Dossier Arte - volume 1 

    6.  LA GRECIA CLASSICA >> L'arte nell'Età Classica

Oltre l'Età Classica: Lisippo

Nel corso del IV secolo a.C. il ruolo di Lisippo, nato a Sicione, sulla costa settentrionale del Peloponneso, e attivo dal 370 a.C. circa, appare determinante per l'elaborazione di un nuovo stile scultoreo, alternativo ormai a quello classico e in cui dominano nuovi equilibri e una nuova attenzione alla psicologia del soggetto. La predilezione per il bronzo e per la raffigurazione di nudi maschili atletici rimanda alla produzione classica di Policleto, di cui però Lisippo rinnova il Canone, teorizzando nuove proporzioni e mostrando di aver acquisito le principali novità del tempo (che caratterizzeranno poi l'Ellenismo), ossia l'osservazione del reale e l'interesse per il ritratto

Agias

In un gruppo statuario bronzeo che Lisippo realizzò per Daoco, principe dei Tessali, alleato dei Macedoni di Filippo II, sono evidenti le nuove conquiste stilistiche dell’artista. Conosciuto grazie a un’antica copia greca in marmo rinvenuta a Delfi, il gruppo comprendeva i ritratti del principe assieme al figlio e a sette antenati, vincitori nelle gare atletiche del santuario. Tra i numerosi frammenti del monumento di Delfi, spicca una grande statua di atleta, raffigurante Agias (58), uno degli antenati di Daoco. Il corpo, solido e muscoloso, come si addice a un vincitore nelle gare del pancrazio (combattimento che comprendeva lotta e pugilato), è reso riducendo al minimo il movimento delle gambe, della testa e del torso, per trasmettere il senso di potenza della muscolatura. Rispetto agli atleti policletei la vita è più stretta e le gambe più lunghe; mentre la testa, anch’essa di proporzioni più piccole, esprime concentrazione con il corrugamento delle sopracciglia, la bocca leggermente aperta e gli occhi pensierosi.

Ritratti di Alessandro e di Socrate

Nell’ultima fase dell’Età Classica si sviluppa il gusto per la ritrattistica, soprattutto di personaggi illustri. Questa tendenza è pienamente acquisita da Lisippo, che si conquista una certa fama nel settore, tanto da essere chiamato alla corte macedone, dove diviene lo scultore preferito da Alessandro Magno. Di questa produzione ci resta oggi soltanto una piccola copia in bronzo di Alessandro con la lancia (59), proveniente dall’Egitto, in cui si avverte la ripresa del modello eroico e atletico, anche se non più astratto e idealizzato.
Accanto all’interpretazione eroica del condottiero Alessandro, Lisippo inaugura un’altra tipologia ritrattistica, che avrà grande fortuna in Età Ellenistica: quella delle statue di filosofi. Realizzato intorno al 330 a.C., il ritratto di Socrate (60), di cui possediamo solo copie di età romana, si allontana ormai completamente dall’idealizzazione dei volti di Età Classica, mostrando invece attenzione per la resa fisionomica e psicologica: la folta barba e le rughe sul volto tradiscono l’età del filosofo, mentre l'espressione tesa e nervosa esprime inquietudine e concentrazione.

Eros che saggia l'elasticità dell'arco

L’originalità nella scelta della posizione della figura è evidente nell’Eros che saggia l’elasticità dell’arco  (61), di cui esistono copie romane di un originale bronzeo attribuito alla prima fase della produzione lisippea. Eros è teso, ritratto in una posizione che implica sforzo; l'occupazione dello spazio è del tutto nuova. La testa, coperta da riccioli scomposti, testimonia uno studio accurato dei dettagli, documentato da Plinio il Vecchio, che riconosceva a Lisippo la capacità di trasmettere espressività anche attraverso la capigliatura delle proprie sculture.

Ercole Farnese

Uno dei soggetti cui si dedicò più volte lo scultore è Eracle, del quale – secondo le fonti – realizzò una statua bronzea per la città di Sicione, un’altra di dimensioni colossali per Taranto e una, in forma ridotta, da donare ad Alessandro Magno. Di tale produzione resta oggi la copia colossale in marmo (alta 3,17 metri) del cosiddetto Eracle a riposo (62), realizzata dal greco Glykon. Rinvenuta nel 1540 a Roma, nelle Terme di Caracalla, la statua entrò a far parte della collezione dei principi Farnese, per passare infine al Museo Nazionale di Napoli conservando il nome dei nobili collezionisti: oggi infatti è soprattutto nota come Ercole Farnese. L’eroe è raffigurato con entrambi i talloni poggiati a terra, mentre tutto il peso sembra abbandonarsi sulla spalla sinistra, appoggiata alla clava parzialmente coperta dall’altro attributo tipico dell’eroe, la leonté (la pelle del mitico leone nemeo). Tutte le proporzioni delle membra sono alterate in larghezza, per mettere in rilievo la muscolatura sovrumana, probabilmente ancora più accentuata dall’autore della copia. Se dalle dimensioni del corpo scaturisce una grande potenza, la testa, per contrasto, è resa più piccola, come sempre in Lisippo, e il volto mostra un’espressione pensierosa. Le rughe che solcano la fronte, le forti sopracciglia, gli occhi infossati, lo sguardo rivolto a terra accentuano l’impressione di intima tristezza. Il braccio destro è piegato all’indietro, in posizione di riposo; la mano, poggiata sul gluteo, stringe ancora i pomi delle Esperidi. Questo particolare rende esplicita la scelta del momento in cui raffigurare il soggetto: non l’eroe durante le lotte destinate a essere coronate dal successo, bensì l’uomo colto da stanchezza fisica e morale una volta terminata l’impresa. Lo studio della muscolatura possente sembra passare dunque in secondo piano rispetto all’espressione del momento psicologico, così intenso e umano.

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Dalla Preistoria al Gotico