Dossier Arte - volume 1 

    6.  LA GRECIA CLASSICA >> L'arte nell'Età Classica

Diadumeno

Intorno al 430 a.C. Policleto realizza il Diadùmeno ("colui che si cinge con la benda"), considerato la creazione più matura dello stile policleteo (21). La statua raffigura un giovane atleta, dal fisico muscoloso e dall’atteggiamento naturale, che si cinge la testa con la benda della vittoria. Il ritmo scultoreo definito dal canone diventa qui più complesso: la benda tenuta dall’atleta tra le mani e stretta intorno alla testa inclinata, infatti, crea un semicerchio che fa da contrappunto alla flessione del torso (22). L’accentuata inclinazione delle spalle è bilanciata dallo spostamento dell’asse del bacino, dovuto al fatto che la gamba destra è tesa, mentre la sinistra è flessa e lievemente retrocessa; in virtù di questa posizione delle gambe, il baricentro si trova esattamente al centro dei due arti, a differenza di quanto accade nel Doriforo (il cui baricentro è spostato sulla gamba destra). Rispetto inoltre alle ciocche aderenti alla testa del Doriforo, la benda del Diadumeno sottolinea la morbidezza dei riccioli, resi più naturalmente.

Fidia: la statuaria in bronzo

L’altro grande artista dell’Età Classica è Fidia, nato ad Atene nel 490 a.C. circa. La sua figura è indissolubilmente legata, come vedremo, alla costruzione dell’edificio sacro simbolo del mondo greco: il Partenone di Atene. Egli è però importante anche per la sua produzione in bronzo, databile tra il 470 e il 450 a.C., cioè prima che l’artista si dedicasse al cantiere affidatogli da Pericle. Le opere realizzate in questo periodo ebbero peraltro un posto d’onore sull’acropoli: è il caso della statua di Apollo Parnópios, nota grazie alla copia detta Apollo di Kassel (in realtà ancora ascrivibile allo stile Severo); della colossale Atena Prómachos ("che combatte in prima linea", "protettrice"), alta in origine più di 7 metri, ma di cui restano solo tracce del basamento; e infine dell’Atena Lemnia. A Fidia è attribuito anche il tipo dell’Amazzone ferita, elaborato probabilmente prima di recarsi a Olimpia per la realizzazione della statua crisoelefantina di Zeus.

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Apollo di Kassel

Una delle migliori copie marmoree dell’Apollo Parnópios – realizzato da Fidia in bronzo tra il 465 e il 455 a.C. – è l'Apollo di Kassel (23), che prende il nome dalla città tedesca in cui è conservato. La maestria del grande scultore è già pienamente riconoscibile nell’opera, che tuttavia presenta ancora alcuni caratteri tipici dello stile Severo, in particolare la squadratura del volto e la posizione della figura, che ha i piedi interamente poggiati a terra e, di conseguenza, il peso distribuito su entrambe le gambe.

Atena Lemnia

Gli Ateniesi che avevano colonizzato l’isola di Lemno commissionarono a Fidia, intorno al 450 a.C., una statua della dea Atena per ottenere la sua protezione. Collocata sull’acropoli, l'Atena Lemnia  (24) è uno dei più alti esempi di bellezza femminile per la severità attenuata del volto, la serenità d’espressione e l’atteggiamento pacifico: la testa è priva di elmo, mentre l’ègida, la pelle di capra con testa di Medusa usata da Zeus come scudo e portata spesso da Atena sul petto, è tenuta a tracolla come ornamento.

Amazzone ferita

Risalente al 440 a.C. e realizzata anch’essa in bronzo, l’Amazzone ferita (25) sarebbe stata presentata dallo scultore al concorso di Efeso al quale aveva partecipato e vinto Policleto. L’opera attribuita a Fidia è molto innovativa per la posizione della figura: l’Amazzone avanza reggendo con entrambe le mani l’arco e mostrando la gamba sinistra piegata in avanti; qui un lembo del corto chitone appuntato alla cintura lascia scoperta una ferita sulla coscia. Come nella statua realizzata da Policleto, l’Amazzone ha il braccio destro alzato, ma a differenza di quella l’avambraccio è completamente flesso e appoggiato sul capo. La testa è lievemente piegata all’indietro e il volto è incorniciato dai capelli ondulati, che presentano una scriminatura al centro e sono invece rigonfi ai lati. Così come è stata restaurata nel Settecento, la guerriera stringe nella mano destra l’estremità superiore dell’arco e nella sinistra l’estremità inferiore. Sul fianco sinistro, accanto a cui è disteso il braccio, è appoggiata la faretra, mentre accanto al piede si trova l’elmo.

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Dalla Preistoria al Gotico