DOSSIER: Madonna della Neve

   dossier l'opera 

Sassetta

MADONNA DELLA NEVE

  • 1430-1432 ca.
  • tempera e oro su tavola, 240x256 cm
  • Firenze, Galleria degli Uffizi, Collezione Contini-Bonacossi

    Il tempo e il luogo

    Il capolavoro del Sassetta, la grandiosa Madonna della neve, fu dipinta tra il 1430 e il 1432 per il Duomo di Siena, e raffigura la Madonna col Bambino in trono fra angeli e i santi Pietro, Paolo, Giovanni Battista e Francesco. Come è dettagliatamente narrato nella predella con Storie della fondazione e costruzione della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, l’opera trae il suo nome dalla miracolosa nevicata del 5 agosto 356, che indicò al patrizio romano Giovanni e a papa Liberio il tracciato da seguire nel disegno della pianta della basilica. La scelta, per il Duomo di Siena, di una storia tipicamente legata alla devozione romana s’inquadra nel contesto del recupero senese delle mitiche origini della città: secondo la tradizione infatti, Siena si considerava sorella di Roma, perché fondata da Senio, figlio di Remo, in fuga dallo zio Romolo.
    Dalla pala, oggi in Collezione Contini-Bonacossi dopo alterne vicende, legate allo scarso apprezzamento dei quattrocentisti senesi, mancano i pannelli laterali con l’Angelo annunciante e la Vergine annunciata, oggi rispettivamente nella Collezione Platt di Englewood (Colorado) e nel Museo di Arte Sacra di Massa Marittima, e la cuspide con il Redentore, perduta.

    La descrizione e lo stile

    Il pannello centrale mostra la Vergine col Bambino in trono, tra angeli e santi. Il trono, coperto da un prezioso tessuto decorato con il motivo a occhi di pavone, è posto in prospettiva: la raffigurazione però non risponde tanto alla prospettiva geometrica fiorentina, ma piuttosto alle approssimative invenzioni tridimensionali del Trecento, da Giotto a Simone Martini. La ricchezza decorativa del trono ritorna nel pavimento, dove si trova un tappeto orientale con motivi zoomorfi stilizzati, ottenuto con una complessa lavorazione di oro e lacche. Maria sembra lontana, distante, aristocratica, chiusa nell’ampio mantello blu. Due angeli, dietro di lei, in complessa torsione, sollevano il braccio in primo piano per incoronarla: sono raffigurati secondo un complicato scorcio di sotto in su che dimostra, nonostante le incertezze, la conoscenza da parte del pittore delle novità fiorentine.
    In ogni spazio della cornice si affacciano piccoli santi, secondo una tradizione ancora gotica. Tutta la pala, ricca di colori e preziose lavorazioni, sembra una partitura ritmica ed elegante, lontana dalle solidità spaziali, volumetriche e prospettiche della vicina Firenze. Evidente è lo sforzo del pittore di interpretare il linguaggio della nuova arte rinascimentale: su questa opera eccezionale non mancano alcuni "pezzi di bravura spaziosi" - quali, per esempio, la calibrata disposizione dei santi oppure la spada retta in posizione orizzontale da san Paolo, quindi parallela al piano del quadro, un caso unico dal punto di vista iconografico, e infine il libro aperto tenuto nella sinistra da san Francesco, che come la spada ricorda analoghi esercizi di virtuosismo prospettico di Paolo Uccello.
    Accurate dal punto di vista spaziale sono le scene della predella, molto danneggiata, che illustra le Storie della fondazione e costruzione della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma: l’essenzialità narrativa di queste piccole scene può ricordare gli affreschi di Masaccio e Masolino nella Cappella Brancacci, senza tuttavia possederne il vasto respiro monumentale.

    Dossier Arte - volume 2
    Dossier Arte - volume 2
    Dal Quattrocento al Rococò