L’ENERGIA TERMICA E IL LAVORO
Sappiamo che il calore è energia termica che si trasferisce tra due corpi a temperatura diversa. Quella termica, inoltre, è la forma di energia nella quale le altre forme di energia tendono a trasformarsi. Abbiamo visto, per esempio, che l’energia cinetica persa per attrito durante un moto si trasforma in calore, come accade ai freni di un’auto o di una moto che si surriscaldano dopo una brusca frenata: la riduzione di energia cinetica (velocità) comporta produzione di energia termica.
Se oltre all’energia meccanica consideriamo anche quella termica, possiamo recuperare il principio di conservazione dell’energia meccanica e ampliarlo ottenendo una legge che vale per l’energia in generale, ed è una delle leggi fondamentali della scienza. Si tratta del principio di conservazione dell’energia, secondo il quale l’energia
non si crea né si distrugge, ma si trasforma.
Poiché la parte della fisica che studia le trasformazioni di calore in lavoro, e viceversa, è detta
termodinamica, questo principio è noto anche come primo principio della
termodinamica.
Il calore, però, non è una forma di energia come le altre: mentre energia potenziale e cinetica si convertono completamente l’una nell’altra in continuazione, in natura l’energia termica non si trasforma mai in un’altra forma di energia. Una volta trasformata in calore, l’energia, anche se è sempre presente, è diventata “inutilizzabile” e non può più fare muovere un corpo. L’uomo, tuttavia, ha fabbricato dei dispositivi in grado di convertire l’energia termica in energia meccanica, cioè di trasformare il calore in lavoro.