La rinascenza dell’Antico nel Sacro Romano Impero

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La rinascenza dell'Antico nel Sacro Romano Impero

Tra il IX e il X secolo, le due dinastie che si susseguono alla guida del Sacro Romano Impero, quella carolingia e quella ottoniana o di Sassonia, mirano a fondare un impero cristiano che raccolga l’eredità di quello romano (renovatio imperii). L’arte e l’architettura costituiscono un’efficace dimostrazione visiva di questo progetto politico e culturale.

L'arte carolingia

L’aggettivo "carolingio", che definisce tutto ciò che è riferito a Carlo Magno, re dei Franchi e poi imperatore, e ai suoi immediati successori (tra gli anni 800 e 888), entra in uso alla fine del XIX secolo anche nel campo della storia dell’arte. La renovatio imperii, infatti, non è per Carlo Magno soltanto un obiettivo politico, ma fa parte di un progetto complessivo; il sovrano, pur sapendo appena leggere e scrivere, considera la cultura uno strumento di coesione fra popoli diversi, e legittima il proprio potere con la ripresa delle tradizioni dell’Impero romano. A questo scopo Carlo chiama a corte numerosi intellettuali, fondando la Schola palatina, centro di elaborazione culturale più che di istruzione. Anche se questi studiosi sono in gran parte monaci, la loro cultura non si limita agli aspetti religiosi: il filosofo e teologo Alcuino di York, per esempio, considera la grammatica, la retorica e il diritto elementi fondamentali degli studi. La letteratura del tempo comprende, oltre a opere di storia e cronache, testi poetici che prendono a modello quelli dell’antica Roma.
L'architettura costituisce una delle più efficaci dimostrazioni visive della rinascenza carolingia, attuata anche con l’impiego di elementi provenienti da costruzioni antiche. Questa linea culturale è evidente nella residenza principale di Carlo, il Palazzo di Aquisgrana (Aachen in tedesco, Aix-la-Chapelle in francese), organizzato come quello degli imperatori romani sul Palatino. L’unica parte ancora esistente è la Cappella Palatina (► pp. 322-323).
Carlo, inoltre, promuove la costruzione di numerosi monasteri e abbazie, per i quali vengono stabilite tipologie edilizie comuni. Una di queste, che sarà utilizzata anche nel periodo ottoniano, è il Westwerk, parola tedesca che indica un corpo di fabbrica occidentale: poiché la maggior parte delle chiese ha l’abside rivolta a oriente, la zona occidentale è quella della facciata. Il Westwerk è un atrio affiancato da due alte torri scalari (cioè che contengono scale per raggiungere il livello superiore), sopra il quale si trova una cappella aperta a loggiato verso la navata, che permetteva al sovrano o ad altri personaggi importanti di assistere al rito dall’alto. All’esterno il Westwerk ha un aspetto massiccio e imponente che prelude a soluzioni dell’architettura romanica: ne è un esempio quello dell’Abbazia di Corvey (56), nella regione tedesca della Renania settentrionale-Westfalia, costruito nel IX secolo.
Il rinnovamento culturale ha come conseguenza anche la produzione, da parte delle botteghe legate alla corte carolingia, di molti oggetti di grande pregio, tra i quali le opere suntuarie assumono grande rilevanza. Oltre agli avori – abbiamo già visto il Flabello di Tournus – e alle opere di oreficeria, in epoca carolingia vengono realizzati preziosi intagli su cristallo di rocca (varietà di quarzo perfettamente trasparente).

Storie di Susanna 

Sul cristallo circolare con le Storie di Susanna è raffigurata, con la tecnica dell’intaglio, la vicenda dell’Antico Testamento in cui una donna ingiustamente accusata di adulterio viene scagionata dal giovane Daniele (57): il collegamento con il tema della giustizia è compatibile con la committenza del re Lotario II (855-869), ma non si conosce la funzione originaria dell’oggetto. In seguito fu conservato presso l’Abbazia di Waulsort, in Belgio, dove era utilizzato come fermaglio per il manto dell’abate. La cornice di rame dorato è un’aggiunta del XV secolo. Le figure, come in molti manoscritti dello stesso periodo, sono definite con grande energia.

Statuetta equestre di Carlo Magno

La statuetta in bronzo con l'Imperatore a cavallo (58), raffigurante Carlo Magno o forse uno dei suoi successori, riprende in dimensioni ridotte (è alta solo 24 centimetri) il modello della statua equestre romana, e in particolare quella di Marco Aurelio. Nel Medioevo questo monumento era ritenuto un ritratto di Costantino, primo imperatore cristiano, e per ciò stesso onorato.

L'arte ottoniana

Dopo la fine della dinastia carolingia, il trono del Sacro Romano Impero passa alla dinastia di Sassonia: per il nome di Ottone, portato da tre di questi imperatori, si parla di periodo ottoniano
Sebbene l’arte ottoniana presenti molti tratti di originalità rispetto a quella carolingia, le due tendenze hanno in comune la volontà di tener viva l’idea imperiale con opere classicheggianti e di tono aulico.

Ottone II in trono

Proviene da un manoscritto commissionato attorno al 984 da Egberto, vescovo di Treviri (Trier in tedesco), la raffigurazione di Ottone II in trono attorniato dalle Province dell’Impero (59). L’imperatore, presentato frontalmente in una posa tipica degli ultimi imperatori romani e poi di quelli bizantini e dei personaggi sacri, siede sotto un baldacchino e impugna lo scettro e un globo. Ottone è attorniato da quattro figure femminili di dimensioni ridotte, a significare la loro minore importanza: sono le personificazioni della Germania, dell’Alemannia (regione che comprendeva parte delle attuali Francia, Germania, Svizzera e Austria), della Francia e dell’Italia. L’architettura del baldacchino, sorretto da colonne con capitelli corinzi, rivela aspetti classici secondo le tendenze dell’epoca; la sua rappresentazione rende solo in parte l’effetto della terza dimensione: manca addirittura la quarta colonna, che dovrebbe trovarsi a sinistra dietro le spalle del sovrano. Il codice cui apparteneva il foglio, ora staccato, si chiama Registrum Gregorii perché contiene le lettere del papa Gregorio I (590-604): da questo titolo è tratto il nome con cui è conosciuto il miniatore che l’ha decorato, detto appunto Maestro del Registrum Gregorii. Come in altri casi in cui non si conosce l’identità di un artista ma si riesce a ricostruire la sua fisionomia stilistica e ad attribuirgli un gruppo di opere, i critici hanno adottato una denominazione convenzionale per identificarlo.

L'architettura ottoniana: verso il Romanico

Nell’architettura di questo periodo si mantengono le caratteristiche fondamentali di quella carolingia, ma si diffondono anche motivi e tendenze che si svilupperanno nel Romanico e che per questo sono talvolta definiti preromanici o protoromanici, come l’adozione di muri più spessi e l’alternanza di colonne e pilastri. Un esempio è la Chiesa di San Ciriaco a Gernrode (60-61), nella regione tedesca della Sassonia, costruita tra il 961 e il 991 e già parte di un monastero femminile benedettino, nella quale compaiono i matronei sopra le navate laterali.

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La Milano carolingia e ottoniana

Al tempo di Carlo Magno la città di Milano acquista nuovo prestigio, superando per importanza Pavia, l’ex capitale longobarda. L’antica Basilica di Sant’Ambrogio, fondata nel IV secolo, diviene un’abbazia di patrocinio imperiale. L’edificio è stato ristrutturato alla fine dell’XI secolo, ma restano l’altare maggiore di epoca carolingia e il ciborio (la copertura che sovrasta l’altare) di età ottoniana. Presso il Museo del Tesoro del Duomo, invece, è oggi conservata una situla di epoca ottoniana che apparteneva alla basilica.

Altare della Basilica di Sant'Ambrogio 

Per la varietà delle tecniche impiegate, per l’eleganza e l’espressività delle raffigurazioni, tipiche del periodo carolingio, l’altare maggiore di Sant’Ambrogio è considerato una delle maggiori opere di oreficeria di tutti i tempi. Esso si presenta come una cassa rivestita di lamine in oro e argento dorato lavorate a sbalzo, a cesello e a filigrana (applicazione di fili sottilissimi di metallo prezioso saldati e intrecciati tra loro). Le cornici sono ornate da smalti e da pietre preziose e semipreziose montate su castoni dorati. La faccia anteriore è dorata e presenta al centro un pannello con Cristo e gli evangelisti inseriti in una croce e attorniati dagli apostoli raggruppati a tre a tre (62). I pannelli laterali comprendono ciascuno sei scene della vita di Gesù. Nella faccia posteriore (63), realizzata dall’orafo Vuolvinio, oltre a dodici episodi della vita di sant’Ambrogio nei pannelli laterali, sono presenti due tondi contenenti la raffigurazione di due arcangeli e altri due con sant’Ambrogio che incorona rispettivamente il vescovo Angilberto (824-859) e «Vuolvinius magister phaber»: il committente e l’artista sono posti sullo stesso piano, con la citazione dei loro nomi, la benedizione del santo patrono e la raffigurazione, probabilmente simbolica e non somigliante, delle loro persone . Nella faccia anteriore le composizioni sono più animate e le figure più espressive, mentre quella posteriore è caratterizzata da maggiore compostezza ed equilibrio.

Ciborio della Basilica di Sant'Ambrogio 

Eccellente esempio di arte ottoniana, il ciborio della Basilica di Sant’Ambrogio (64) risale alla fine del X secolo ed è sorretto da quattro colonne di porfido provenienti da un edificio romano. È decorato con raffinati rilievi in stucco policromo: su un lato si vedono i martiri Gervaso e Protaso che presentano a sant’Ambrogio un diacono e un vescovo; quest’ultimo regge un modellino del ciborio stesso. La frontalità delle figure e la simmetria della composizione conferiscono grande solennità alla scena. Le decorazioni delle cornici e la ghiera dell’arco riprendono esempi tardoantichi.

Situla di Gotofredo 

Risale al periodo ottoniano anche la Situla di Gotofredo (65), secchiello d’avorio per l’acqua benedetta commissionato da Gotofredo, arcivescovo di Milano di origine longobarda, in previsione dell’arrivo in città di Ottone II (961-983), al quale doveva la sua rapida ascesa. Il fregio inferiore con greche e quello superiore con foglie d’acanto, le iscrizioni in lettere capitali, la superficie laterale spartita da arcate e da colonne con capitelli pseudocorinzi, nonché le figure a bassorilievo interpretano con sicura eleganza la tradizione classica.

Dossier Arte - volume 1 
Dossier Arte - volume 1 
Dalla Preistoria al Gotico