LE TEORIE MODERNE DELL’EVOLUZIONE
Come abbiamo visto, quando Darwin formulò la sua teoria dell’evoluzione, le sue conclusioni sulla selezione naturale si basavano solo su un’attenta osservazione del fatto che alcuni caratteri venivano trasmessi di padre in figlio.
Intorno alla metà del Novecento, con l’acquisizione delle conoscenze fornite dalla
genetica, cioè la scienza che studia i meccanismi della variabilità e dell’ereditarietà dei caratteri (di cui Mendel è considerato il precursore), la teoria di Darwin fu pienamente accettata dalla comunità scientifica. Genetica e selezione naturale confluirono in un’unica teoria denominata neodarwinismo o sintesi moderna dell’evoluzione (dal libro dello scienziato inglese Julian Huxley Evolution: The Modern Synthesis, pubblicato nel 1942). Il neodarwinismo è conosciuto anche con il nome di gradualismo,
perché secondo questa teoria l’evoluzione è determinata da piccoli e graduali
cambiamenti individuali.
L’evoluzione graduale teorizzata dal neodarwinismo, però, se da un lato spiega bene i piccoli cambiamenti individuali, quelli cioè che si verificano all’interno di una specie, dall’altro non riesce altrettanto bene a spiegare i grandi cambiamenti evolutivi, quelli cioè che portano non alla formazione di una nuova specie, ma di un intero ordine, come per esempio i rettili, gli uccelli o i mammiferi. Studiando attentamente i reperti fossili, infatti, diversi scienziati si sono resi conto che l’evoluzione non sembra sempre graduale: nel corso del tempo nuovi gruppi sistematici sembrano apparsi all’improvviso e mancano, in alcuni casi, fossili che testimonino la fase di transizione da un gruppo all’altro (per esempio, sono stati trovati i fossili degli animali che segnano il passaggio tra rettili e uccelli, e tra pesci e anfibi, ma non è mai stato trovato alcun fossile che rappresenti il passaggio da rettili a mammiferi).