Dossier Arte - volume 1 

13 Il Romanico La pittura su tavola La pittura su tavola, più soggetta al rischio di andare perduta rispetto alle decorazioni scultoree e agli arredi, ha subìto, come la pittura monumentale, gravi perdite: si calcola che quello che è arrivato fino a noi rappresenti meno dell uno per cento di quanto fu effettivamente dipinto. dunque difficile giudicare da ciò che è rimasto. Molto spesso, inoltre, le tavole sono state ridipinte nel corso dei secoli, e solo le tecniche di indagine più moderne hanno permesso di scoprire che cosa si trova sotto raffigurazioni di epoche successive. La scarsità di documentazione impedisce di conoscere l identità dei pittori, di cui si è tramandato solo qualche nome. Per quanto riguarda l Italia, esistono numerose tavole opera di artisti anonimi, ai quali vengono attribuiti nomi fittizi: un esempio è il grande Crocifisso conservato agli Uffizi (89), il cui autore è conosciuto come Maestro della Croce 432, dal numero d inventario attribuito all opera dal museo fiorentino. La tavola è esemplare di una produzione che in Toscana, Liguria, Lazio, Umbria dovette essere feconda, dal momento che si conoscono opere simili firmate da Maestro Guglielmo, attivo a Sarzana nel 1138, e da Alberto Sotio, attivo a Spoleto nel 1187. Queste grandi tavole erano in genere dipinte su legno, oppure su fogli di cuoio o pergamena incollati poi sull anima di legno sagomata a forma di croce. Il loro grande formato si giustifica con il fatto che esse erano in genere appese sopra 89. Maestro della Croce 432, Croce 432, inizio del XII secolo, tempera su tavola, 302x231 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi. 382 l altare maggiore di una chiesa, ben in evidenza per i fedeli, oppure erano poste sopra l iconostasi o sul muro del tramezzo, come mostra un affresco trecentesco di Giotto ad Assisi ( p. 422). La Croce 432 è un esempio di Christus triumphans, cioè di Cristo trionfante, che esprime l idea della vittoria sulla morte ed è metafora del trionfo della Chiesa: il corpo è rigidamente frontale e il volto, sereno, ha lo sguardo fisso, come quello di un icona bizantina. Una maggiore espressività connota invece le scene della Passione di Cristo dipinte sul fondo oro della croce. Alcuni studiosi avanzano l ipotesi che questo anonimo pittore, forse fiorentino, si fosse aggiornato sullo stile dei mosaicisti bizantini attivi nella Cappella Palatina di Palermo. La tradizione dei crocifissi su tavola avrà ampio sviluppo nella pittura del secolo successivo, che vedrà il passaggio dal tipo del Christus triumphans a quello del Christus patiens, con il volto sofferente e più espressivo e la posa del corpo più articolata ( pp. 424-425). La miniatura Oggi si ritiene che il ruolo di artisti-guida nella pittura spettasse ai miniatori e non ai frescanti, perché all epoca la miniatura era la forma più perfezionata di pittura. Forse non è un caso che siano ignoti i nomi degli autori degli affreschi, mentre spesso si sono tramandati i nomi dei miniatori. Va però ricordato che chi realizzava le illustrazioni nei codici miniati, ai margini dello scritto o inframmezzate alle parole, poteva essere la stessa persona che aveva redatto il codice a mano e doveva quindi trovare naturale apporre da qualche parte il proprio nome a mo di firma, o addirittura autoraffigurarsi come accade già nelle miniature carolinge e ottoniane nell atto di trascrivere il codice o di dipingere. Lo stile delle miniature varia a seconda dello scriptorium, quasi sempre legato a un monastero. Tra i principali centri di riproduzione e illustrazione di testi antichi, profani e scientifici, musicali, liturgici o di carattere sacro, si ricordano, per l Italia, l Abbazia di Nonantola (Modena), la Certosa di Calci (Pisa), l Abbazia di Sant Antimo (Montalcino) e quella di Cava de Tirreni (Salerno). Ma il più celebre è di certo lo scriptorium dell Abbazia di Montecassino, i cui 70 000 volumi e le migliaia di altri documenti si sono salvati dal bombardamento del febbraio 1944 perché erano stati spostati, qualche mese prima, a Roma e a Spoleto. Uno dei manoscritti più interessanti, dell XI secolo, illustra il testo enciclopedico dell erudito carolingio Rabano Mauro (90), vissuto tra l VIII e il IX secolo, con gustosi disegni colorati che descrivono la vita quotidiana e il «sapere dell Universo . Un caso a parte è rappresentato dagli Exultet: grandi rotoli di pergamena che si utilizzavano per scopi liturgici e recavano i testi e le relative immagini degli inni, delle preghiere e delle letture per la Veglia pasquale (exultet, in latino esulti! , è appunto l inizio del primo inno che vi viene cantato). I primi esempi di queste opere risalgono alla seconda metà del X secolo. Sui rotoli erano trascritti i testi liturgici ed erano realizzate, capovolte rispetto alla scrittura, le immagini che ne illustravano i momenti fondamentali. La disposizione era funzionale all uso: mentre il sacerdote leggeva o cantava l inno, i fedeli, che solitamente non sapevano né leggere né scrivere, e che comunque non conoscevano il latino, seguivano il rito osservando le immagini che via via si srotolavano. Così come le grandi pareti affrescate, le miniature degli Exultet avevano il compito fondamentale di istruire gli analfabeti, secondo quanto

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Dalla Preistoria al Gotico