se ancora sopravvivono, svuotate di significato, le strutture repubblicane, Cosimo il Vecchio e poi il figlio Piero divengono di fatto i signori della città. Con l’avvento al potere di Lorenzo il Magnifico, nel 1469, il mecenatismo artistico assume, anche nella città toscana, i caratteri tipici delle altre corti italiane, nell’ambito di un clima letterario e filosofico vivace, legato all’influenza del neoplatonismo di poeti e filosofi come Poliziano (1454-1494) e Marsilio Ficino (1433-1499). Artista di spicco di questo ambiente, Sandro Botticelli lavora per numerosi esponenti della famiglia Medici, costruendo un immaginario figurativo composto da una grazia elegante e senza tempo e da sottili riferimenti filosofici e letterari. Nel secondo Quattrocento fiorentino si attua il recupero di alcuni aspetti della filosofia di Platone e del pensiero dei suoi continuatori come Plotino: gli intellettuali fiorentini leggono i testi originali in greco, recuperandone il significato più profondo. La filosofia classica, da Pitagora a Socrate, fino ad Artistotele, è reinterpretata in ottica cristiana: nel cosiddetto neoplatonismo fiorentino, al centro del creato è l’uomo, a cui Dio ha dato la facoltà di essere artefice del proprio destino. Tuttavia questa stagione è destinata a essere molto breve: la crisi politico-religiosa che si sviluppa a Firenze durante l’ultimo decennio del XV secolo vede poi il rapido declino di un sistema di potere che ha fatto da scenario a uno dei periodi più luminosi e fecondi della storia culturale del Paese.

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò