L arte romana in età imperiale Arte colta e arte plebea nell atto di compiere un sacrificio in onore dei Dioscuri. A destra dell altare compare un altro personaggio togato con il capo coperto, forse un magistrato romano in rappresentanza dell imperatore, seguito dai littori che portano i fasci. Variamente disposti sui lati dell ara sacrificale, avanzano gli addetti al sacrificio, con gli inservienti che portano vasi e strumenti e che trascinano gli animali da immolare; il tutto è accompagnato dalla musica, come dimostra la presenza dei suonatori di corni (qui non visibili). Il fregio, pur trattando un tema di rilevanza politica, presenta uno stile semplice e approssimativo. Tutte le figure sono disposte in rigida successione, senza prospettiva; le dimensioni più grandi di alcune figure, come il toro condotto all altare, sottolineano l importanza del gesto sacrificale. Nella composizione della narrazione è inoltre evidente la mancanza di fusione tra i vari elementi. Gli artisti locali, infatti, incontrarono difficoltà nel riprodurre soggetti estranei alle loro tradizioni: gli elementi romani, come per esempio i personaggi togati, sono privi di naturalezza e resi in maniera poco dettagliata rispetto ad altri soggetti più familiari (quali i cavalli), conferendo di conseguenza alla scena una sorta di scompenso compositivo. Stele di Marco Celio Anche le opere di committenza privata si esprimono spesso in un linguaggio figurativo più immediato, più teso alla narrazione. Vicino a Castra Vetera un accampamento legionario sul basso Reno una stele funeraria (14) ricorda un soldato originario di Bologna: Marco Celio, caduto nella terribile battaglia della selva di Teutoburgo del 9 d.C. Sul monumento funebre, fatto erigere dal fratello, il legionario è rappresentato con la corazza e tutte le benemerenze, ma gli strumenti espressivi sono quelli tipici dell arte plebea: il volto è reso frontalmente e con pochi tratti; le orecchie compaiono in prospettiva ribaltata, cioè anch esse disposte frontalmente sul piano, anziché raffigurate in profondità o di scorcio, tanto da apparire a sventola . Centinaia di stele trovate nella Pianura Padana, terra natale del soldato, presentano le stesse caratteristiche. Stele degli Alemni Gli appartenenti alla famiglia degli Alemni, bolognesi anch essi, compaiono nella loro stele funeraria (15) come busti stilizzati, posti a coppie in tre teche sovrapposte e inframmezzate da iscrizioni che li identificano. In alto appaiono i genitori, Stephanus e la moglie Freia Euphemis, nati schiavi e poi divenuti liberti; in mezzo i figli Celer e Titus, nati liberi, dei quali si intravede il panneggio degli abiti, forse una toga virile. Nella parte più bassa la figlia Satyrnina e una liberta, Stacte, già defunta, come indica la lettera greca theta (iniziale di th natos, che in greco significa morte ) incisa sulla cornice, che compare anche in alto, a indicare probabilmente il capofamiglia. Si tratta di un linguaggio immediato, popolaresco, 12. Arco di Augusto, fine del I secolo a.C., calcare e marmo. Susa (Torino). 13. Arco di Augusto a Susa (Torino), particolare del fregio sud, fine del I secolo a.C., travertino. 14. Stele di Marco Celio, 9 d.C., pietra locale, h 137 cm. Bonn, Rheinischen Landesmuseum (da Castra Vetera, Germania). 15. Stele degli Alemni, calco da originale del I secolo a.C.I secolo d.C., h 250 cm. Roma, Museo della Civiltà Romana. 237
Dossier Arte - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico