Federico II e l’arte

14 Il Gotico Federico II e l arte Federico II (1194-1250), erede della corona imperiale (per parte di padre) e di quella del Regno di Sicilia (da parte della madre), è una figura di grande rilievo nella storia della prima metà del Duecento ed è protagonista di un aspro conflitto con il potere papale. I suoi interessi culturali, che lo portarono ad accogliere alla sua corte poeti e scienziati e a fondare l università di Napoli, rivelano un apertura verso varie tradizioni, compresa quella araba, che aveva lasciato tracce importanti in Sicilia. Un classicismo gotico La produzione artistica promossa da Federico II è ricca di riferimenti all antichità classica (utilizzata anche come legittimazione e propaganda del proprio potere imperiale), tanto che si parla di rinascenza federiciana; ma è anche pervasa da un senso della realtà che lo stesso Federico, nel trattato di falconeria De arte venandi cum avibus (Sull arte di cacciare con gli uccelli), riassume nell invito a conoscere e rappresentare le cose come sono (ea quae sunt sicut sunt). Questa forma di naturalismo, come si è già visto, è una caratteristica frequente nell arte gotica. Il manoscritto della Biblioteca Vaticana con il testo del trattato, copiato e illustrato poco dopo la morte dell imperatore su commissione del figlio Manfredi (1258-1266), contiene molte miniature dalle quali emerge un attenzione per la natura, e in particolare per gli animali, anche superiore a quella rivolta alla figura umana (41). Tendenze classiche nella scultura La Porta di Capua, costruita fra il 1234 e il 1239-1240 sotto la direzione di Niccolò da Cicala, era una struttura fortificata, collegata a un ponte sul Volturno, che segnava l avamposto settentrionale del regno e il confine con lo Stato della Chiesa. Fu demolita nel 1557, ma è possibile, anche grazie all aiuto di alcuni antichi disegni, ricostruirne la struttura originaria (42), caratterizzata da due torri massicce collegate da un corpo che si apriva in una volta a botte. Il portale, sovrastato da un timpano e fiancheggiato da due colonne corinzie, conteneva elementi di ispirazione classica; anche le sculture che ornavano la porta e celebravano l imperatore, oggi conservate al Museo Campano di Capua, riprendono modelli della statuaria antica, come il busto di Pier delle Vigne (1190 ca.-1249) (43), consigliere di Federico II, la cui tragica vicenda è narrata da Dante nel XIII canto dell Inferno. L opera è solenne come un antico ritratto romano e insieme molto espressiva. Risente ancora di questa tendenza classicheggiante, anche se eseguito dopo la morte del sovrano, il busto di donna (44), opera di Nicola di Bartolomeo da Foggia, collocato in origine sulla porta di accesso al pulpito del Duomo di Ravello (vicino a Salerno). Tradizionalmente ritenuto il ritratto di Sigilgaida Rufolo, moglie del committente, rappresenta con maggiore probabilità una personificazione della Chiesa. L acconciatura e gli orecchini di gusto bizantino non impediscono di cogliere la dolcezza classica del modellato 41. Miniatore dell Italia meridionale, Pagina dal De arte venandi cum avibus , 1258-1266 ca., miniatura su pergamena, 360x245 mm ca. Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Pal. Lat. 1071, c. 42 v. 42. Disegno ricostruttivo della Porta di Capua, 1234-1239/1240. 43. Pier delle Vigne, frammento della Porta di Capua, 1234-1239/1240, marmo, h 85 cm. Capua, Museo Campano. 406

Dossier Arte - volume 1 
Dossier Arte - volume 1 
Dalla Preistoria al Gotico