Umanesimo e Rinascimento – L'autore: Niccolò Machiavelli

la sintesi

LA VITA

Nasce a Firenze nel 1469 da una famiglia non ricca ma colta; il padre avvocato gli dà un’educazione umanistica. Tra i libri preferiti di Machiavelli vi è il De rerum natura di Lucrezio, testo di ispirazione materialistica. È il primo indizio della personalità del giovane, in anni in cui Savonarola predica i valori dello spirito. La sua carriera si avvia nella Firenze repubblicana di Pier Soderini: diplomazia ed esercito sono gli ambiti sui quali concentra la sua riflessione politica. Il ritorno al potere dei Medici nel 1512 comporta la fine dei suoi incarichi pubblici e l’inizio di anni drammatici segnati dal carcere e dall’esilio all’Albergaccio. Machiavelli non vive però da recluso, come testimoniano il ricco Epistolario e la stesura del Principe e dei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio. La fine del periodo di confino nel 1516 non corrisponde, se non in minima parte, a una ripresa delle sue responsabilità di governo, e la successiva restaurazione della repubblica lo esclude definitivamente – pochi mesi prima della sua morte, avvenuta nel giugno del 1527 – da ogni carica politica.

L’EPISTOLARIO

Le lettere di Machiavelli sono documenti spontanei, non destinati a essere pubblicati. In esse l’autore rivela i propri stati d’animo di fronte a vicende politiche e protagonisti della scena pubblica. Accanto alle riflessioni serie non mancano tuttavia racconti di vita intima, descrizioni di incontri d’amore e di avventure poco edificanti, battute e facezie.

IL PRINCIPE

L’autore lo considera un vero e proprio trattato politico, frutto non di un’analisi accademica bensì di tormentate esperienze personali. Scritta nel 1513, l’opera (dedicata ai Medici e chiusa da un’esortazione ai medesimi) analizza i vari tipi di principato, l’ordinamento delle milizie, le virtù e i comportamenti adatti al principe, la situazione politica italiana. A differenza della trattatistica medievale Machiavelli non propone un modello ideale di principe, ispirato alla morale cristiana, né elenca, in accordo con la visione laica umanista, le virtù necessarie alla realizzazione del buon governo. Per lui i concetti di bene e male non sono sufficienti per rappresentare la brutalità della lotta politica; ciò che conta è soltanto il successo dell’azione del principe, nell’interesse dei sudditi e dello Stato. Nell’analisi dell’azione politica la realtà è dunque l’unico dato a cui attenersi, la «verità effettuale della cosa», l’obiettivo da seguire. Non più condizionata dalla morale, la politica si rende autonoma e risponde a leggi specifiche fondate sul criterio dell’utile (anche la crudeltà, se funzionale al bene comune, può essere ammessa nella pratica di governo).
Consapevole della crisi italiana, Machiavelli elabora l’idea della politica come professione, come campo di battaglia dove si vince con la forza e l’astuzia. E si impegna, analizzando la realtà concreta della situazione della penisola, nell’appassionata ricerca di una soluzione che permetta di far rivivere una tradizione di libertà. Ipotesi confermata dall’esortazione ai Medici a mettersi alla guida di un fronte unitario per cacciare gli stranieri dall’Italia. La scrittura dell’opera, sostenuta da un lessico vario ed espressivo, è sobria, antiretorica, adatta a legare le argomentazioni in modo stringente. Allo stesso modo il ragionamento tende alla sintesi, accentuando la corrispondenza tra contenuto e stile. È l’affermazione di una prosa scientifica originale, rispondente all’avvicinarsi di una realtà nuova.

DISCORSI SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO

Completata entro il 1519, è un’opera che procede attraverso riflessioni stimolate dalla lettura dei primi dieci libri dello storico romano Tito Livio. Più frammentaria rispetto al Principe, analizza in particolare i problemi della fondazione e della legislazione dello Stato, l’ampliamento dello stesso e i requisiti necessari per la sua stabilità. A essere esaltato è il modello repubblicano di Roma antica, in cui si realizzava l’equilibrio tra plebe e aristocrazia. È la concezione ciclica che della Storia ha Machiavelli a indurlo a considerare gli esempi del passato validi in ogni epoca. Nella stessa prospettiva, i conflitti tra masse popolari e governi non sono ritenuti fattori negativi per la stabilità del potere: se le basi istituzionali sono solide, dalla contrapposizione delle classi lo Stato trae maggiori legittimazioni.

LE OPERE STORICHE

Si concentrano più sull’interpretazione politica dei fatti che sulla loro reale documentazione sia la Vita di Castruccio Castracani, biografia idealizzata del condottiero trecentesco, modello di principe guerriero dotato al tempo stesso di prudenza ed energia, sia le Istorie fiorentine, trattazione della storia di Firenze anche in relazione alle vicende degli altri Stati italiani.

LA MANDRAGOLA

All’interno dell’abbondante produzione letteraria in prosa e versi di Machiavelli spicca questa commedia del 1518. Se il tema è comico, sulla scena si muove invece un’umanità volgare, descritta nella sua cinica immoralità. Influenzata dalla commedia latina e insieme dalla tradizione comico-realista toscana, l’opera invita a riflettere sull’ipocrisia che guida i comportamenti umani, senza nascondere l’ammirazione per le “virtù” di quei protagonisti che riescono a dominare con scaltrezza gli accadimenti e volgere a proprio favore le avversità.

I colori della letteratura - volume 1
I colori della letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento